Negli ultimi tempi, da amici e conoscenti
in-e-fuori blog, mi è stato chiesto parecchie volte: "Ma come fai? Come
fate? Come vi organizzate? Com'è una vostra giornata-tipo?".
Dico "ultimamente" perchè da
quando facciamo anche ufficialmente scuola familiare, con l'ingresso delle
bambine più grandi nell'età della scuola dell'obbligo, la curiosità intorno al
caso di questa stramba famigliona è aumentata ulteriormente. Ma, in effetti, i
primi "Ma come fate?" hanno iniziato a fioccare già molto tempo fa,
diciamo con l'arrivo della seconda gravidanza (quella di Camilla) così
ravvicinata alla prima, da quella notizia appresa e comunicata all'esterno
quando Margherita aveva solo 5 mesi.
Inutile dire che 4 bambini in 3 anni e
mezzo sono - oggigiorno - una cosa strana, così come 5 in 6 anni, per lo più
per così dire "home-schoolarizzati".
Così, se qualche anno fa le curiosità
erano per lo più di ordine pratico, legate all'accudimento di tanti bimbi tutti
piccolissimi (passeggini, seggioloni, pannolini, biberon, ecc.), oggi è
proprio il fare scuola in casa ciò che, in generale, di noi colpisce di più.
Ho accettato, quindi, volentieri l'invito
di MammaSimo che mi ha chiesto più di recente di raccontare come sia
strutturata una nostra giornata.
Il valore delle routines in generale.
Innanzitutto, c'è da dire che, in casa
nostra, routines ed improvvisazione, necessariamente convivono.
Le routines, le ritualizzazioni dei vari
momenti della giornata, le regole sono un punto fermo delle nostre giornate e
dell'educazione dei nostri figli. Per una necessità pratica ed immediata,
ovviamente: sulle regole, sui punti fermi su cui non transigere, si fonda
l'ordine. Elemento che, in una maxi-famiglia, va ricercato, curato e preservato
il più possibile.
Ma è anche un'esigenza fondamentale dei
bambini. Di ogni bambino. Che, sulla stabilità familiare e su un ritmo ordinato
e cadenzato, sulle ritualizzazioni e la ciclicità basano idee, valori e
sicurezza.
Che hanno un'estrema necessità di punti
fermi, di punti di riferimento e quindi anche di paletti.
In una famiglia numerosa, tutto ciò, anche
nei suoi aspetti più spiccioli e banali, è ancor
più vero. E' una questione d'ordine pubblico, diciamo noi.
Immaginate una famiglia
di sette persone in cui ciascuno si sveglia all'ora che preferisce, in cui a
partire dalla colazione, tutto è scaglionato, sfarfallante in qua e in là:
sarebbe impossibile.
Flessibilità.
Certo, le ritualizzazioni
sono importanti, ma altrettanto lo è la flessibilità. L'improvvisazione, molto
spesso, diventa necessaria. Inevitabilmente, una bella giornata di sole, un
pranzo speciale da preparare, il desiderio di una passeggiata, l'idea di un
pic-nic, ma anche un malanno stagionale (che da noi il più delle volte si
tramuta poi in epidemia) richiedono di cambiare rotta, anche all'improvviso.
Per cui capita di chiudere i quaderni, il pc e mollare le lavatrici, per uscire
tutti insieme, o per raccontare una storia, o per chiudersi in cucina ad
impastare il pane o i biscotti.
La mattina.
Al di là di scuola o non
scuola, secondo la routine quotidiana i bambini vengono svegliati tutti
insieme, alla stessa ora.
Con qualche differenza
tra estate ed inveno, circa alle 7,45- 8,00.
Da lì, facciamo colazione
tutti insieme. Poi, bagno, vestiti e preghiera del mattino. Preghiamo sempre
tutti insieme, ad alta voce. Questo è il primo vero rituale della giornata. In cameretta,
davanti ad una bella immagine della Madonnina. Poi, orologi
del tempo e, in genere,
attività didattica. La maggior parte dell'anno in salotto; con la bella
stagione, in cortile o dove capita: per strada, al mercato, in mezzo a un
campo, in bicicletta, in un parco, in gita. Ogni posto è fonte di stimoli, in
ogni luogo si può "studiare" ed apprendere. A tutte le età, dai bimbi
più piccoli a noi genitori che, spesso, impariamo cose nuove o riflettiamo su
nozioni prima possedute solo superficialmente proprio grazie alla curiosità dei
nostri bambini.
All'attività didattica in
senso stretto non dedichiamo più di un'oretta per volta, di solito due volte al
giorno per i più grandi.
Poi, in tarda mattinata,
gioco libero, favole, a volte un po' di tv (cartoni animati selezionati da
noi).
Pranzo verso le 11,30,
massimo 12.
Questo orario un po'
insolito deriva dal nostro essere del nord ed è un retaggio dei tanti bimbi
piccoli vicini d'età per cui la pappa era necessariamente in un'ora "da
bimbi".
Il pomeriggio.
