Per questa estate a Giovanni, in passaggio tra la classe quinta della scuola primaria e la scuola media, non erano stati assegnati compiti per le vacanze.
Nel contempo, proprio come regalo di fine anno scolastico, a lui e Tommaso era arrivata la famosa "consolle-videogiochi".
La passione per Minecraft è scattata all'istante: per Giovanni, in particolare, più che il gioco in sè e per sè il bello è "creare" nuovi mondi e svilupparli fin nei minimi dettagli: ha costruito da subito un castello-fortezza per sè, poi una casa-villa per Tommaso, una per me, una per Margherita, una per Mariangela, una per Camilla. Tutte personalizzate, nei nostri colori preferiti, con dettagli (come tanti libri o una super-cucina!) che le distinguessero l'una dal'altra. Poi, via via, una chiesa, un supermercato, una scuola, campi sportivi. Dopo l'esperienza di un summer camp in piscina, anche nel suo mondo Minecraft è stata costruita una meravigliosa piscina a più vasche, con tanto di spogliatoi maschili e femminili. Qualche giornata a Mirabilandia gli ha suggerito un ferrovia a super-velocità, in realtà molto simile a montagne russe😜.
I suoi mondi virtuali (e le case di tutti noi!) sono ovviamente popolati di tanti, tantissimi gatti.
In altri mondi, si trovano fattorie, un grande orto, una stalla, ecc, ecc.
Insomma, Giovanni ha trasposto su schermo la passione che aveva da sempre per i Lego: continua ad immaginare, progettare, costruire.
In tutto questo, ha pensato di impiegare parte del proprio tempo estivo in un piccolo ma per lui impegnativo ed entusiasmante progetto di scrittura.
"Voglio scrivere la storia di Minecraft! Mamma, posso usare il computer?".
Così, giorno dopo giorno, partendo dalla settimana in montagna, si è cimentato nel proprio intento.
Poi ha chiesto a me un po' di supervisione ed infine ha inserito le immagini.
Nel testo vero e proprio, che abbiamo poi stampato, queste immagini sono integrate e inserite meglio di quanto sia stato fatto da me qui sotto, ma il formato-blog ha molti più imiti (soprattutto in mano mia) del programma di videoscrittura.
Comunque, ecco a voi: "Minecraft, l'inizio dell'avventura".
Magari può essere utile anche a qualche genitore che, come me, fatica a barcamenarsi tra nomi come Creeper, pillager, Ender...ecc, ecc.
L’INIZIO DELL’AVVENTURA
CAPITOLO 1
PRIMI PASSI
Oggi sono
qui per raccontarvi una storia che mi è capitata diversi anni fa, quando ero
più giovane. Iniziò tutto così...
Ero
arrivato dal nulla, ero da solo, in mezzo ad un bosco, non sapevo cosa fare e
perchè fossi lì , ma dopo qualche ora in cui ero in giro iniziai a capire un
po’ di cose, tipo che se avessi toccato del fuoco mi sarei fatto male, o che se
mi fosse caduta in testa una pietra avrei avuto male alla testa per un po’ di
tempo. Andando avanti così arrivò la mia
prima notte: vidi che il sole scese oltre delle montagne e che dall’altra parte
c’era una grande palla bianca che saliva sempre di più, non sapevo che di notte
c’erano dei pericoli.
Dopo
qualche ora vidi una figura simile a me, solo che era tutta verde, con dei
pantaloni viola e una maglietta azzurra.
Mi
avvicinai a quella figura: mi aggredì tirandomi un pugno sul naso, io dissi: “Ehi!”
ma lui non disse niente e cercò di tirarmi altri pugni, allora io scappai e
notai che lui fosse molto lento e quando fui abbastanza lontano non cercava più
d’inseguirmi.
Passò
poco tempo e vidi una strana sagoma verde senza nessun abito che mi venne
incontro: la figura aveva 4 zampe e un
corpo abbastanza lungo e stretto, lo soprannominai Creeper, perchè come verso
faceva tipo “creepers”.
Mi
avvicinai e lui si gonfiò ed esplose facendo un’esplosione di circa 5/6 metri
quadri.
