mercoledì 18 settembre 2019

Giovanni, Minecraft e i compiti delle vacanze


Per questa estate a Giovanni, in passaggio tra la classe quinta della scuola primaria e la scuola media, non erano stati assegnati compiti per le vacanze.
Nel contempo, proprio come regalo di fine anno scolastico, a lui e Tommaso era arrivata la famosa "consolle-videogiochi".
La passione per Minecraft è scattata all'istante: per Giovanni, in particolare, più che il gioco in sè e  per sè il bello è "creare" nuovi mondi e svilupparli fin nei minimi dettagli: ha costruito da subito un castello-fortezza per sè, poi una casa-villa per Tommaso, una per me, una per Margherita, una per Mariangela, una per Camilla. Tutte personalizzate, nei nostri colori preferiti, con dettagli (come tanti libri o una super-cucina!) che le distinguessero l'una dal'altra. Poi, via via, una chiesa, un supermercato, una scuola, campi sportivi. Dopo l'esperienza di un summer camp in piscina, anche nel suo mondo Minecraft è stata costruita una meravigliosa piscina a più vasche, con tanto di spogliatoi maschili e femminili. Qualche giornata a Mirabilandia gli ha suggerito un ferrovia a super-velocità, in realtà molto simile a montagne russe😜.
I suoi mondi virtuali (e le case di tutti noi!) sono ovviamente popolati di tanti, tantissimi gatti.
In altri mondi, si trovano fattorie, un grande orto, una stalla, ecc, ecc.
Insomma, Giovanni ha trasposto su schermo la passione che aveva da sempre per i Lego: continua ad immaginare, progettare, costruire.
In tutto questo, ha pensato di impiegare parte del proprio tempo estivo in un piccolo ma per lui impegnativo ed entusiasmante progetto di scrittura. 
"Voglio scrivere la storia di Minecraft! Mamma, posso usare il computer?".
Così, giorno dopo giorno, partendo dalla settimana in montagna, si è cimentato nel proprio intento.
Poi ha  chiesto a me un po' di supervisione ed infine ha inserito le immagini.
Nel testo vero e proprio, che abbiamo poi stampato, queste immagini sono integrate e inserite meglio di quanto sia stato fatto da me qui sotto, ma il formato-blog ha molti più imiti (soprattutto in mano mia) del programma di videoscrittura.
Comunque, ecco a voi: "Minecraft, l'inizio dell'avventura". 
Magari può essere utile anche a qualche genitore che, come me, fatica a barcamenarsi tra nomi come Creeper, pillager, Ender...ecc, ecc.




 L’INIZIO DELL’AVVENTURA


CAPITOLO 1
PRIMI PASSI
Buongiorno, io mi chiamo Steve.
Oggi sono qui per raccontarvi una storia che mi è capitata diversi anni fa, quando ero più giovane. Iniziò tutto così...
Ero arrivato dal nulla,  ero da solo,  in mezzo ad un bosco, non sapevo cosa fare e perchè fossi lì , ma dopo qualche ora in cui ero in giro iniziai a capire un po’ di cose, tipo che se avessi toccato del fuoco mi sarei fatto male, o che se mi fosse caduta in testa una pietra avrei avuto male alla testa per un po’ di tempo.  Andando avanti così arrivò la mia prima notte: vidi che il sole scese oltre delle montagne e che dall’altra parte c’era una grande palla bianca che saliva sempre di più, non sapevo che di notte c’erano dei pericoli.
Dopo qualche ora vidi una figura simile a me, solo che era tutta verde, con dei pantaloni viola e una maglietta azzurra.


Mi avvicinai a quella figura: mi aggredì tirandomi un pugno sul naso, io dissi: “Ehi!” ma lui non disse niente e cercò di tirarmi altri pugni, allora io scappai e notai che lui fosse molto lento e quando fui abbastanza lontano non cercava più d’inseguirmi.
Passò poco tempo e vidi una strana sagoma verde senza nessun abito che mi venne incontro:  la figura aveva 4 zampe e un corpo abbastanza lungo e stretto, lo soprannominai Creeper, perchè come verso faceva tipo “creepers”.

