Con taaaaantissimo ritardo, dedicherò i post di questa settimana al nostro studio sugli antichi Egizi effettuato in particolare da Mariangela e Camilla lo scorso anno scolastico, corrispondente alla classe IV della scuola primaria.
In realtà, davanti ad una civiltà così grandiosa, nessuno è riuscito a resistere.. per cui... se le due bimbe erano le "studentesse" ufficiali, per Margherita lo studio delle sorelle è stato un piacevolissimo momento di "ripasso", mentre i fratellini più piccoli si sono catapultati con piacere ed entusiasmo tra piramidi, faraoni, sarcofagi e geroglifici.
Oggi vi mostro, intanto, le "lezioni" preparate da me.
Qui, scaricabile su Scribdt (se non dà problemi, come a volte accade), il testo preparato per Mariangela (già per Margherita, in verità).
Qui di seguito, invece, la
versione semplificata, con testo più conciso, in stampatello maiuscolo e con tante immagini a colorare, preparato per Camilla.
Vi mostro direttamente le pagine colorate dalla bambina.
Al termine dello studio teorico, ci siamo poi regalati una bella giornata al museo archeologico di Bologna, dov'era allestita un'interessantissima mostra proprio sugli Egizi, con elementi provenienti da diverse parti del mondo.
Alcune immagini ufficiali...
... ed alcuni nostri scatti!
L'entusiasmo per questa visita è stato così grande, che il giorno seguente tutti i bambini hanno dedicato i loro scritti e pensieri al "Museo egizio".
GIOVANNI
MARIANGELA
MARGHERITA
Ieri sono andata a vedere la mostra
“Egitto, splendore millenario” al Museo Civico Archeologico di Bologna, insieme
alla mia famiglia.
Una volta arrivati in città, abbiamo
preso il tram e siamo arrivati al museo.
Oltre alla collezione permanente sulla
civiltà egizia, c’era una mostra particolare: reperti provenienti da musei di
tutto il mondo erano esposti lì per qualche mese.
Quando siamo entrati, sono stata
travolta dallo stupore.
La sala era piena di ritrovamenti
meravigliosi: statue, statuette, vasi e vasetti, ciotole e poggiatesta in
terracotta si alternavano sugli scaffali, dietro teche di vetro e per me è
stato talmente bello da togliere il fiato.
Ho fotografato ogni cosa, ogni
dettaglio.
C’erano vasi dai bordi sbalzati,
statuette che nelle loro pose statiche ti osservavano con i loro lunghi occhi a
mandorla, ciotole e vasellame in alabastro semitrasparente e talmente tanto
altro che è impossibile raccontare tutto.
Dopo siamo passati alla seconda
stanza: lì c’erano soprattutto stele, bassorilievi e antichissimi fogli di
papiro consunto ma ancora decifrabile.
Non posso descrivere l’emozione che ho
provato nel vedere quei fogli e blocchi di pietra e calcare incisi, dipinti o
scolpiti.
Mi sono soffermata a lungo a scrutare
i geroglifici scalfiti con una precisione tale da sembrare stampati, minuscoli
segni incisi sulla pietra per l’eternità.
Tra quel fitto intreccio di lettere mi
è sembrato di tornare nei lori giorni, più di 5000 anni fa, e mi sarebbe tanto
piaciuto sapere cosa ci fosse scritto.
Di alcuni geroglifici sapevo la
traduzione nel nostro alfabeto, ad esempio: il gufo è traducibile nella lettera
N, la lumaca nella lettera S, eccetera.
Anche i bassorilievi erano di uno
splendore ineguagliabile.
Talmente belli che lentamente mi sono
immersa nella vita quotidiana degli Egizi, avventure comuni di persone comuni
di 5000 anni addietro.
Le immagini intagliate mi hanno presa
per mano e portata con loro, nell’antico Egitto.
Ho visto da vicino gli schiavi e i
loro padroni, gruppi di belle donne che raccoglievano frutta o portavano anfore
d’acqua, faraoni e regine attorniati da schiere di servi muniti di grandi
ventagli di piume oppure dèi statici e ricchi di decorazioni che osservavano
con sufficienza il mondo circostante.
E mentre guardavo quelle figure,
pensavo a come la vita degli scultori che li hanno creati si fosse intrecciata
con la mia, in modo unico e irripetibile.
Chi ha scolpito tutte quelle stele,
bassorilievi o statue, tramite le proprie opere vivrà in eterno dopo la sua morte, verrà per sempre ricordato tramite la sua opera.
E’ una cosa difficile da spiegare, lo
so, ma io mi sono sentita così.
Un’altra cosa che mi ha colpita molto
è stato il colore: nonostante gli anni le figure erano ancora vagamente colorate!
Pensare che fossero solo polveri
vegetali o minerali legate fra loro da bianco d’uovo, latte, acqua o miele
riesce quasi impossibile.
Nella terza stanza c’erano statue,
gioielli, monumenti, giocattoli e modellini.
I gioielli, infatti, erano una delle
cose più belle del museo: amuleti portafortuna, collane di zaffiri, pietre,
rubini, braccialetti d’oro massiccio e orecchini facevano mostra del loro
splendore uno di fianco all’altro dietro al vetro.
Il gioiello più bello, però, era il
diadema.
Un diadema femminile, d’oro e pietre
preziose, di una bellezza straordinaria.
