giovedì 28 febbraio 2013

"Quelli con tutti quei bimbi"


Molti di noi vorrebbero sapere come gli altri ci vedono, come parlano di noi, come ci considerano. Spesso questo desiderio latente "si avvera", magari per caso, magari no. A volte la nostra immagine riflessa negli occhi degli altri ci piace, molte volte no, ma quasi sempre non corrisponde alla nostra considerazione di noi stessi.
Del resto, tanti sociologi o studiosi delle cosiddette "scienze umane" hanno dedicato fior di pagine ed anni a scrutare ed argomentare sull'interazione sociale. Goffman tra tutti, mi colpì e conquistò, all'università. Pensare ai rapporti sociali come rappresentazioni teatrali lascia davvero perplessi, ma in fondo è molto vero.
Nel caso di noi famiglie numerose, la rappresentazione sociale che viene fatta è, in generale, quella di una famiglia come unicuum, come un unico corpo e pensiero. E, spesso, non è nemmeno tanto difficile da scoprire. Mentre di una persona singola si tende a parlare nascostamente, magari anche a malignare sottovoce, di una famigliona si parla spesso apertamente, ad alta voce. Nel bene e nel male, ovviamente. 
Dico questo basandomi sulla nostra esperienza personale e diretta, non tanto su teorie astratte.
Spessissimo, fin da quando i nostri bimbi erano piccolini, ci capita di sentirci chiamare con appellativi curiosi, teneri, imbarazzanti, sgradevoli o simpatici.
"Quelli con tutti quei bimbi...", in primis.
"Quelli che... ma sono tutti vostri?"
"Quelli che... ci sono dei gemelli, vero???"
"Quelli che... ma sono tutti voluti???"
"Quelli che... di sicuro non sanno usare precauzioni!"
"Quelli che... ma la televisione non la guardate mai?"
"Quelli che... ma adesso basta, vero?"
"Quelli che, se ci fosse ancora chi comandava una volta, vi darebbe un premio"
"Quelli che rubano i soldi allo stato"

Ecco, fra tutte, queste insinuazioni sul nostro gravare sui pubblici bilanci è la panzana più grande.
Perchè, nella civilissima Italia, nel paese così avanzato e progredito che poco a poco sta andando sempre più giù, tutto può costituire un problema, tranne le povere e rare famiglie numerose.
Noi, poi! Noi che non mandiamo nè al nido, nè alla materna (ops, scuola dell'infanzia!), nè alle elementari (ops, scuola primaria!) i nostri numerosi bambini, cosa chiediamo allo stato? Proprio nulla, meno che nulla.
Nessuno sgravio fiscale, nessun contributo, nessun aiuto al di là degli scarni assegni familiari, a compensazione dei tanti contributi versati.
Nemmeno i libri scolastici.
Sì, perchè, a chi pratica scuola familiare, i libri di testo non sono dovuti. Non che questo sia un problemone, anzi! Con l'andazzo attuale, i pochi libri che ogni tanto acquistiamo per avere un minimo termine di paragone con il percorso scolastico finiscono ben presto nell'impolveratoio, da quanto sono chiassosi, confusionari e inconcludenti.
Però, ecco, due conti li abbiamo fatti: se avessimo mandato all'asilo nido i nostri cinque figli, considerato che ogni bimbo costa allo stato (in questo caso l'ente-Comune), circa 1000 euro al mese, per 10 mesi, per 150 mesi (10 mesi, per 3 anni, per 5 bambini), avremmo fatto spendere allo stato ben 150.000 euro. Da parte nostra, avremmo pagato circa 30.000 euro. Moltissimi, per le tasche di una famiglia... Però... 120.000 euro avrebbero gravato sui pubblici bilanci. Anche togliendo la mia retribuzione nel periodo delle varie maternità, i conti non tornerebbero affatto.
Potremmo, ovviamente, estendere questo discorso alla scuola dell'infanzia e primaria (per di più pure con l'esigenza di un insegnante di sostegno), ma tanto vale fermarsi qui.
Quindi, per favore, ricordarsi di ragionare, prima di parlare.