Mi avvicinai e lui si gonfiò ed esplose facendo un’esplosione di circa 5/6 metri quadri.
Io tossii e mi alzai; qualche ora dopo vidi il sole tornare su, ma questa volta dalla parte in cui prima avevo visto salire la palla bianca,  poco dopo c’era molta luce e andai verso un albero, gli tirai qualche pugno finché l’albero non cadde a pochi centimetri da me, presi una parte del tronco e iniziai a lavorarlo, dopo poco era diventato diverse assi di legno, con quelle assi feci un bastone e sopra ci attaccai un pezzo di pietra. Sembrava molto un piccone, allora provai a rompere un pezzo di legno con quell’utensile appuntito, ma non sembrava essere più efficace che tirargli pugni, allora lo provai su diverse cose, ma non sembrava fare nulla, provai su della pietra che vidi in una piccola caverna e dopo pochi istanti la pietra si ruppe e la raccolsi fino ad averne 33 ciottoli, il mio piccone si era spuntato e perciò di lì a poco si sarebbe rotto.
Con quella pietra mi feci una spada, un’accetta ed una pala.
Vidi un fiume pieno di pesci, ne provai a prendere uno ma quest’ultimo scappò,dopo diverse ore avevo preso solo un pesce, io mi accontentai, ma...un pesce crudo non serve a niente allora cercai diversi modi per cuocerlo; dopo ore, ore e ore di ricerca, e dopo mille modi diversi che avevo provato,finalmente, avevo trovato il modo per cuocerlo e cioè prendere due bastoni e sfregarli, in questo modo venivano delle scintille, allora presi del legno e feci un falò sopra il quale misi il mio pesce. Quando il pesce fu cotto faceva un buonissimo odore, allora lo morsi e me lo gustai fino all’ultimo pezzo.
Dopo qualche imprevisto arrivò la notte, avevo paura questa notte, la gente che c’era non era esattamente“GENTILISSIMA”perciò saltai su un albero e mi addormentai.

CAPITOLO 2
IL VILLAGGIO
Dopo 8 giorni e 7 notti io mi ero impratichito e avevo stabilito diverse regole, alcune di queste erano: non avvicinarti MAI ai creeper e diverse figure notturne, non entrare con i piedi dentro il falò, non mangiare lo scheletro del pesce, non buttarti da altezze troppo elevate, ecc...
Avevo trovato una grotta molto profonda con un mare di carbone e ferro, entrai nella caverna e iniziai a prendere tutti i minerali che vedevo; dopo circa 2 ore uscii dalla grotta pieno fino ai denti di ferro e carbone.
Appena fuori dalla caverna scelsi di allontanarmi da dove avevo iniziato e di incamminarmi verso est; passarono più di 8 ore e in sole 8 ore vidi un mare di posti: deserto, paludi, montagne colline, taiga e savana, finchè non vidi un villaggio con 10/15 abitanti e circa 8 case più una grande chiesa fatta di pietra, in quel villaggio il RE si chiamava Bruno III e mi accolse in modo molto cordiale.
Io dissi di aver trovato del ferro e di non sapere come usarlo, lui mi condusse da un fabbro di nome Grum che lavorò il mio ferro e lo fece diventare armi e armature tutte di ferro.

Io avevo un’armatura di ferro, una spada di ferro, uno scudo, un’accetta di ferro ed un piccone.
Ero pronto per partire all’avventura e allora salutai Bruno e mi incamminai.

CAPITOLO 3
PRIMA ABITAZIONE
Dopo più di quattro giorni scorsi una grande pianura. Io ero stanco di essere attaccato dai mostri notturni ed ero stanco anche di viaggiare senza fermarmi; allora decisi di costruirmi la mia prima abitazione: avevo del legno, dei mattoni di pietra, e del vetro che mi avevano dato al villaggio.
Iniziai a fare un progetto su un foglio di carta, sarebbe stata circa 60 metri quadri, dopo 11 giorni la casa era finita ed arredata.
Aveva un letto rosso, un tavolo da lavoro, una cassa, un tavolino con 2 sedie, un divano di color rosso chiaro, ma c’era un angolo completamente vuoto.
Pensai a come riempire quello spazio e dopo poco mi venne un’idea: un modo per cuocere il cibo in molto meno tempo, avrei potuto fare un falò dentro ad una piccola tana di pietra che avrei rinominato FORNO.