Io
tossii e mi alzai; qualche ora dopo vidi il sole tornare su, ma questa volta
dalla parte in cui prima avevo visto salire la palla bianca, poco dopo c’era molta luce e andai verso un
albero, gli tirai qualche pugno finché l’albero non cadde a pochi centimetri da
me, presi una parte del tronco e iniziai a lavorarlo, dopo poco era diventato
diverse assi di legno, con quelle assi feci un bastone e sopra ci attaccai un
pezzo di pietra. Sembrava molto un piccone, allora provai a rompere un pezzo di
legno con quell’utensile appuntito, ma non sembrava essere più efficace che
tirargli pugni, allora lo provai su diverse cose, ma non sembrava fare nulla, provai
su della pietra che vidi in una piccola caverna e dopo pochi istanti la pietra
si ruppe e la raccolsi fino ad averne 33 ciottoli, il mio piccone si era
spuntato e perciò di lì a poco si sarebbe rotto.
Con
quella pietra mi feci una spada, un’accetta ed una pala.
Vidi
un fiume pieno di pesci, ne provai a prendere uno ma quest’ultimo scappò,dopo
diverse ore avevo preso solo un pesce, io mi accontentai, ma...un pesce crudo
non serve a niente allora cercai diversi modi per cuocerlo; dopo ore, ore e ore
di ricerca, e dopo mille modi diversi che avevo provato,finalmente, avevo trovato
il modo per cuocerlo e cioè prendere due bastoni e sfregarli, in questo modo
venivano delle scintille, allora presi del legno e feci un falò sopra il quale misi
il mio pesce. Quando il pesce fu cotto faceva un buonissimo odore, allora lo morsi
e me lo gustai fino all’ultimo pezzo.
Dopo
qualche imprevisto arrivò la notte, avevo paura questa notte, la gente che
c’era non era esattamente“GENTILISSIMA”perciò saltai su un albero e mi
addormentai.
CAPITOLO 2
IL VILLAGGIO
Dopo
8 giorni e 7 notti io mi ero impratichito e avevo stabilito diverse regole, alcune
di queste erano: non avvicinarti MAI ai creeper e diverse figure notturne, non
entrare con i piedi dentro il falò, non mangiare lo scheletro del pesce, non
buttarti da altezze troppo elevate, ecc...
Avevo
trovato una grotta molto profonda con un mare di carbone e ferro, entrai nella
caverna e iniziai a prendere tutti i minerali che vedevo; dopo circa 2 ore
uscii dalla grotta pieno fino ai denti di ferro e carbone.
Io
dissi di aver trovato del ferro e di non sapere come usarlo, lui mi condusse da
un fabbro di nome Grum che lavorò il mio ferro e lo fece diventare armi e
armature tutte di ferro.
Io
avevo un’armatura di ferro, una spada di ferro, uno scudo, un’accetta di ferro
ed un piccone.
Ero
pronto per partire all’avventura e allora salutai Bruno e mi incamminai.
CAPITOLO 3
PRIMA ABITAZIONE
Dopo
più di quattro giorni scorsi una grande pianura. Io ero stanco di essere
attaccato dai mostri notturni ed ero stanco anche di viaggiare senza fermarmi; allora
decisi di costruirmi la mia prima abitazione: avevo del legno, dei mattoni di
pietra, e del vetro che mi avevano dato al villaggio.
Iniziai
a fare un progetto su un foglio di carta, sarebbe stata circa 60 metri quadri, dopo
11 giorni la casa era finita ed arredata.
Aveva
un letto rosso, un tavolo da lavoro, una cassa, un tavolino con 2 sedie, un divano
di color rosso chiaro, ma c’era un angolo completamente vuoto.
Pensai a come riempire quello spazio
e dopo poco mi venne un’idea: un modo per cuocere il cibo in molto meno tempo, avrei
potuto fare un falò dentro ad una piccola tana di pietra che avrei rinominato
FORNO.
Mi
bastava mettere dentro del combustibile (carbonella) e inserire il cibo da
cuocere.