Dopo pranzo, ancora
giochi, pisolino per chi lo desidera (in questo li lasciamo molto liberi:
ognuno ha i propri ritmi) ed ancora un po' di attività. Di solito facciamo
italiano al mattino e matematica al pomeriggio. A seconda del periodo, interi
pomeriggi vengono poi dedicati alla pittura, all'attività artistica in
generale, o alla costrruzione dei nostri giocattolini fatti in casa. Così com'è
sempre di pomeriggio (tempo più lungo) che si svolge la maggior parte dei
nostri "pasticci": esperimenti, ricette in cucina, marmellate,
fanghi, travasi...
Poi ancora tanto gioco e,
nella stagione fredda, spesso un'uscita. Per le bambine, anche danza, due volte
la settimana.
Bagno dei bambini: in genere, prima di
cena. Spesso i "santi nonni" ci danno una mano per questo,
soprattutto per lavare i capelli lunghi delle tre bambine.
La sera.
Cena verso le 18,30-19,00.
Da lì inizia la "trafila" delle
incombenze domestiche: sparecchio, lavastoviglie, giretto col cane, pigiamini,
doccia di papà e, infine, la mia.
Quindi vengono i pigiamini, le preghiere,
un pizzico di tv per favorire l'abbandono tra le braccia di Morfeo ed infine
tutti a nanna.
In estate, tutto è un po' invertito: al mattino
presto (entro le 9,00) usciamo sempre, per un giretto in bicicletta o magari
solo un po' di giochi o disegni in cortile. L'attività didattica si svolge
prevalentemente di pomeriggio, nelle ore calde in cui comunque staremmo in
casa. Poi, dopo cena, facciamo un'altra passeggiata in bicicletta, per tornare
a casa verso le 21,30. Quando troviamo programmi interessanti, andiamo in
piazza o in qualche paese vicino per qualche spettacolo o manifestazione
all'aperto.
Due aspetti particolari
della quotidianità: la lettura ed il lavoro del papà.
Su due aspetti è bene
dire una parolina in più: la lettura ed il lavoro un po' particolare di Papà
Giorgio.
Cominciando dalla lettura, bisogna dire che non c'è un momento fisso e prestabilito,
ma si legge quando c'è un minuto libero, magari anche solo un piccolo
interstizio di tempo prima o dopo cena, soprattutto nelle ore tardo-pomeridiane
o serali. Margherita, poi, di tanto in tanto intrattiene i fratellini leggendo
loro qualche favola, o più spesso si ferma da sola a leggere; e questo sta
diventando il suo passatempo preferito. Proprio per questo, i libri sono sempre
il regalo meglio accetto per le varie ricorrenze.
Tutto questo è in parte
reso possibile anche dal particolare lavoro
di Papà Giorgio, che è un funzionario pubblico il cui lavoro consente orari
fissi ma ampiamente flessibili, molto tempo libero, gestione assai libera
delle ferie e parecchie possibilità di assentarsi per le varie necessità
familiari quali le malattie dei bambini. Inoltre, bisogna dire che c'è
anche un male che si trasforma in bene: Papà Giorgio infatti soffre di bronchite
cronica asmatica, il che lo costringe spesso ad assentarsi nei mesi autunnali
ed invernali...insomma il papà è molto presente. A giorni, poi, dovrebbe anche
iniziare l'esperienza del telelavoro, che gli consentirà di recarsi fisicamente
in ufficio solo una mattina a settimana, lavorando da casa al pc gli altri 4
giorni lavorativi.
Due giornate particolari:
il sabato e la domenica.
Cominciamo dal sabato. Di solito il sabato
mattina non si fanno attività, ma usciamo tutti insieme, per fare acquisti o
anche solo per un giretto in allegria. Sempre il sabato, poi, facciamo
il catechismo, chiamando da parte Margherita con Papà Giorgio, mentre i
fratellini stanno con Mamma Elly. Anche il catechismo, però, risente del nostro
clima familiare, per cui spesso lo si fa conversando a tavola con tutta la
famiglia, oppure commentando insieme un fatto di cronaca locale o nazionale. La
nostra fede riempie le nostre vite, permeando dell'amore e della Parola di Dio
anche i piccoli gesti quotidiani.
La domenica è il giorno
della Festa e della Messa. Certo, con 5 bimbi, anche qui, l'organizzazione
è piuttosto articolata. Soprattutto per la messa delle 9,00 del mattino.
Fortunatamente i nonni ci danno una gran mano, arrivando a casa nostra già
verso le 7,45.
In questo giorno speciale
della settimana, tutti ci prepariamo per bene. Soprattutto i bambini, che
sfoggiano per la Messa i loro vestitini eleganti, gli abiti da domenica, belli
per rendere culto a Dio.
In chiesa - o, come in
questo periodo post-terremoto, sotto il tendone - le
"vecchiette" e tante persone ci conoscono e ci guardano con
tenerezza. PapàGiorgio è accolito, quindi supervisiona i bimbi
dall'altare...io e i nonni ci impegniamo molto, ma alla fine, di solito, le
cose vanno bene.