Mi bastava mettere dentro del combustibile (carbonella) e inserire il cibo da cuocere.
CAPITOLO 4
PREZIOSI MINERALI
Arrivò un giorno in cui scelsi di andare in caverna, ma a profondità altissime:  presi 2 picconi di ferro, uno di pietra, la mia spada e uno zaino.
Verso le 18 di sera andai in caverna scavando velocissimo verso il basso, dopo poco caddi in una grandissima caverna in cui vidi una vastissima fonte di lava, vidi un sacco di ferro, un sacco di carbone e, per la prima volta, vidi dell’oro: di primo impatto mi sembrò ferro, ma andando più vicino capii subito che non fosse ferro e fosse più prezioso.

Lo raccolsi e lo misi dentro il mio zaino, scavai per molte ore finchè non vidi uno strano materiale tutto verde: “Smeraldo!” esclamai a voce forte.

Ero molto contento, però non sapevo come usarlo, non sapevo se esistessero degli utensili di smeraldo, allora mi feci un secchio di ferro, raccolsi un po’di lava e tornai in superficie.
Con tutto quel ferro non avevo tanto da fare, le armi già le avevo, idem per l’armatura e per lo scudo.




CAPITOLO 5
LA FERROVIA
Avrei potuto costruire una ferrovia che mi portasse da casa mia al villaggio di Bruno in pochissimo tempo; avevo tutto il necessario per costruirla, mi feci delle rotaie, una stazione ferroviaria ed un carrello sul quale avrei poi viaggiato per andare al villaggio.

Dopo più di due giorni avevo finito tutta la stazione e la ferrovia: rimaneva solo testarla in persona, allora misi il carrello all’inizio della rotaia, ci salii sopra e partii velocissimo. Dopo poco più di 20 minuti ero già là, al villaggio.
Chiesi a Grum di poter lavorare il mio ferro e lui mi rispose “Tieni” dandomi un aggeggio di pietra con una lama, ”Questo ti servirà per il tuo ferro!”.
Lo ringraziai e con la ferrovia tornai a casa mia, quell’utensile lo misi sul mio tavolo e ci misi il ferro dentro, dopo poco il ferro era diventato da grezzo in lingotti.

CAPITOLO 6

LA FATTORIA
Dopo 23 giorni io avevo fatto un po’ di tutto: combattuto, scavato, cacciato, pescato ecc...
A quel punto non sapevo cosa fare, ma pensandoci mi venne un’idea: potevo costruire un recinto in cui avrei messo degli animali...
Ci pensai un po’ e iniziai a costruire il recinto; una volta finito ci misi dentro: 2 polli, 2 pecore, 2 cavalli, 2 conigli, 2 mucche e 2 maiali, ero molto fiero del lavoro che avevo realizzato.

Ormai la mia casa non aveva altre modifiche da fare, solo che guardando il villaggio di Bruno notai che lui avesse diversi orti, con del grano, carote, patate, zucca ed angurie: allora scelsi di farne uno anche io, solo che GIGANTE!

L’idea mi piaceva molto, solo che non sapevo bene come realizzarla: avevo finito tutto il mio legno con il recinto degli animali.
Andai in una foresta e raccolsi 90 pezzi di legno, lo lavorai e costruii un recinto grandissimo, con un tetto di vetro.
Berni era un contadino del villaggio che mi regalò una zappa di pietra e mi disse che serviva per zappare il terreno ma io in quel momento non capii cosa intendeva, e ripensandoci l’avevo messa dentro una cassa di casa mia; a quel punto andai in casa e la tirai fuori dalla cassa.
L’utilizzai nell’area dentro il recinto e la terra si zappò, a quel punto presi dei semi dal villaggio e li piantai:  erano semi di grano, zucca, barbabietola, anguria, mais, ecc..
Piantai anche delle carote e delle patate.