CAPITOLO 4
PREZIOSI MINERALI
Arrivò un giorno in cui scelsi di
andare in caverna, ma a profondità altissime:
presi 2 picconi di ferro, uno di pietra, la mia spada e uno zaino.
Verso
le 18 di sera andai in caverna scavando velocissimo verso il basso, dopo poco
caddi in una grandissima caverna in cui vidi una vastissima fonte di lava, vidi
un sacco di ferro, un sacco di carbone e, per la prima volta, vidi dell’oro: di
primo impatto mi sembrò ferro, ma andando più vicino capii subito che non fosse
ferro e fosse più prezioso.
Lo raccolsi e lo misi dentro il mio
zaino, scavai per molte ore finchè non vidi uno strano materiale tutto verde: “Smeraldo!”
esclamai a voce forte.
Ero
molto contento, però non sapevo come usarlo, non sapevo se esistessero degli
utensili di smeraldo, allora mi feci un secchio di ferro, raccolsi un po’di
lava e tornai in superficie.
Con
tutto quel ferro non avevo tanto da fare, le armi già le avevo, idem per
l’armatura e per lo scudo.
CAPITOLO 5
LA FERROVIA
Avrei
potuto costruire una ferrovia che mi portasse da casa mia al villaggio di Bruno
in pochissimo tempo; avevo tutto il necessario per costruirla, mi feci delle
rotaie, una stazione ferroviaria ed un carrello sul quale avrei poi viaggiato
per andare al villaggio.
Dopo
più di due giorni avevo finito tutta la stazione e la ferrovia: rimaneva solo
testarla in persona, allora misi il carrello all’inizio della rotaia, ci salii
sopra e partii velocissimo. Dopo poco più di 20 minuti ero già là, al
villaggio.
Chiesi
a Grum di poter lavorare il mio ferro e lui mi rispose “Tieni” dandomi un aggeggio
di pietra con una lama, ”Questo ti servirà per il tuo ferro!”.
Lo
ringraziai e con la ferrovia tornai a casa mia, quell’utensile lo misi sul mio
tavolo e ci misi il ferro dentro, dopo poco il ferro era diventato da grezzo in
lingotti.
CAPITOLO 6
LA FATTORIA
Dopo
23 giorni io avevo fatto un po’ di tutto: combattuto, scavato, cacciato, pescato
ecc...
A
quel punto non sapevo cosa fare, ma pensandoci mi venne un’idea: potevo
costruire un recinto in cui avrei messo degli animali...
Ci
pensai un po’ e iniziai a costruire il recinto; una volta finito ci misi
dentro: 2 polli, 2 pecore, 2 cavalli, 2 conigli, 2 mucche e 2 maiali, ero molto
fiero del lavoro che avevo realizzato.
Ormai
la mia casa non aveva altre modifiche da fare, solo che guardando il villaggio
di Bruno notai che lui avesse diversi orti, con del grano, carote, patate, zucca
ed angurie: allora scelsi di farne uno anche io, solo che GIGANTE!
L’idea
mi piaceva molto, solo che non sapevo bene come realizzarla: avevo finito tutto
il mio legno con il recinto degli animali.
Andai
in una foresta e raccolsi 90 pezzi di legno, lo lavorai e costruii un recinto
grandissimo, con un tetto di vetro.
Berni
era un contadino del villaggio che mi regalò una zappa di pietra e mi disse che
serviva per zappare il terreno ma io in quel momento non capii cosa intendeva,
e ripensandoci l’avevo messa dentro una cassa di casa mia; a quel punto andai
in casa e la tirai fuori dalla cassa.
L’utilizzai
nell’area dentro il recinto e la terra si zappò, a quel punto presi dei semi
dal villaggio e li piantai: erano semi
di grano, zucca, barbabietola, anguria, mais, ecc..
Piantai
anche delle carote e delle patate.
CAPITOLO 7
LA GIUNGLA
Un
giorno decisi di andare a fare un viaggio nella cosiddetta “giungla” perché
Bruno me ne aveva parlato in precedenza.
Allora
presi un piccone di ferro, un’accetta, una spada, del pane, uno zaino, un po’ di
legno ed una mappa della zona e andai nella direzione che Bruno mi aveva
indicato, ma andando avanti in quella direzione non trovai niente se non il
mare.
