L'ultima settimana è stata caratterizzata da temperature miti, gradevoli, decisamente non autunnali.
Qualche giorno fa, Giovanni ha persino raccolto nel prato -con immensa meraviglia e grande orgoglio- una tenera margheritina.
Ecco l'occasione per spiegare l'estate di San Martino, collegando tra loro in maniera semplice e spontanea osservazione della natura, sentimento religioso popolare, lingua italiana, arte, disegno e piacere di stare a tavola.
Così ho dapprima letto ai bambini la leggenda (nella bella versione di Menicucci postata da Lapappadolce).
Poi, ieri mattina, siamo andati tutti al mercato per acquistare le prime castagne dell'anno.
E stamattina Margherita ha scritto la poesia di Nano Giustino sotto dettatura e poi illustrato la leggenda, mentre i fratellini la coloravano (immagine tratta da midisegni.it), aiutati da diverse immagini sacre.
Nel pomeriggio ci siamo poi dedicati alla castrazione dei marroni, in attesa di gustare le caldarroste, questa sera...
San Martino
San Martino era un bel soldato, giovane e forte. Se ne
andava, in un giorno di novembre, lungo una strada di campagna e si riparava
dalla pioggia con un pesante martello che l’avvolgeva tutto.
“Che brutta stagione!” disse guardandosi attorno.
Gli alberi avevano perduto le loro foglie e alzavano i rami
stecchiti e nudi verso il cielo grigio, tutto uguale, che prometteva pioggia
per chissà quanto tempo. Non c’era un fiore nei prati; quella poca erba era
tutta inzuppata d’acqua e in mezzo vi saltavano le rane e facevano gre gre.
La strada era deserta, tutti stavano riparati dentro le case.
Soltanto un mendicante se ne stava seduto sopra un paracarro, al margine della
strada e tremava sotto la pioggia, cercando di ripararsi sotto pochi cenci che
ormai erano intrisi d’acqua e non servivano più a nulla.
“Poveretto!” disse Martino, fermandosi davanti a lui… “Vorrei
tanto aiutarti, ma i soldati sono poveri e ti dico la verità che in tasca non
ho neppure una moneta per farti bere qualcosa che ti scaldi”.
“Non importa” rispose il poveretto rannicchiato sotto
l’acqua. “Mi hai detto una buona parola. Anche questa è carità. Non capita
spesso…”
“Aspetta!” disse ad un tratto Martino “Qualcosa ce l’ho”.
Trasse la spada e tagliò il mantello in due parti.
“Ecco qua” disse contento “Mezzo per uno e staremo abbastanza
caldi tutti e due”. Posò il mantello sulle spalle del vecchio che lo guardava
con riconoscenza e proseguì lietamente il suo cammino.
Poco dopo incontrò un altro mendicante, anche questi lacero e
tremante sotto la pioggia gelida che veniva giù.
“Quanti poveri ci sono al mondo!” disse fra sè Martino e la
sua bella contentezza era svanita. Lo spettacolo della miseria gli aveva
rattristato il cuore. Senza neppure pensarci su un momento, si tolse la metà
del mantello che si era gettato sulle spalle e lo regalò al mendicante.
Martino camminava e pregava Dio per la povera gente e si sentiva il cuore pieno di amore e di pietà. Era così assorto nei suoi pensieri che non si era neppure accorto che aveva smesso di piovere. Guardandosi attorno pensò di sognare. Il cielo si era schiarito e le pozzanghere erano piene di riflessi azzurri. All’orizzonte era apparso un bellissimo arcobaleno e il sole era caldo e luminoso. Le siepi erano tutte fiorite e gli uccellini, sugli alberi, cantavano lietamente. Non pareva più autunno, ma la dolce e tiepida primavera.
Dio aveva voluto ricompensare l’atto generoso di Martino e gli aveva mandato un segno della sua benevolenza.
Martino camminava e pregava Dio per la povera gente e si sentiva il cuore pieno di amore e di pietà. Era così assorto nei suoi pensieri che non si era neppure accorto che aveva smesso di piovere. Guardandosi attorno pensò di sognare. Il cielo si era schiarito e le pozzanghere erano piene di riflessi azzurri. All’orizzonte era apparso un bellissimo arcobaleno e il sole era caldo e luminoso. Le siepi erano tutte fiorite e gli uccellini, sugli alberi, cantavano lietamente. Non pareva più autunno, ma la dolce e tiepida primavera.
Dio aveva voluto ricompensare l’atto generoso di Martino e gli aveva mandato un segno della sua benevolenza.
Da allora, nel pieno dell’autunno, s’è sempre qualche giornata
tiepida, il sole splende e i rami spogli provano anche a mettere qualche gemma.
Gli uomini dicono che quella è l’estate di San Martino che il cielo, ogni anno,
manda sulla terra per ricordare l’atto pietoso del Santo che regalò il suo
mantello ai poveri.
M. Menicucci
Poesia
La leggenda di San Martino
Umido e freddo spunta il mattino,
ed a cavallo va San Martino.
Quand’ecco appare un mendicante,
lacero e scalzo, vecchio e tremante.
Il cavaliere mosso a pietà,
vorrebbe fargli la carità
Ma nella borsa non ha un quattrino,
e allora dice: “Oh, poverino!
Mi spiace, nulla io posso darti,
ma tieni questo per riscaldarti”.
Divide in due il suo mantello,
metà ne dona al poverello.
Il sole spunta e brilla in cielo,
caccia la nebbia con il suo velo
E San Martino continua il viaggio,
sempre allietato dal caldo raggio.
ed a cavallo va San Martino.
Quand’ecco appare un mendicante,
lacero e scalzo, vecchio e tremante.
Il cavaliere mosso a pietà,
vorrebbe fargli la carità
Ma nella borsa non ha un quattrino,
e allora dice: “Oh, poverino!
Mi spiace, nulla io posso darti,
ma tieni questo per riscaldarti”.
Divide in due il suo mantello,
metà ne dona al poverello.
Il sole spunta e brilla in cielo,
caccia la nebbia con il suo velo
E San Martino continua il viaggio,
sempre allietato dal caldo raggio.
(Nano Giustino)
Ieri sera ho letto proprio questa storia ai bambini... e domani facciamo le lanterne. Che bel disegno!
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