CAPITOLO 7
LA GIUNGLA
Un giorno decisi di andare a fare un viaggio nella cosiddetta “giungla” perché Bruno me ne aveva parlato in precedenza.
Allora presi un piccone di ferro, un’accetta, una spada, del pane, uno zaino, un po’ di legno ed una mappa della zona e andai nella direzione che Bruno mi aveva indicato, ma andando avanti in quella direzione non trovai niente se non il mare.
Non sapevo come fare, ero lì da solo, ma ad un certo punto mi venne un’idea: col mio legno mi feci 2 remi e anche una barca, la spinsi verso il mare e ci saltai sopra, la guidai fino ad arrivare in una nuova isola e lì vidi la giungla. Era piena di alberi, liane e c’erano degli alberi di cacao e due pappagalli,uno rosso e giallo,ed uno azzurro e bianco.

Andai avanti e raccolsi un po’di cacao, dopo più di 2 ore che vagavo nella giungla vidi un animale, “Un gatto!” esclamai io a squarciagola, lui scappò per colpa del mio urlo, io mi abbassai e gli andai dietro. Era più piccolo della mia mano ed era rosso con la pancia bianca e gli occhi azzurri, lo chiamai PIPI, non so perché l’avevo chiamato così ma mi piaceva.

Lo presi in braccio e lo portai a casa.
Dopo essere arrivato a casa gli costruii una casetta con una coperta ed un giochino fatto da me.
Erano passati 2 giorni da quando avevo trovato Pipi, tutte le mattine verso le 8:30 andavo a fargli le coccole e dopo iniziavo a fare i miei doveri giornalieri.

CAPITOLO 8
DIAMANTE!
Un giorno andai da Bruno e iniziammo a parlare di minerali. Dopo un po’ mi spiegò che esisteva un minerale ancora più raro dello smeraldo e cioè il DIAMANTE: non ne avevo mai sentito parlare e perciò ero molto interessato. Mi disse che con il diamante si potevano fare degli utensili potentissimi: spade, armature, picconi, asce, pale, ecc. ecc...
Questa notizia mi incuriosì e scelsi di andare a cercare proprio il diamante. Purtroppo non fu così facile trovarli, scavai per più di 3 giorni senza risultati, mentre al 4° giorno mi imbattei in una caverna. Lì vidi un sacco di ferro e di altri minerali, ne presi un po’, ma dopo catturò la mia attenzione una pozza di lava gigante, e poco dopo, vicino ad un pezzo di ferro...
Vidi il diamante.

Innanzitutto io urlai,  però  dopo pochissimo smisi perchè avevo paura di far crollare la grotta perciò presi il piccone di ferro e provai a romperlo, presi il diamante e lo fissai per qualche istante, e dopo lo misi nel mio  zaino.
Dopo aver raccolto tutti i diamanti tornai in superficie e li deposi in una cassa segreta sotto il letto.
Avevo 8 diamanti,  stavo pensando cosa farci... spade, picconi, asce, pale...
Non sapevo cosa fare, ma pensandoci il piccone e la spada erano indispensabili, allora presi una scelta e mi feci spada e piccone, mi avanzavano giusto 3 diamanti che scelsi di tener da parte nella cassa segreta.

CAPITOLO 9
LA FORTEZZA DELL’END
Dopo quasi un anno dalla mia nascita io scelsi di vivere delle avventure più importanti:  mentre scavavo mi ero imbattuto in una strana fortezza di mattoni di pietra, non l’avevo esplorata perchè ero pieno di minerali nello zaino perciò tornai su e depositai tutto nelle casse, erano passati più di 4 mesi da quando l’avevo trovata ma non l’avevo ancora esplorata, perciò era l’ora di esplorarla: presi tutto il necessario e andai nel punto dove c’era la fortezza.
Quando fui arrivato esitai un attimo prima di entrare ma dopo mi decisi ed entrai, lì dentro vidi un creeper, allora mi allontanai, dentro vidi diverse stanze, in una c’era una grande libreria da cui presi 2 dozzine di libri,  in un’altra c’era una cassa con dentro molte ragnatele e una spada di ferro, in un’altra c’era una sorta di portale spento, aveva 4 lati composti da 3 blocchi ciascuno, erano blocchi strani, un po’ blu e un po’giallo, qualcuno di questi aveva sopra delle perle ultimate.

