Vi racconto la "nostra" storia dell'inverno: La gattina Biancaneve.
Si tratta di una rielaborazione de "Il gattino con il gomitolo magico" di Maria Paola Asson. Noi, tra l'altro, abbiamo cambiato il gatto in gattina (per la gioia delle mie principesse), le abbiamo dato il nome "Biancaneve" ed abbiamo cambiato il personaggio di Frau Holle nella Madonna della neve, più vicina al nostro sentire familiare.
Poi, l'abbiamo letta insieme, Margherita l'ha divisa in sequenze ed io - su questa suddivisione- l'ho illustrata molto semplicemente.
Da qui, i bimbi hanno colorato le varie "scene", giorno dopo giorno.
Margherita, poi, ha lavorato sul testo, facendone anche il suo primo riassunto.
Margherita, poi, ha lavorato sul testo, facendone anche il suo primo riassunto.
E vi anticipo che ne sono nate anche un giocattolo (cioè, 4...) ed una torta, di cui parlerò poi...
LA GATTINA BIANCANEVE
In una gelida sera d’inverno, una
povera vedova uscì di casa per andare a fare legna e procurarsi così dei
rami secchi per accendere la stufa. La donna era molto povera e tutto il
peso del lavoro in casa gravava sulle sue spalle.
Faceva molto freddo, quella sera: la
terra, ricoperta da una lastra di gelo, scricchiolava
sotto i suoi piedi e la neve, adagiata come un velo su prati e boschi,
scintillava di migliaia di piccoli cristalli lucenti. Ma la donna
non aveva tempo di ammirare quel magnifico spettacolo della natura!
La fascina di legna, che
portava sulla schiena, si era fatta pesante. La donna camminava a
fatica sotto quel grosso peso, trascinando i piedi. A forza di raccogliere
legna, aveva ormai le punte delle dita rattrappite dal freddo. Cercò
perciò di riscaldarsi soffiandoci sopra un po’ del suo fiato e
fregandosi le mani sotto il grembiule.
In quel
momento sentì un debole miagolio e lungo il bordo della strada scorse una
piccola gattina, un bianco batuffolo, che giaceva sul ceppo di un albero.
La gattina sollevò
la sua zampina color grigio argento, poi fece la gobba, si stiracchiò e
incominciò a fare tante di quelle moine, che la donna, mossa a compassione, la
accarezzò e le disse: «Vieni con me,
povera gattina, tu stai gelando e mi sembri malata! Anche se siamo poveri, a
casa ci sarà ancora qualcosa per te!».
Così raccolse il piccolo
animaletto miagolante, se lo avvolse nel grembiule e lo portò con cura fino a
casa, nonostante il peso che le gravava sulle spalle.
A casa le corsero
incontro i suoi due figlioletti. Il più piccolino, sollevandosi sulla punta dei
piedi, ficcò il nasino nel grembiule della mamma, per curiosare. – «Mammina» – disse pieno di fame – «hai un po’ di pane?».
La povera donna, con un
nodo in gola, accarezzò il piccolino sui capelli e disse tristemente: «Ho solo un tozzo di pane e tanta miseria, e
vi porto ancora qualcun altro che è ancor più misero di noi!».
Ma quando dal grembiule
blu sgusciò fuori la piccola micetta, candida come un fiocco di neve, i bambini
si misero a saltare dalla gioia. Presero in braccio la gattina malata, le
prepararono una cuccetta al caldo vicino alla stufa e divisero con lei il loro
misero pasto.
L’animaletto pian piano
si riprese e guarì. Ogni mattina giocava con i bambini ed essi le si
affezionarono un mondo. Le avevano dato il nome “Biancaneve”, per ricordare il
suo bel pelo e l’incontro con lei, quella sera d’inverno.
Giocavano insieme ogni
giorno, le facevano le coccole, la accarezzavano a lungo e lei rispondeva facendo
le fusa e tenendo loro tanta compagnia.
Biancaneve amava molto
rotolarsi nella cenere della stufa e da bianca che era diventava grigia come la
nebbia. Poi scappava via, veloce come il vento facendosi rincorrere dai suoi
due piccoli amici.
Così passarono le
lunghe giornate invernali.
Quando arrivò la
primavera, ed il fuoco nella stufa si spense del tutto, un mattino al
loro risveglio i bambini non trovarono più la micetta ad aspettarli.
La loro compagna di
giochi era sparita e, per quanto la cercassero dappertutto, non riuscirono a
trovarla.
Il mattino dopo la loro
madre dovette andare di nuovo a fare legna nel bosco. E quando passò nel luogo
in cui aveva trovato la gattina, quale fu la sua sorpresa, quando vide, proprio
nello stesso punto, una figura alta di donna tutta vestita di bianco, che la
salutava con un lembo del velo, che sembrava tessuto di aria. La donna teneva un
bellissimo bambino tra le braccia.
Poi la bianca signora gettò
nel grembiule della povera donna una palla bianca e disse: «Questo è per la gattina bianca!».
Accortasi che si trattava
di un gomitolo di lana, la donna alzò la testa per ringraziare, ma la
bianca apparizione era già scomparsa.
Arrivata a casa, la
donna mise il regalo della donna bianca sul tavolo della cucina e rimase
sbigottita quando il mattino dopo, accanto al gomitolo, trovò un bel paio di
calze bianche e morbide, già belle pronte e confezionate! E nel gomitolo vi
erano infilati dei ferri da calza: erano dei ferri prodigiosi, e pure
il gomitolo era un gomitolo prodigioso, perché non si esauriva mai.
Ed ogni notte mani invisibili
confezionavano delle nuove calze, prima per i bambini, poi per la madre.
Alla fine in quella casa
c’era una tale abbondanza di calze e calzini, che poterono anche venderne al
mercato e con il ricavato riuscirono a comprare pane, carne e vestiti
caldi.
Così finalmente le
preoccupazioni della povera madre svanirono per sempre ed ella comprese che la
donna bianca altri non era che la Madonna della Neve, che aveva voluto
ricompensarla per il bene fatto alla gattina Biancaneve.
I tuoi bambini sono veramente bravissimi a disegnare, gli acquerelli che ho visto in altri post poi sono favolosi!
RispondiEliminaHanno ereditato da qualcuno la vena artistica?
Grazie, Autumn!
RispondiEliminaA me è sempre piaciuto molto disegnare, e sicuramente gli ho "passato" la passione! Però... gli "artisti" di famiglia sono la nonna ed il bisnonno materni!
che bella storia e che bel lavoro avete fatto
RispondiEliminaGrazie anche a te, CioccoMamma!
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