Non sapevo
come fare, ero lì da solo, ma ad un certo punto mi venne un’idea: col mio legno
mi feci 2 remi e anche una barca, la spinsi verso il mare e ci saltai sopra, la
guidai fino ad arrivare in una nuova isola e lì vidi la giungla. Era piena di
alberi, liane e c’erano degli alberi di cacao e due pappagalli,uno rosso e
giallo,ed uno azzurro e bianco.
Andai
avanti e raccolsi un po’di cacao, dopo più di 2 ore che vagavo nella giungla
vidi un animale, “Un gatto!” esclamai io a squarciagola, lui scappò per colpa
del mio urlo, io mi abbassai e gli andai dietro. Era più piccolo della mia mano
ed era rosso con la pancia bianca e gli occhi azzurri, lo chiamai PIPI, non so
perché l’avevo chiamato così ma mi piaceva.
Lo
presi in braccio e lo portai a casa.
Dopo
essere arrivato a casa gli costruii una casetta con una coperta ed un giochino
fatto da me.
Erano
passati 2 giorni da quando avevo trovato Pipi, tutte le mattine verso le 8:30
andavo a fargli le coccole e dopo iniziavo a fare i miei doveri giornalieri.
CAPITOLO 8
DIAMANTE!
Un
giorno andai da Bruno e iniziammo a parlare di minerali. Dopo un po’ mi spiegò
che esisteva un minerale ancora più raro dello smeraldo e cioè il DIAMANTE: non
ne avevo mai sentito parlare e perciò ero molto interessato. Mi disse che con
il diamante si potevano fare degli utensili potentissimi: spade, armature, picconi,
asce, pale, ecc. ecc...
Questa notizia mi incuriosì e scelsi
di andare a cercare proprio il diamante. Purtroppo non fu così facile trovarli,
scavai per più di 3 giorni senza risultati, mentre al 4° giorno mi imbattei in
una caverna. Lì vidi un sacco di ferro e di altri minerali, ne presi un po’, ma
dopo catturò la mia attenzione una pozza di lava gigante, e poco dopo, vicino
ad un pezzo di ferro...
Innanzitutto
io urlai, però dopo pochissimo smisi perchè avevo paura di
far crollare la grotta perciò presi il piccone di ferro e provai a romperlo, presi
il diamante e lo fissai per qualche istante, e dopo lo misi nel mio zaino.
Dopo
aver raccolto tutti i diamanti tornai in superficie e li deposi in una cassa
segreta sotto il letto.
Avevo
8 diamanti, stavo pensando cosa farci...
spade, picconi, asce, pale...
Non
sapevo cosa fare, ma pensandoci il piccone e la spada erano indispensabili, allora
presi una scelta e mi feci spada e piccone, mi avanzavano giusto 3 diamanti che
scelsi di tener da parte nella cassa segreta.
CAPITOLO 9
LA FORTEZZA DELL’END
Dopo
quasi un anno dalla mia nascita io scelsi di vivere delle avventure più
importanti: mentre scavavo mi ero
imbattuto in una strana fortezza di mattoni di pietra, non l’avevo esplorata
perchè ero pieno di minerali nello zaino perciò tornai su e depositai tutto
nelle casse, erano passati più di 4 mesi da quando l’avevo trovata ma non
l’avevo ancora esplorata, perciò era l’ora di esplorarla: presi tutto il
necessario e andai nel punto dove c’era la fortezza.
Quando
fui arrivato esitai un attimo prima di entrare ma dopo mi decisi ed entrai, lì
dentro vidi un creeper, allora mi allontanai, dentro vidi diverse stanze, in
una c’era una grande libreria da cui presi 2 dozzine di libri, in un’altra c’era una cassa con dentro molte
ragnatele e una spada di ferro, in un’altra c’era una sorta di portale spento, aveva
4 lati composti da 3 blocchi ciascuno, erano blocchi strani, un po’ blu e un
po’giallo, qualcuno di questi aveva sopra delle perle ultimate.