Erano delle perle speciali che lasciavano cadere dei mostri di una dimensione alternativa, questi mostri si chiamano LungOmbra,  perchè hanno gli arti molto lunghi e anch’essi sono molto alti.

In quella fortezza non c’era nient’altro, tornai in superficie e andai a caccia di LungOmbra, potevano teletrasportarsi e se li avessi guardati in faccia si sarebbero arrabbiati, nel complesso sono abbastanza pacifici.
Dopo più di 2 ore ne trovai uno in una valle, era tutto nero, con gli occhi viola e uno sguardo calmo, aspettai un po’ e dopo circa 20 minuti buttò per terra una perla, la raccolsi e me la misi in tasca.
Dopo ore di ricerca arrivai a 23 perle.



CAPITOLO 10
I PILLAGER
Con quelle perle potevo fare le perle ultimate:  erano perle più potenti che si facevano con perle e stecche di fuoco. Le stecche di fuoco si trovavano nei castelli dei Pillager: sono degli abitanti del villaggio con la pelle grigia, sono vestiti di nero, sono armati di accette e sono molto ostili.
Vivevano nei loro castelli che si trovano in delle foreste di quercia scura.

Andai in esplorazione per cercare i loro castelli, e dopo più di due ore trovai la foresta di quercia scura, mi misi a cercare in lungo ed in largo, e dopo tre ore di ricerca trovai il castello: era gigante, tutto di legno e di pietra.
Io entrai subito e mi guardai intorno,  sembrava vuoto, ma dopo un minuto qualcosa mi attaccò ferendomi alla gamba: mi voltai e vidi un pillager, io presi la spada e lo colpii, lui cadde a terra morto.
Esplorai la zona alla ricerca delle stecche di fuoco ma non trovai niente, affrontai più di un pillager e vinsi tutte le volte.
Dopo più di un’ora avevo finito di esplorare il primo piano, a quel punto passai al secondo piano e lo esplorai, ad un certo punto entrai in una stanza e trovai una cassa che aprì, lì dentro trovai ben 16 stecche di fuoco, le presi tutte e le misi nel mio zaino; finito di esplorare il castello tornai a casa e realizzai  le perle ultimate.


CAPITOLO 11
L’END
A casa mia mi preparai per accendere il portale nella fortezza;  quando fui lì misi le perle ultimate sopra i blocchi vuoti e si accese un portale; guardai dentro e vidi delle stelle ed una galassia.
Pensai un po’ prima di entrare, ma dopo decisi ad entrare.
Quando fui arrivato io avevo un po’ la nausea e mi girava la testa.
Mi trovai in un posto tutto di color bianco/giallo, mi guardai intorno e mi accorsi di essere su una base che volava nello spazio; poco lontano c’era un pianeta, io mi feci un ponticello per arrivare al pianeta e quando mi trovai sopra di esso mi accorsi di un cosa che non avevo mai visto prima: sopra la mia testa vidi un gigantesco drago nero che volava, stavo per svenire... poco lontano c’erano anche dei lungombra ma non mi preoccupavano.

Quello che mi preoccupava era il drago, aveva gli occhi viola e tutto il resto era nero, mi ci avvicinai e lui mi attaccò sputando un fumo viola che mi faceva male, io schivai i suoi colpi, ma non potevo resistere per sempre.
Presi un arco che avevo trovato nel castello dei pillager e gli tirai un po’di  frecce, gli tirai una freccia sull’ala destra e perciò il drago cadde, io lo attaccai con la mia spada per un po’ ma lui continuava a provare di volare;  dopo tanti tentativi lui riuscì a salpare il volo ma dopo pochissimo ricadde, a quel punto io lo colpii più e più volte finché non morì.
Dopo pochissimo il suo corpo sparì senza lasciarne traccia, si aprì un altro portale ed io ci entrai e mi fece tornare a casa mia sul mio letto.