D'altra parte, chiusa ogni nota polemica, cresce tangibilmente intorno alla famiglia con tanti bimbi il senso di tenerezza, di stupore e meraviglia. Le ragazzine più giovani sono sempre le più tenere nei loro sguardi sognanti, così come, spesso, le signore di una certa età. Le donne della nostra generazione (30-40), invece, sono spesso in bilico tra sentimenti contrastanti:
"Piacerebbe tanto anche a me..."
"Ma come fate????" è, ultimamente, la domanda più ricorrente.
A seguire: "Io impazzisco già con uno, due..!".
E qui entra, di nuovo, spesso in gioco la scuola.
Perchè molte volte, a complicare enormemente le vite già caotiche e difficili di un po' tutte le famiglie, è proprio la scuola ed un certo corollario di impegni che essa si porta dietro.
Intanto, è sicuramente un impegno piuttosto gravoso svegliare prestissimo e preparare velocemente più di un bambino, ogni mattina. spesso, poi, per iter burocratici assurdi, due o più fratelli sono dislocati in strutture e quartieri diversi, pur appartenendo ad uno stesso plesso didattico.
Quindi: corri di qua, corri di là, anticipa di qua, ritarda di là.
Poi, le riunioni, le assemblee, i consigli di classe, i colloqui individuali coi docenti...
Per non parlare delle miriadi di feste di compleanno e gli inviti più o meno mondani tra amici, amichetti e compagni. Tante volte capitano addirittura due feste in un pomeriggio, a cui -ovviamente - non si può dire di no. e via a sale in affitto, mega-feste con animatori, premi e cotillons... il tutto, inevitabilmente, va spesso a ridursi in una gara tra mamme, così come accade troppo frequentemente con gli sport.
Il doposcuola è un altro impegno forzato dei nostri tempi. Più tempo pieno possibile e meno tempo libero possibile, per questi figli di un "tutto zeppo" davvero allucinante.
A noi, personalmente, questo sembra un po' troppo.
Troppo per dei bambini e troppo per le loro famiglie.
Ci si dimentica che la gioia, quella vera, si trova spesso nelle piccole cose. Che una merenda tra pochi amici, una gita con la propria famiglia o una semplice scampagnata può essere più carica di emozioni positive e bei ricordi futuri di un mega-festone affollato in un'anonima struttura. Che i bimbi hanno bisogno e diritto al tempo lento, alla calma, all'autogestione dei gusti e degli interessi. L'ambiente scolastico, per sua stessa natura, punta all'omologazione ed al confronto, quindi alla gara, al chi fa meglio e di più.

A noi molte di queste cose sono effettivamente estranee. Nonostante le nostre giornate siano intense e la nostra settimana scandita da diversi impegni, il senso della gara e della competizione non abita proprio qui. Niente male per l'autostima, ritenuta universalmente così importante per uno sviluppo sereno ed una personalità equilibrata.
Credo che, eliminato il superfluo, effettuata una sorta di "decrescita culturale", molti aspetti apparirebbero più chiari e gestibili.

Per carità, è sempre utile sottolineare che non ci si può improvvisare maestri o professori dei propri figli: la preparazione è fondamentale, non solo o non tanto nel senso di percorso burocratico di studi, ma di ricerca di materiali, lavoro su se stessi, curiosità, voglia di imparare e mettersi in gioco in prima persona. E poi, manco a dirlo, occorre tanta, tanta pazienza.
Però ecco, tanti bimbi è possibile.
Scuola a casa è possibile.
Famiglia tradizionale è possibile.
Si naviga su una barchetta a vela tra tanti siluri (che però tendono a scontrarsi ed affondare) ma è possibile.