Li abbiamo abituati così
fin da piccolissimi, prendendo con noi anche i neonati. La "fase
critica" è quella che va circa dall'anno ai 2 anni e mezzo. Superato
questo periodo, diventa davvero un rito. Domenica dopo domenica, i bambini
imparano a stare sempre più composti, a parlare il meno possibile e a bassa
voce; quindi ad alzarsi e sedersi al momento opportuno; infine, a rispondere alla
Messa con le preghiere al momento giusto.
Dopo la Messa, tutti a casa, a
giocare e finire di preparare il pranzo festivo che, nell'ultimo anno, ha visto
aggregarsi a noi anche la famiglia d'origine di mio marito e talvolta la mia.
Domenica di festa per noi, da buoni emiliani, vuol dire "necessariamente" pasta fresca, sfoglia
fatta in casa con uova e farina: tagliatelle, lasagne, tagliolini, tortelloni,
tortellini... in tante, tantissime varianti. Poi il pane caldo fatto in casa da me, un secondo di carne, in genere
due contorni e spesso due dolci. Un pranzone ghiotto per 10 persone, tra buon
vino ed allegria.
Il pomeriggio (dopo il
sonnellino di bimbi e papà, mentre io mi affretto tra le mille incombenze di
casa...sparecchio, piatti, pulitine varie, lava-asciuga panni...stiro...) è in
genere un buon momento per uscire.
A piedi o in bicicletta,
per il centro o in campagna, estate o inverno che sia, un po' di movimento ed
un po' d'aria sono sempre piacevoli.
Una casa sempre in
movimento.
Tutto il trambusto appena
descritto è solo in parte specchio delle nostre giornate.
Che, in pratica,
risultano molto molto più movimentate.
Se per mia natura tendo
ad essere piuttosto frenetica (il più delle volte è compito della mente
ordinata e precisa di PapàGiorgio impedirmi di decollare per la tangente) una famiglia di sette persone più un cane arruffone e un po' "sclerotico"
(la nostra Matilde) non ci basta: per cui, più o meno ogni giorno e ad ogni
ora, può capitare di avere "gente in più" per casa: un bello stuolo di nonni, nonne e bisnonnne, due zii, amici-con-bimbi, tanti vicini di
casa che ci vogliono bene... un andirivieni che vivacizza notevolmente la
nostra vita.
Anche quando usciamo,
grazie anche all'atmosfera "da paese" della nostra cittadina, c'è
sempre qualcuno che ci ferma per fare quattro chiacchiere o, se non ci conosce,
per la domanda di rito: "Tutti vostri?" o "Ma siete un asilo/una
scuola?". Per cui i bambini sono attorniati da una fitta rete di
relazioni, familiari e non, che arricchiscono notevolmente il loro bagaglio
personale.
La mia giornata, la mia vita da mamma è assai frenetica,
sempre piena piena piena: la mia sveglia, quando non ci pensa il piccolino di
turno con il suo biberon di latte, suona (metaforicamente) verso le 6,00: è
questa la mia ora, il momento più prezioso e proficuo della giornata. Per mia
natura sono piuttosto mattiniera e l'energia del mattino è davvero
imparagonabile. In quel paio d'ore non assediate preparo la giornata di tutta
la famiglia: dai vestiti alla colazione, ad un po' di faccende domestiche,
alla programmazione (didattica e non) giornaliera o settimanale.
Come faccio? Col tempo, ho imparato a
chiudere un po' gli occhi sulla casa. Ho capito che perfetto ordine e
pulizia erano soltanto un'utopia, con una famiglia così.
Che, per stare dietro alla casa, rischiavo
di diventare l'unica persona a non giocare mai con i bambini. Che volevo
permettermi "il lusso" di sedermi sul pavimento con loro, coccolarli
e leggergli una favola.
Ora, quindi, lascio indietro un po'
sull'ordine e la pulizia grossa per dedicarmi più pienamente ai miei figli.
La casa,
un po' scuola e un po' baraonda,
ne risente abbastanza. I cassetti non sono mai del tutto in ordine, i cambi di
stagione negli armadi mai del tutto completati.
Già qualche anno fa abbiamo scelto di
investire i soldi risparmati da una retta di asilo in un po' di aiuto
domestico, un paio di volte la settimana. Qualche ora che qui non è mai del
tutto risolutiva. Ma aiuta nella pulizia più profonda, come i vetri, i
pavimenti, ecc...
Quello che non trascuro mai è la cucina.
Un po' per passione personale; un po' per passione familiare (siamo una
famiglia di buongustai), un po' perchè credo fermamente nell'educazione
alimentare come educazione al gusto e al mangiar
bene, nel senso di mangiare cose buone e genuine. Soprattutto cibi preparati in casa, con cura,
amore ed attenzione.
Perchè credo che il profumo ed il sapore
del pane o di una torta fatti in casa riempiano l'anima, oltre alla pancia. E
spero che i miei figli, da grandi, ricordino questi profumi e questi sapori, e
scelgano sempre la qualità, piuttosto che la quantità o la velocità.
Margherita |
Camilla |
Mariangela |
Giovanni |