Erano delle perle speciali che lasciavano
cadere dei mostri di una dimensione alternativa, questi mostri si chiamano
LungOmbra, perchè hanno gli arti molto
lunghi e anch’essi sono molto alti.
In
quella fortezza non c’era nient’altro, tornai in superficie e andai a caccia di
LungOmbra, potevano teletrasportarsi e se li avessi guardati in faccia si
sarebbero arrabbiati, nel complesso sono abbastanza pacifici.
Dopo
più di 2 ore ne trovai uno in una valle, era tutto nero, con gli occhi viola e
uno sguardo calmo, aspettai un po’ e dopo circa 20 minuti buttò per terra una
perla, la raccolsi e me la misi in tasca.
Dopo
ore di ricerca arrivai a 23 perle.
CAPITOLO 10
I PILLAGER
Con
quelle perle potevo fare le perle ultimate: erano perle più potenti che si facevano con
perle e stecche di fuoco. Le stecche di fuoco si trovavano nei castelli dei
Pillager: sono degli abitanti del villaggio con la pelle grigia, sono vestiti
di nero, sono armati di accette e sono molto ostili.
Andai
in esplorazione per cercare i loro castelli, e dopo più di due ore trovai la
foresta di quercia scura, mi misi a cercare in lungo ed in largo, e dopo tre ore
di ricerca trovai il castello: era gigante, tutto di legno e di pietra.
Io
entrai subito e mi guardai intorno, sembrava
vuoto, ma dopo un minuto qualcosa mi attaccò ferendomi alla gamba: mi voltai e
vidi un pillager, io presi la spada e lo colpii, lui cadde a terra morto.
Esplorai
la zona alla ricerca delle stecche di fuoco ma non trovai niente, affrontai più
di un pillager e vinsi tutte le volte.
Dopo
più di un’ora avevo finito di esplorare il primo piano, a quel punto passai al
secondo piano e lo esplorai, ad un certo punto entrai in una stanza e trovai
una cassa che aprì, lì dentro trovai ben 16 stecche di fuoco, le presi tutte e
le misi nel mio zaino; finito di esplorare il castello tornai a casa e realizzai
le perle ultimate.
CAPITOLO 11
L’END
A
casa mia mi preparai per accendere il portale nella fortezza; quando fui lì misi le perle ultimate sopra i
blocchi vuoti e si accese un portale; guardai dentro e vidi delle stelle ed una
galassia.
Pensai
un po’ prima di entrare, ma dopo decisi ad entrare.
Quando
fui arrivato io avevo un po’ la nausea e mi girava la testa.
Mi
trovai in un posto tutto di color bianco/giallo, mi guardai intorno e mi
accorsi di essere su una base che volava nello spazio; poco lontano c’era un
pianeta, io mi feci un ponticello per arrivare al pianeta e quando mi trovai
sopra di esso mi accorsi di un cosa che non avevo mai visto prima: sopra la mia
testa vidi un gigantesco drago nero che volava, stavo per svenire... poco
lontano c’erano anche dei lungombra ma non mi preoccupavano.
Quello
che mi preoccupava era il drago, aveva gli occhi viola e tutto il resto era
nero, mi ci avvicinai e lui mi attaccò sputando un fumo viola che mi faceva
male, io schivai i suoi colpi, ma non potevo resistere per sempre.
Presi
un arco che avevo trovato nel castello dei pillager e gli tirai un po’di frecce, gli tirai una freccia sull’ala destra
e perciò il drago cadde, io lo attaccai con la mia spada per un po’ ma lui
continuava a provare di volare; dopo
tanti tentativi lui riuscì a salpare il volo ma dopo pochissimo ricadde, a quel
punto io lo colpii più e più volte finché non morì.
Dopo
pochissimo il suo corpo sparì senza lasciarne traccia, si aprì un altro portale
ed io ci entrai e mi fece tornare a casa mia sul mio letto.
CAPITOLO 12
L’OSSIDIANA
Passarono più di due mesi senza fare
avventure importanti, ma un giorno mi capitò una cosa molto strana.
Stavo
scavando a profondità molto elevate, io cercavo dei diamanti e mentre
controllavo una grotta vidi uno strano blocco: era tutto nero e viola, provai a
estrarlo con il mio piccone, era molto duro, ma dopo circa 8 secondi il blocco
si ruppe e lo presi nel mio zaino.