martedì 26 febbraio 2013

I fioretti della Quaresima

Quest'anno, con i bambini, stiamo cercando di vivere in maniera pienamente cristiana il tempo della Quaresima. 
Parlando ai nostri figli di ricordi della nostra infanzia, tempo fa, accennammo all'uso, per i bambini di una volta, di fare dei "fioretti", cioè delle buone azioni o delle piccole rinunce, nel mese mariano, maggio. Si usava poi colorare un piccolo disegno per ogni fioretto, tutti raccolti in un foglio (cartellina dei fioretti) da offrire sull'altare il giorno delle Prime Comunioni.
Margherita, incuriosita da questo racconto, dopo qualche giorno ha proposto di "fare i fioretti" anche loro, ma durante la Quaresima.
In effetti, ciò ha molto senso,  per ricordare i quaranta giorni che Gesù trascorse nel deserto a pregare e a digiunare, tentato dal Diavolo.
Così, mi sono messa all'opera, preparando  due "cartelline dei fioretti" per ogni bambino, utilizzando immagini varie trovate in rete su diversi siti di disegni da colorare, quali, tra gli altri:
Ho aspettato a parlarne per vedere come andasse ma ora, a quasi due settimane di distanza, posso dire che tutto sta procedendo proprio bene.
I bambini hanno accolto la novità con grande slancio ed entusiasmo, tanto che la mattina del Mercoledì delle Ceneri, si sono alzati con un insolito: "Buona Quaresima!".
Ed in pochi giorni è già sorta l'esigenza di un foglio in più, essendo già molti di loro in procinto di completare i primi due.
Abbiamo, ovviamente, anche spiegato loro il fatto che questa non sia affatto una gara "a chi finisce prima" ma, al contrario, un modo di essere bravi e di far del bene, una maniera di "elevare se stessi", se così si può dire, in vista della Pasqua di Resurrezione. 
Ma che fioretti potranno mai fare dei bimbi di 4, 5, 6, 7 anni?
Piccoli grandi gesti quotidiani di aiuto, soprattutto.
Ad esempio: aiutare ad apparecchiare o sparecchiare la tavola; caricare o scaricare la lavastoviglie; raccogliere i giocattoli o gli indumenti sparsi per casa; passare la scopa cattura-polvere; versare l'acqua ai fratelli più piccoli...
Ma anche dire una preghierina in più, magari per qualcuno che sappiamo averne bisogno; o prestare più attenzione alla Santa Messa; o rinunciare a qualcosa per sé, come un dolcetto o un cartone animato.
E poi, pur non essendo ancora soggetti all'obbligo data la tenera età, partecipare all'astinenza dalle carni ogni venerdì di Quaresima ed al digiuno (nel senso di pasti scarsi e più frugali) il Mercoledì delle Ceneri ed il Venerdì Santo. 
Forse tutto ciò potrà sembrare eccessivo a chi non vi è dentro, ma vi assicuro che i bambini stanno vivendo i loro fioretti con estrema serenità e tanta gioia. Poter colorare ogni volta un disegnino in più, contare e vedere concretamente quanto sono stati bravi, sono un tale motivo di orgoglio, da annullare davvero la fatica di questi gesti.
Per chi lo desidera, metto volentieri a disposizione le nostre "cartelline", in una versione in cui ho volutamente lasciato spazio per il nome del bambino.



venerdì 22 febbraio 2013

Un po' di didattica invernale


Le abbondanti nevicate di questi giorni hanno fatto da sfondo alle nostre giornate e da filo conduttore alla nostra attività didattica.
In questo post radunerò, quindi, alcuni piccoli stralci della nostra "didattica invernale" di quest'anno, da gennaio ad oggi.
1 - Il primo a dimostrare interesse per la stagione invernale e ad entrare nel suo "clima", è stato Giovanni, con una serie di disegni liberi "a tema", già dai primi giorni di gennaio.
                                                      

2- Grazie alla preziosissima segnalazione di Zzoe (in commento ai nostri pupazzi di neve ad acquerello), ci siamo quindi tuffati nella visione di "The Snowman" di Raymond Briggs: un racconto poetico e delicatissimo, che ci siamo ripromessi di riprendere ed approfondire in futuro.
                                             



 3 - Abbiamo poi letto tutti insieme la "Storia d'inverno" di Boscodirovo (Jill Barkleim, edizioni EL). Questi topini ci stanno accompagnando già da un po', con i loro nomi buffi, il loro mondo piccino e un po' magico, i loro buoni sentimenti.
                                       
Margherita ha riflettuto e lavorato sul testo, partendo da alcuni spunti della Guida Unica Ibiscus, classe 3°.
Qualche giorno dopo abbiamo avuto anche l'occasione di vedere la stessa storia a cartoni animati!


4 - Con Camilla e Mariangela (classe prima) abbiamo letto anche: "La mucca Moka e l'inverno" di Agostino Traini. Un raccontino semplice semplice, adatto anche a bimbi piccolini. 