CAPITOLO 12
L’OSSIDIANA
Passarono più di due mesi senza fare avventure importanti, ma un giorno mi capitò una cosa molto strana.
Stavo scavando a profondità molto elevate, io cercavo dei diamanti e mentre controllavo una grotta vidi uno strano blocco: era tutto nero e viola, provai a estrarlo con il mio piccone, era molto duro, ma dopo circa 8 secondi il blocco si ruppe e lo presi nel mio zaino.

Scavando ancora trovai altri blocchi che estrassi;  dopo qualche ora tornai in superficie e andai da Bruno a chiedergli cosa fosse quel blocco.
Quando arrivai da lui gli dissi “Ehi, Bruno, ho trovato un blocco molto strano mentre scavavo!”. Lui mi rispose: ”Fammi vedere” e da lì in poi parlammo per ore, a fine discussione io salutai e tornai a casa.
Mi aveva detto che quel blocco si chiamava Ossidiana e che era rarissimo, mi aveva detto anche che piazzando quei blocchi in una particolare posizione e accendendo un accendino  veniva un portale che ti portava in una dimensione che si dice sia l’inferno o il sole.
Passarono altri tre mesi da quando trovai l’ossidiana e io continuavo a fare progressi, trovai diverse cose in tutto il mondo: tesori, animali rarissimi ecc.


CAPITOLO 13
L’ARMATURA DI DIAMANTE E LA STREGA BABAYAGA
Una volta stavo scavando e trovai una fonte di diamante che raccolsi, con quei diamanti mi feci un’armatura completamente di diamante, con quell’armatura ero protettissimo da ogni forma di dolore.
Una volta stavo esplorando una palude. Mentre mi guardavo intorno vidi una sorta di casa in legno, sembrava essere abbandonata, io mi ci avvicinai ed entrai da un buco nel muro.
Vidi innanzitutto che era molto buia, c’era un letto rosso, un tavolo con sopra delle bottiglie, c’erano anche delle casse, ma mentre mi stavo girando, nell’angolo della casa intravidi una figura umana, la illuminai con una torcia e vidi che era una donna, che sembrava essere una strega.

Io le dissi: “Ciao..” e lei non rispose, era vestita di viola ed aveva un cappello da strega.
Lei mi disse a bassa voce: “Prendi quello che vuoi, poi vai via!”; io annuii con la testa ed iniziai a guardarmi intorno e a guardare quelle bottiglie sul tavolo, io chiesi cosa fossero e lei mi disse che erano pozioni fatte da lei, ne presi qualcuna e me le infilai in tasca. Stavo per andare via quando mi venne in mente una cosa da dire: “Lei come si chiama?”, lei rispose “Babayaga”, io la salutai e me ne tornai a casa.
Poco dopo scoprii che effetti avevano quelle pozioni, una di color verde chiaro mi faceva saltare in altissimo, una verde scuro era veleno, azzurra era di apnea, blu mi faceva vedere come se fosse giorno la notte, quella rosa curava, quella rossa ti faceva correre velocissimo ed infine quella nera ti rendeva invincibile.

Un giorno provai a creare io delle pozioni, con diversi ingredienti. Dopo più di 330 tentativi riuscii a fare una pozione di salto, bastava prendere dell’acqua, del pelo di coniglio e una stecca di fuoco; dopo tempo riuscii a fare tutte le pozioni possibili ed immaginabili.

CAPITOLO 14
IL SOTTOMONDO
Un giorno scelsi di costruire il portale per quella dimensione di cui Bruno mi aveva parlato.
Feci una forma rettangolare, e dopo accesi con un acciarino  e in quel momento il portale si accese, io provai a vedere cosa ci fosse dentro questo portale, ma vidi solo del viola.

Prima di entrare sussurrai tra me e me: “In bocca al lupo” ed entrai nel portale.
Mi successe esattamente la stessa cosa che era successa nell’altra dimensione  e cioè che mentre entravo avevo la nausea e mal di testa.
Quando fui dentro intorno a me vidi un cielo completamente arancione come se fosse di lava, era tutto incandescente e di fuoco, era fatto di una roccia rossa molto calda.