Scavando
ancora trovai altri blocchi che estrassi; dopo qualche ora tornai in superficie e andai
da Bruno a chiedergli cosa fosse quel blocco.
Quando
arrivai da lui gli dissi “Ehi, Bruno, ho trovato un blocco molto strano mentre
scavavo!”. Lui mi rispose: ”Fammi vedere” e da lì in poi parlammo per ore, a
fine discussione io salutai e tornai a casa.
Mi
aveva detto che quel blocco si chiamava Ossidiana e che era rarissimo, mi aveva
detto anche che piazzando quei blocchi in una particolare posizione e
accendendo un accendino veniva un
portale che ti portava in una dimensione che si dice sia l’inferno o il sole.
Passarono
altri tre mesi da quando trovai l’ossidiana e io continuavo a fare progressi, trovai
diverse cose in tutto il mondo: tesori, animali rarissimi ecc.
CAPITOLO 13
L’ARMATURA DI DIAMANTE E LA STREGA BABAYAGA
Una
volta stavo scavando e trovai una fonte di diamante che raccolsi, con quei
diamanti mi feci un’armatura completamente di diamante, con quell’armatura ero
protettissimo da ogni forma di dolore.
Una
volta stavo esplorando una palude. Mentre mi guardavo intorno vidi una sorta di
casa in legno, sembrava essere abbandonata, io mi ci avvicinai ed entrai da un
buco nel muro.
Vidi
innanzitutto che era molto buia, c’era un letto rosso, un tavolo con sopra
delle bottiglie, c’erano anche delle casse, ma mentre mi stavo girando, nell’angolo
della casa intravidi una figura umana, la illuminai con una torcia e vidi che
era una donna, che sembrava essere una strega.
Io le
dissi: “Ciao..” e lei non rispose, era vestita di viola ed aveva un cappello da
strega.
Lei
mi disse a bassa voce: “Prendi quello che vuoi, poi vai via!”; io annuii con la
testa ed iniziai a guardarmi intorno e a guardare quelle bottiglie sul tavolo, io
chiesi cosa fossero e lei mi disse che erano pozioni fatte da lei, ne presi qualcuna
e me le infilai in tasca. Stavo per andare via quando mi venne in mente una
cosa da dire: “Lei come si chiama?”, lei rispose “Babayaga”, io la salutai e me
ne tornai a casa.
Poco dopo scoprii che effetti avevano quelle pozioni, una di color verde
chiaro mi faceva saltare in altissimo, una verde scuro era veleno, azzurra era
di apnea, blu mi faceva vedere come se fosse giorno la notte, quella rosa
curava, quella rossa ti faceva correre velocissimo ed infine quella nera ti
rendeva invincibile.
Un
giorno provai a creare io delle pozioni, con diversi ingredienti. Dopo più di
330 tentativi riuscii a fare una pozione di salto, bastava prendere dell’acqua,
del pelo di coniglio e una stecca di fuoco; dopo tempo riuscii a fare tutte le
pozioni possibili ed immaginabili.
CAPITOLO 14
IL SOTTOMONDO
Un
giorno scelsi di costruire il portale per quella dimensione di cui Bruno mi
aveva parlato.
Feci
una forma rettangolare, e dopo accesi con un acciarino e in quel momento il portale si accese, io
provai a vedere cosa ci fosse dentro questo portale, ma vidi solo del viola.
Prima
di entrare sussurrai tra me e me: “In bocca al lupo” ed entrai nel portale.
Mi
successe esattamente la stessa cosa che era successa nell’altra dimensione e cioè che mentre entravo avevo la nausea e
mal di testa.
Quando
fui dentro intorno a me vidi un cielo completamente arancione come se fosse di
lava, era tutto incandescente e di fuoco, era fatto di una roccia rossa molto
calda.
C’era anche della lava poco lontano da me: mi
avventurai un po’ e dopo circa 10 minuti vidi una figura che sembrava essere un
polpo tutto bianco che volava: era lungo circa 7 metri e sembrava mi volesse
attaccare, infatti dopo pochissimo lui mi lanciò una palla di fuoco che
soprannominai FIRE BALL.