LA MUCCA MOKA E L’INVERNO
Oggi è una bella giornata di Dicembre. La mucca Moka accompagna alla stazione il Signor Autunno. L’Autunno deve partire.
“Ci vediamo il prossimo anno!” dice il Signor Autunno.
Il treno fischia e parte. l’Autunno se ne va. La mucca Moka rimane alla stazione: aspetta il prossimo treno.
"Con il prossimo treno arriverà il Signor Inverno!” pensa la mucca Moka.
Si sente un fischio: ecco il treno. I passeggeri sono quasi tutti sciatori che vengono in montagna per divertirsi. Moka cerca il Signor Inverno ma non lo vede.
“Che strano!” pensa Moka. Gli sciatori escono dalla stazione e vanno subito sulle piste da sci. Gli sciatori vogliono sciare , ma non è possibile. Non c’è neve. Tutti si guardano intorno e scrutano il cielo limpido.
Alla stazione Moka sta ancora cercando il Signor Inverno.
La locomotiva dice a Moka: “Nell’ultima carrozza c’è un signore che dorme”.
“Ora vado a vedere” dice Moka. La locomotiva ha ragione. Nell’ultima carrozza c’è un signore che dorme. È il Signor Inverno! La mucca Moka cerca di svegliarlo,ma non ci riesce. “L’Inverno è caduto in letargo!” pensa Moka. Il Signor Inverno continua a dormire.
Moka se lo carica sulla groppa e lo porta sulle piste da sci. Gli sciatori sono fermi sui prati: che noia!
“Moka, fai qualcosa! Vogliamo la neve!” gridano in coro gli sciatori. Moka apre la valigetta del Signor Inverno. Che meraviglia! Dentro c’è una trombetta scintillante. È una trombetta di ghiaccio.
“Com’è bella!” esclama la mucca Moka.
Moka soffia nella trombetta di ghiaccio, e nell’aria si diffondono strane note. Sono note silenziose, bianche come la neve e fredde come la neve. Ora tutto il cielo ne è pieno. In poco tempo la neve ricopre ogni cosa.
Gli sciatori sono molto contenti. Tutti scendono veloci lungo le piste: Brava Moka!” gridano gli sciatori.
Il Signor Inverno continua a dormire beato. Moka lo porta nella grotta dell’orso e lo mette a letto. Anche l’orso è caduto in letargo.
“Buona notte pigroni!” dice la mucca Moka.
Dopo una giornata trascorsa a sciare, tutti hanno voglia di cioccolata calda. Moka la prepara con il suo latte profumato. Gli sciatori si leccano i baffi.
“Buon inverno a tutti!” dice Moka. 


5 - Per Margherita, anche un po' di analisi grammaticale "a tema". Stiamo procedendo bene, avendo già studiato tutti i tipi di nome, gli aggettivi qualificativi e dimostrativi, le congiunzioni, le preposizioni semplici e articolate, i pronomi personali. Ora stiamo lavorando sui verbi, in particolare sul modo indicativo e le differenze tra i vari tempi passati.

Analisi grammaticale d'inverno
1- La polenta è un piatto invernale.
2- La neve quest'anno non è venuta.
3- Pimpa ha fatto un pupazzo di neve.
4- Oggi fa un gran freddone.
5- Sull'albero spoglio cantava un merlo nero.

6 -  Alcuni problemi di matematica, con l'introduzione delle unità di misura e le prime semplicissime equivalenze.

PROBLEMI D’INVERNO
1- Al nostro pranzo dell’inverno eravamo  12 commensali. Ciascuno di noi aveva nel piatto 50 tortellini. Quanti tortellini abbiamo preparato in tutto?
2- Pochi giorni fa sono caduti 10 cm di neve. Quanti dm?
3- Per colazione quest’inverno la nostra famiglia consuma 1 litro di latte caldo ogni mattina. Quanti litri di latte consumeremo nel mese di febbraio? Quanti cl?

*********
E poi... ecco la neve.
Dopo tanta attesa, dapprima ne è arrivata una spolveratina. Tanto quanto bastava per entusiasmare e insieme deludere i bambini, desiderosi di qualcosa di più...

7 - Ecco un primo tema di Margherita...