Mi sembra di vedere principesse egizie
o regine indossarlo sopra le loro fluenti parrucche nere, belle come dee.
C’erano anche diversi modellini di
navi, di legno stuccato e dipinto con le statuine dei marinai e la cabina cava.
Molto graziosi, ma ho preferito altre
cose.
Ho visto persino una bambola, una
figurina abbastanza piccola, con solo le braccia (probabilmente le gambe erano
coperte dal vestito) e una folta chioma di capelli di corda.
Era davvero bellissima.
In quella stanza io mi sono anche
innamorata.
Non di una persona, ma di una statua,
o meglio di tre statue.
La prima era quella di Maya, il
sovrintendente al tesoro reale di Tutankhamon.
Qualcuno ha deciso di scolpirlo e lui
è arrivato fino a noi, con il suo ampio vestito e la sua espressione vitrea e
immobile.
L’altra statua è quella di Meryt, il
cantore di Amon, che era però una donna.
Talmente bella da bloccare il respiro.
Aveva una lunga parrucca intrecciata,
un viso severo e femminile, gli occhi a mandorla, labbra perfette e un lungo
vestito.
La cosa speciale, è che Maya e Meryt erano
marito e moglie.
La terza statua, infatti, li
rappresentava insieme, seduti l’uno accanto all’altro.
Loro sono passati alla storia insieme,
vicini.
Il loro amore non è mai finito ed è
una cosa bellissima, secondo me.
Posso dire che sia stata una delle mie
cose preferite.
Le ultime stanze, invece, contenevano
mummie, sarcofagi e vasi funerari.
Anche questa è stata una delle mie
stanze preferite.
Per cominciare c’erano i “vasi canopi”,
vasi dove venivano messe le viscere del defunto durante la mummificazione.
Il coperchio era a forma della testa
del defunto, dipinto con i suoi lineamenti.
Infatti erano tutte una diversa
dall’altra.
Dopo c’erano le mummie
di animali.
Mummificavano gatti, pesci,
coccodrilli, caimani, ibis, falchi e serpenti.
Il gatto era un animale sacro agli Egizi,
tanto che la dea Bastet era raffigurata come una donna con la testa di gatto e
spesso addirittura come una gatta.
La mia mummia preferita è stata quella
del gatto nel sarcofago.
Era talmente rara e dettagliata che mi
ha davvero sorpresa.
Infine c’erano le mummie umane.
Siccome mi aspettavo di trovare solo
una mummia, mi sono meravigliata molto.
Di mummie, infatti, ce n’erano tre o
quattro!
Mi hanno fatto impressione, però erano
molto affascinanti.
Le bende erano perfettamente
conservate, solo un po’ ingrigite, ma è il minimo che potessero fare.
La parte migliore, però, erano i
sarcofagi: ce n’erano moltissimi.
La cosa particolare era che ognuno
aveva un volto diverso, dipinto minuziosamente, con gli occhi truccati e i
lineamenti ben definiti.
I visi erano dorati e il corpo di
legno affrescato con piccole immagini, geroglifici, dipinti di Iside od Osiride
ed altri dèi.
Anche l’interno dei sarcofagi era
dipinto con l’immagine di un dio o del defunto, oppure era scritto in
geroglifico.
Era molto emozionante vedere quei
sarcofagi aperti oppure chiusi che ti fissavano immobili come se ti
giudicassero.
Dopo aver osservato e fotografato
tutto, siamo passati velocemente per la collezione permanente del museo.
Lì mi sono piaciuti molto i vasetti in
cui le donne egizie mettevano i cosmetici, le creme per il corpo, i profumi
ecc…
Dopo di ciò, purtroppo, siamo dovuti
uscire.
Abbiamo mangiato al volo un panino e
siamo tornati a casa.
Al museo ho provato talmente tante
emozioni da esserne quasi ubriacata.
Gli Egizi sono, e resteranno sempre,
la mia civiltà preferita.
Camilla e Tommaso erano probabilmente un po' immaturi per apprezzare appieno lo "splendore millenario " esposto al museo: anche loro, però, hanno scritto o mi hanno "dettato" le loro impressioni e conservano un ricordo vivo di quella giornata.
CAMILLA
Ieri sono andata al Museo egizio di Bologna.
Ho visto delle piccole piramidi, delle belle statue, dei gioielli, una bambola, dei bassorilievi scritti in geroglifici, dei sarcofagi tutti d’oro e dipinti e delle mummie di uomini e di animali.
Mi sono un po’ annoiata pero’ mi e’ piaciuto.
TOMMASO
Siamo
andati al museo di Bologna egizio.
C’erano
molte statue del faraone belle, e al museo c’erano anche delle mummie e delle
tombe con dentro le mummie.
C’era
anche il gatto imbalsamato e anche un alligatore imbalsamato senza gli occhi,
un adulto e un cucciolo.
Mi è
piaciuta molto la roba che c’era.
Quello
che mi è piaciuto di più nel museo è stato il faraone.
Siamo
andati anche sul tram e mi sono molto divertito: era come una specie di treno e
mi sono anche divertito ad andare a Bologna ed anche nel parcheggio
sotterraneo.
Dato
che sono stato bravo, la mamma mi ha dato un gioco.
Nel prossimo post, l'arte egizia interpretata dalla nostra creatività.