C’era anche della lava poco lontano da me: mi avventurai un po’ e dopo circa 10 minuti vidi una figura che sembrava essere un polpo tutto bianco che volava: era lungo circa 7 metri e sembrava mi volesse attaccare, infatti dopo pochissimo lui mi lanciò una palla di fuoco che soprannominai FIRE BALL.

Io schivai il colpo e gli tirai una freccia con il mio arco, gli dovetti tirare 3 frecce per ucciderlo, dopo mi girai e vidi un altro di quei polpi che mi tirò una fire ball, io ero vicino ad una pendenza e perciò con quella fire ball mi fece cadere su un mare di lava.
Mentre cadevo bevvi una pozione che mi faceva essere immune al fuoco, perciò quando caddi nella lava non sentii niente, ma mi rialzai e andai verso un’isoletta che era vicina alla lava.
Circa un’ora dopo, mentre stavo esplorando, vidi una fortezza di mattoni rossi, io ci entrai e la esplorai, ad un certo punto vidi una cassa in cui c’erano delle spade di ferro, una stecca di fuoco e una mappa, io presi tutto senza chiedermi chi ci avesse messo quelle cose e iniziai a guardare la mappa. La mappa conduceva sopra una montagna di roccia rossa, io seguii le indicazioni della mappa fino ad arrivare sopra la cima di questa montagna.

CAPITOLO 15
LA BATTAGLIA FINALE
Lì sentii una voce molto profonda dire: “Vattene via!” io dissi “no!” ma questa voce ripetè “vattene VIA!!!” io mi spaventai e tacqui.
Non avevo intenzione di andare via, ma dopo un po’ vidi poco davanti a me una figura orribile con 3 teste che mi fissava.

Passarono pochi istanti e quella figura mi sparò una delle sue teste che subito dopo  gli ricrebbe io chiesi se fosse lui quella figura e mi disse di sì, mi disse anche che era da tantissimi anni che cercava di invadere il mio mondo e che per colpa degli esseri umani non riusciva mai ad invadere il mondo, mi disse anche che se mi avesse ucciso avrebbe potuto invadere il mio mondo e distruggerlo, io dissi “NOO!” ma lui non disse niente e continuò ad attaccarmi, i suoi colpi mi facevano molto male.
Lo attaccai e non sembrava a fare niente. Ci combattemmo per un sacco di tempo e per ore ci tiravamo colpi su colpi e un sacco di colpi con la spada, io perdevo molto sangue e la mia armatura non sembrava reggere tutti quei colpi.
Combattemmo per ore e ore finché non ci trovammo su un precipizio; mi aveva rotto il corsaletto dell’armatura ma quel mostro sembrava stare per morire, avevo finito l’effetto della protezione dal fuoco e io continuavo a tirargli colpi ma non moriva.
Ad un certo punto decisi di sacrificarmi: se avessi afferrato il mostro e mi fossi buttato nella lava avrei potuto uccidere sia lui che me stesso, in fondo pensai di aver vissuto già abbastanza e di poter compiere un sacrificio per il mio mondo e i miei amici allora feci quello che avevo pensato, lo afferrai per il collo e mi buttai nel precipizio che sotto portava alla lava.
Dopo non so quanto tempo mi svegliai e mi ritrovai in un’isola vicina al mare di lava, ero vivo! Non sapevo come potessi essere vivo, per prima cosa guardai nella lava e vidi il mostro morto galleggiare nella lava, io mi alzai e sentii molto male alla gamba destra e al braccio sinistro, tornai verso il portale dal quale ero venuto e tornai a casa.

CAPITOLO 16
CONCLUSIONE
Quando fui tornato casa andai da Bruno e gli raccontai tutta la mia avventura, quest’ultimo mi portò da un medico che mi disse che mi ero fratturato la gamba ed il braccio, mi bendò il braccio e tornai a casa.
La mia avventura poteva essere considerata finita.
Erano 3 anni che ero nato, tutte le avventure prima o poi finiscono ma io avrei continuato a fare delle cose e a vivere delle avventure, questa è la fine della storia, CIAO!

                                                             
                                             


                                 

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