8 - Un pensierino di Camilla (classe I) sulla neve:

9 - Mentre Mariangela, pensando al bello dell'inverno, ha voluto parlare un po' di tutte le stagioni dell'anno, in questi suoi tenerissimi pensieri:


- Oggi, poi, con l'arrivo della "neve vera", bella ed abbondantissima, abbiamo potuto vivere pienamente il contatto con la bianca meraviglia. Tanti giochi, passeggiate, palle di neve ed una bella pupazzina hanno riempito tutta la nostra giornata.
10 - Ed ecco un nuovo tema di Margherita:



11 - Mentre Camilla e Mariangela si sono dedicate al dettato di questa piccola poesia:



Inverno   

  Piano piano,
  lieve lieve,
  cade giù la prima neve:
  bianchi fiocchi a farfalline
  come piccole stelline!




Eccola qui, la nostra Reginetta dei ghiacci, con i suoi occhi di conchiglie, ed il suo secchiello per corona!!!!
Le bambine hanno  illustrato (Margherita) e colorato (Camilla e Mariangela) così la nostra giornata:

Per chi volesse, ecco qui i disegni da colorare:

mercoledì 20 febbraio 2013

Due leggende ed altro sul bucaneve


Qualche giorno fa Margherita (7 anni e mezzo, classe III), riflettendo su parte del lavoro svolto quest'anno sui vari tipi di testo e sulla stagione attuale, mi ha chiesto: "Mamma, ho inventato una leggenda sul bucaneve, posso scriverla?". 
Le nostre attività didattiche partono spesso così, da una piccola scintilla in uno dei bambini. Queste scintille sono  sempre il motore primo e più fruttuoso di apprendimento.
Prima di dedicarsi alla "stesura definitiva" della sua leggenda, la bimba ha voluto vedere alcune immagini del fiore, in modo da risultare il più precisa possibile nella sua descrizione.
Poi ha digitato il testo al pc (utile esercizio di informatica e lingua italiana al tempo stesso), e quindi lo ha trascritto a penna sul suo quadernone.
Eccola qui, la leggenda del bucaneve inventata dalla mia primogenita:

La leggenda del bucaneve (Margherita)
Era inverno e la neve  scendeva  soffice e leggera.
Tutti  gli uccellini erano migrati verso paesi più caldi; solo uno era rimasto lì, perché  non sapeva volare.
L’ Inverno ebbe compassione di esso  e gli disse: “Vieni a casa  mia vicino  al fuoco”.
L’uccellino  andò da lui, entrò in casa sua vicino al fuoco e mangiò una gustosa zuppa d’ orzo e poi andò a letto. 
Il mattino  dopo l’uccellino, quando si svegliò,  per ringraziare l’Inverno della sua generosità, gli regalò un seme da piantare in terra. Egli lo piantò, e dopo qualche giorno, in mezzo alla neve,  nacque un fiorellino candido screziato di lilla che l’Inverno chiamò “Bucaneve”.
Ancora oggi d’inverno cresce quel delicatissimo fiore: il bucaneve.

Il racconto di Margherita ci ha poi spinti a cercare se già esistesse una leggenda su questo delicato fiore. Abbiamo trovato questa, così dolce ed appassionante, che le bimbe hanno voluto subito illustrarla.