Io
schivai il colpo e gli tirai una freccia con il mio arco, gli dovetti tirare 3
frecce per ucciderlo, dopo mi girai e vidi un altro di quei polpi che mi tirò
una fire ball, io ero vicino ad una pendenza e perciò con quella fire ball mi
fece cadere su un mare di lava.
Mentre
cadevo bevvi una pozione che mi faceva essere immune al fuoco, perciò quando
caddi nella lava non sentii niente, ma mi rialzai e andai verso un’isoletta che
era vicina alla lava.
Circa
un’ora dopo, mentre stavo esplorando, vidi una fortezza di mattoni rossi, io ci
entrai e la esplorai, ad un certo punto vidi una cassa in cui c’erano delle
spade di ferro, una stecca di fuoco e una mappa, io presi tutto senza chiedermi
chi ci avesse messo quelle cose e iniziai a guardare la mappa. La mappa
conduceva sopra una montagna di roccia rossa, io seguii le indicazioni della
mappa fino ad arrivare sopra la cima di questa montagna.
CAPITOLO 15
LA BATTAGLIA FINALE
Lì sentii una voce molto profonda
dire: “Vattene via!” io dissi “no!” ma questa voce ripetè “vattene VIA!!!” io
mi spaventai e tacqui.
Non
avevo intenzione di andare via, ma dopo un po’ vidi poco davanti a me una
figura orribile con 3 teste che mi fissava.
Passarono
pochi istanti e quella figura mi sparò una delle sue teste che subito dopo gli ricrebbe io chiesi se fosse lui quella
figura e mi disse di sì, mi disse anche che era da tantissimi anni che cercava
di invadere il mio mondo e che per colpa degli esseri umani non riusciva mai ad
invadere il mondo, mi disse anche che se mi avesse ucciso avrebbe potuto
invadere il mio mondo e distruggerlo, io dissi “NOO!” ma lui non disse niente e
continuò ad attaccarmi, i suoi colpi mi facevano molto male.
Lo
attaccai e non sembrava a fare niente. Ci combattemmo per un sacco di tempo e
per ore ci tiravamo colpi su colpi e un sacco di colpi con la spada, io perdevo
molto sangue e la mia armatura non sembrava reggere tutti quei colpi.
Combattemmo
per ore e ore finché non ci trovammo su un precipizio; mi aveva rotto il
corsaletto dell’armatura ma quel mostro sembrava stare per morire, avevo finito
l’effetto della protezione dal fuoco e io continuavo a tirargli colpi ma non
moriva.
Ad un
certo punto decisi di sacrificarmi: se avessi afferrato il mostro e mi fossi
buttato nella lava avrei potuto uccidere sia lui che me stesso, in fondo pensai
di aver vissuto già abbastanza e di poter compiere un sacrificio per il mio
mondo e i miei amici allora feci quello che avevo pensato, lo afferrai per il
collo e mi buttai nel precipizio che sotto portava alla lava.
Dopo
non so quanto tempo mi svegliai e mi ritrovai in un’isola vicina al mare di
lava, ero vivo! Non sapevo come potessi essere vivo, per prima cosa guardai
nella lava e vidi il mostro morto galleggiare nella lava, io mi alzai e sentii
molto male alla gamba destra e al braccio sinistro, tornai verso il portale dal
quale ero venuto e tornai a casa.
CAPITOLO 16
CONCLUSIONE
Quando
fui tornato casa andai da Bruno e gli raccontai tutta la mia avventura, quest’ultimo
mi portò da un medico che mi disse che mi ero fratturato la gamba ed il braccio,
mi bendò il braccio e tornai a casa.
La
mia avventura poteva essere considerata finita.
Erano
3 anni che ero nato, tutte le avventure prima o poi finiscono ma io avrei
continuato a fare delle cose e a vivere delle avventure, questa è la fine della
storia, CIAO!
Lavoro stupendo!!!!
RispondiEliminaQuesta passione accomuna i nostri ragazzi....anche Edoardo gioca con un videogioco simile!