LA LEGGENDA DEL BUCANEVE
Narra la leggenda che tanti e tanti anni fa, al ritorno dall’ennesimo viaggio sulla terra, il giovane principe Bucaneve udì una fanciulla cantare e, di quel canto, si innamorò perdutamente.
Arrivato nel Paese dell'Inverno, chiese a Re Gelo, suo padre, il permesso di sposarla ma questi, brontolando cupi presagi, rispose che il loro amore non aveva speranza perché la fanciulla era la principessa Primavera e abitava la regione dei venti e dei fiori mentre lui, Bucaneve, era il principe delle nebbie e del gelo...
“Scordati, figlio mio, questa pazzia!” tuonò cupamente Re Gelo.
Passò, così, un altro inverno lungo e silenzioso, ma il cuore di Bucaneve, abitato dalle brume del mattino, non riusciva proprio a dimenticare così, alle prime avvisaglie della nuova stagione, il giovane principe decise di attardare un po' il suo ritorno.
Lungo il sentiero ancora impreziosito da luminosi cristalli di ghiaccio, attese l'arrivo di Primavera... e lei arrivò, leggera, accompagnata da un canto gioioso.
Bucaneve, nascosto tra i cespugli, riconobbe l’Amore.
Il capo inghirlandato da piccoli fiori, la sottile veste di aliti di vento, i ridenti occhi di azzurro marzolino... la bella principessa incantò per sempre il giovane principe.
Da lontano, il richiamo di Re Gelo giunse cupo, come brontolio di tuono, per ricordargli che doveva affrettarsi a rientrare nel Paese dell'Inverno... ma Bucaneve non lo ascoltò e continuò a perdersi negli occhi di Primavera che, a piccoli passi, si avvicinava danzando.
Giunta accanto al cespuglio, un brivido increspò le braccia nude. Poi, incerta, guardò intorno e... finalmente lo vide.
Avvolto nel mantello di candida neve, la corona scintillante di brina, fiera sul capo, la spada di ghiaccio, splendete al fianco e due meravigliosi occhi cerulei e inquieti come la tormenta... il giovane rapì per sempre il cuore della principessa. 
Intorno, come richiamato da un evento magico e misterioso, tutto tacque e il mondo si incantò negli occhi dei due innamorati.
Per non ferire a morte il Signore dell'Inverno, il sole nascose i suoi raggi dietro le nuvole e il gelido vento, che seguiva sempre Bucaneve, per non assiderare Primavera, andò a fare mulinelli più lontano.
Allora il principe avvolse nel soffice mantello la fanciulla e si tennero stretti a lungo, giurandosi eterno amore.
Quando il sole fece nuovamente capolino tra le nuvole, Bucaneve baciò Primavera e "Non temere" le disse "perché alla fine di ogni inverno tarderò di un giorno il mio ritorno nel Paese del Gelo e quando arriverai io sarò qui ad aspettarti". Poi, rapito per sempre dal vento di tormenta che lo nascose, svanì tra le nebbie...
E lei, rimasta sola, chinò il capo e pianse. Ma quando una lacrima toccò il terreno, tra le impronte di neve lasciate dall'amato spuntò un piccolo fiore bianco, dai petali delicati, che Primavera raccolse e strinse al petto, nuovamente felice...
Da allora, ogni fine inverno, nei campi scintillanti di brina sboccia un piccolo fiore, che qualcuno ancora chiama Bucaneve per ricordare la promessa fatta dal giovane principe dell'Inverno alla bella principessa Primavera.

Camilla

Mariangela

Mossi dall'interesse per questo fiore così particolare, abbiamo poi proseguito sulla via dell'approfondimento, con un testo ricavato da qui e semplificato, punto di partenza per rispondere ad alcune domande.

IL BUCANEVE
Il nome scientifico del bucaneve è ‘Galanthus nivalis’ (dal greco ‘gala’=‘latte’ e ‘anthos’=‘fiore’, mentre l’aggettivo latino ‘nivalis’ significa  ‘come la neve’).
La fioritura del piccolo bucaneve bianco segnala per tradizione l'inizio precoce della primavera, in anticipo rispetto al 21 marzo.
Per questo suo sbocciare quando il clima è ancora freddo, il bucaneve è il simbolo della speranza e della consolazione, del passaggio dal dolore a un nuovo inizio. Questo fiore, infatti, spinge le sue foglie attraverso il suolo ghiacciato dalla neve, diffondendo poi un dolce profumo simile a quello del miele appena la temperatura si scalda.
Dalla tradizione della religione cristiana derivano diversi soprannomi popolari del bucaneve come ‘campana della Candelora’, ‘fiore della purificazione’ o ‘fiore della Chiesa’.
Gli altari delle Chiese sono addobbati con i bucaneve il 2 febbraio, giorno della Candelora. Per questo motivo, oltre che per il colore del fiore, il bucaneve è considerato simbolo di purezza e virtù , ed è adatto anche a una sposa o a una cerimonia nuziale.  Secondo una credenza popolare  indossarne uno induceva a pensare onestamente.
Molte antiche leggende popolari sull’origine biblica del bucaneve tramandano che sia diventato simbolo di speranza nel momento in cui sbocciò davanti ad Adamo ed Eva per confortarli quando furono cacciati dal paradiso terrestre. Nella leggenda cristiana, dopo la cacciata, Adamo ed Eva si ritrovarono in una buia terra inospitale, fredda e innevata per via dell’inverno, ma un Angelo li consolò promettendo che pure lì sarebbe arrivata la primavera e, come segnale, soffiò su alcuni fiocchi di neve che stava scendendo e che, una volta giunti al suolo, si trasformarono in bucaneve. Così nacque la speranza nell’arrivo di tempi migliori.
Una leggenda tedesca narra che Dio, completando la Creazione della Terra, chiese alla neve di scendere sui fiori per colorarsi un po’, ma tutti questi rifiutarono, eccetto il bucaneve. Così, da allora, per ricompensare il bucaneve, la neve lo lascia fiorire ogni anno prima che inizi la primavera.
Secondo una leggenda della Moldavia, un giorno la primavera – che era una bella donna – si tagliò un dito: alcune gocce di sangue cadute sciolsero la neve e lì crebbe un bucaneve; così arrivò la bella stagione e risolse la lite con la strega d'inverno che non voleva lasciarle il posto.
Il bucaneve è stato anche considerato una pianta di cattivo auspicio, un presagio di morte per la sua forma a campana inarcata verso il basso che sboccia ambiguamente nel passaggio tra due stagioni.
A livello farmacologico, dai bulbi di bucaneve si estrae la galantamina, una sostanza utilizzata nella terapia di diversi tipi di malattie neuromuscolari e del sistema nervoso centrale.

Rispondi alle domande
1 – Cosa significa letteralmente la parola “bucaneve”?
2 – Cosa simboleggia il bucaneve? Perché?
3 – Tra le varie leggende sul bucaneve, qual è la tua preferita? Perché?

- Sul sempre fornitissimo filastrocche.it, abbiamo trovato anche questa graziosa poesia sul bucaneve, che abbiamo usato come dettato:

Il bucaneve
I fiori giacciono sotto la neve,
che tutto copre gelida e greve.
Ma un fiorellino vorrebbe uscire,
picchia là sotto, comincia a dire:
“Apriti, apriti, porta di gelo,
ti prego schiuditi, ch’io veda il cielo!”
Dice la neve: “Ma non si può,
chiusa è la porta, non s’apre, no.”
Ribatte il fiore: “Non è permesso?
Ma voglio vincerla, esco lo stesso”.
Continua a spingere, sebben piccino,
si schiude intrepido un forellino.
Esce all’aperto, canta vittoria,
si culla e dondola con dolce gloria.
Bimbi, coglietelo: è il bucaneve,
fatto a campanula, candido e lieve,
fra tanta gelida malinconia
il fiore piccolo mette allegria.

- Infine, perchè no? Abbiamo anche ascoltato "Bucaneve" di Eros Ramazzotti...


Nel prossimo post, un altro po' di "didattica invernale"...

domenica 17 febbraio 2013

Acquerelli: alberi tra la neve

Oggi vi mostrerò il nostro ultimo acquerello. 
Quel poco di neve caduta da noi quest'anno non ci ha permesso una vera e propria osservazione diretta della natura innevata. Però la voglia di un bel tocco di bianco ci ha spinti a dipingere tre alberelli spogli tra la neve, partendo da questa immagine ed altre simili trovate in rete.
Allora, un bambino alla volta, abbiamo (io a fianco a loro) realizzato dapprima il disegno, a matita.
Poi ogni bambino ha iniziato con la velatura del foglio ad acquerello nei toni del blu-azzurro con un maxi-pennellone.

Di lì il lavoro è proseguito dipingendo gli alberi con il colore nero, cercando di partire dalle radici per arrivare ad irradiare "la linfa" fino ai rami più alti.

Una volta asciutti, abbiamo completato i disegni con la neve, sia per terra che in cielo, realizzata con gesso bianco in pasta. Abbiamo fatto questa scelta sia per l'effetto coprente, che per il rilievo che il gesso dona al foglio.

Ed ecco qui i nostri alberi tra la neve:
Margherita

Camilla

Mariangela

Giovanni
Tutti insieme danno proprio l'idea di un boschetto in inverno, vero? Un po' come quelli che avevamo realizzato in autunno, ma con tutti altri colori...

giovedì 14 febbraio 2013

Una tavola ed una torta speciali per San Valentino

Per San Valentino, come già lo scorso anno, ho preparato un pranzetto un po' speciale con l'aiuto dei bambini. In particolare, loro mi hanno aiutato a decorare la tavola e a preparare il dolce.

TOVAGLIA DIPINTA
Abbiamo pensato di realizzare una tovaglia dipinta con un'immagine tenera, da innamorati.
Non disponendo dei colori specifici per tessuto (e non volendo pasticciare su una vera tovaglia), abbiamo utilizzato un telo di stoffa bianca  (come una sorta di sovra-tovaglia) ed i colori a tempera. 
Ho disegnato a matita baby Giorgio e baby Elly innamorati e poi i bimbi (tutti e 5!), a turno, hanno dipinto il grande disegno su stoffa con i colori a tempera.
Era la prima volta che ci cimentavamo con la pittura su stoffa e temevamo sbavature e crepe, ma tutto è andato benissimo, con un risultato allegro e coloratissimo.

Una volta asciutta la tovaglia, le bambine hanno poi tracciato i contorni con un pennarello nero, arrivando ad un risultato che ci ha davvero soddisfatti.

TORTA "GATTI INNAMORATI"
Per il dolce, abbiamo scelto una torta farcita, decorata con la tecnica della ciocco-pittura che già avevamo sperimentato qualche mese fa.
Abbiamo disegnato su carta-forno due gattini innamorati, la cui codina formasse un cuore. 
Poi abbiamo fuso in parti uguali cioccolata al latte e cioccolata fondente e, pennello alla mano, i bambini hanno iniziato a dipingere l'immagine con il cioccolato fuso. Occorrono diversi strati per arrivare ad uno spessore sufficiente affinchè il disegno non si spezzi e possa essere tranquillamente trasferito sulla torta. tra uno strato e l'altro, è bene mettere il disegno in congelatore, per aiutarlo a solidificarsi.
Intanto, tra uno strato e l'altro, abbiamo preparato il pan di spagna. 

Una volta ultimati i gatti, siamo passati ai dettagli, sciogliendo il cioccolato bianco e colorandolo con poche gocce di coloranti alimentari.

Per la farcitura abbiamo utilizzato tre creme: crema di mascarpone, crema di mascarpone al caffè e panna montata.  Abbiamo composto la nostra tortina, l'abbiamo messa a solidificarsi in congelatore e poi vi abbiamo adagiato su i gattini ed i cuori di cioccolata. Per completare abbiamo messo un grande fiocco rosso intorno alla nostra torta.

Eccola, bella e finita!

LA TAVOLA
Ed eccoci all'allestimento della tavola.
Innanzitutto, abbiamo penato di fare tutto nei toni del bianco e -soprattutto- del rosso.
E di abbondare con i cuori.
Abbiamo, quindi, incollato su ogni bicchiere  un grande cuoricione rosso di carta. Un po' scomodo da usare, ma molto d'effetto.

Quindi, sotto al nostro telo dipinto, abbiamo adagiato una grande tovaglia lucida e rossa, tale da dare un senso di "solennità nella semplicità" alla nostra tavola.
Abbiamo completato con piatti bianchi, tovagliolini rossi e cestino del pane (piccole ciabattine fatte da noi) anch'esso rivestito di rosso. 


Ecco qua!

REGALINI
I bimbi, partecipando così attivamente a tutti questi preparativi, sono entrati in quello che è -per noi- il clima di questa giornata: celebrare in modo un po' speciale il nostro reciproco amore, l'amore di mamma e papà, da cui tutto -la nostra famiglia, i nostri figli, il clima di casa nostra ed anche il nostro fare scuola familiare- nasce e scaturisce. Ognuno di loro, quindi, ha preparato spontaneamente uno o più piccoli regalini a sorpresa per noi.
Ecco quelli delle tre bimbe:

E quelli di Giovanni:

BUON SAN VALENTINO!!!!!

P.s.: Con questo post partecipiamo ai "Teachable moments" di Palmy e a "Il mercoledì - tema cuori" di Priorità e Passioni:

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