venerdì 23 novembre 2012

La Colletta Alimentare ed il valore della Carità cristiana

Domani, in tutta Italia, a cura della Fondazione Banco Alimentare, si svolgerà davanti a numerosissimi supermercati e discount la raccolta di generi di prima necessità per i tanti poveri invisibili, che affollano in silenzio le nostre città ed i nostri paesi, già martoriati dalla impietosa crisi economica.
Si tratta, secondo noi, di una iniziativa meravigliosa, che merita il sostegno di tutti, credenti e non credenti.
I nostri bimbi, oggi hanno preparato tutti insieme una vera e propria "lista della spesa" da donare ai nostri fratelli più poveri. Invitiamo tutti i nostri lettori a fare altrettanto.
Anche quest'anno la Giornata nazionale della Colletta alimentare costituisce un momento ideale per soffermarsi a riflettere sul tema della Carità.
Per comprendere il significato più profondo di questa grande Virtù teologale, non c'è testo migliore che il racconto del giudizio universale, secondo la lezione dell'Evangelista san Matteo:

«Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”.
Rispondendo, il re dirà loro: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”.
Poi dirà a quelli alla sua sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch'essi allora risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?”.
Ma egli risponderà: “In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me”.
E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

Senza dubbio è un testo di una profondità straordinaria, una delle pagine del Vangelo che toccano veramente il cuore dell'uomo, di ogni uomo di buona volontà.
In esso, il Re dell'Universo, assiso sul suo trono, ci dice che, misteriosamente, Egli stesso era presente in ogni povero che incontrammo sulla nostra strada. Era Lui che chiedeva l'elemosina all'angolo della strada che ogni mattina percorrevamo distrattamente per andare al lavoro; era Lui che voleva pulire il parabrezza della nostra automobile ferma ad un semaforo; era Lui che si metteva in fila ogni giorno, tra gli sguardi indifferenti dei passanti, per andare silenziosamente a chiedere un pasto alla mensa della Caritas; era Lui che si assiepava su una "carretta del mare", per cercare una vita più dignitosa; era Lui il vecchio che concludeva i suoi tristi giorni in un ospizio, solo e abbandonato da tutti; era Lui l'operaio che finiva stritolato sotto il crollo di un'impalcatura posticcia, in un cantiere abusivo, per portare a casa tre soldi con cui comprare il latte a suo figlio e pagare il mutuo ad una banca strozzina; era Lui il bambino abbandonato da tutti, che cresceva e soffriva in un orfanotrofio dal quale sarebbe uscito per accedere ad una vita di miseria e di disperazione; era Lui il barbone che moriva di freddo all'angolo della strada, mentre dormiva dentro ad un cartone.
Era Lui, era sempre Lui e sarà sempre Lui, fino alla consumazione dei secoli, perché proprio Lui, poco prima di salire sulla croce per amore e solo per amore, ci ha insegnato che "i poveri li avremo sempre con noi", dacché questo mondo, originariamente meraviglioso, è stato orribilmente sfigurato dalla bruttura del peccato originale.
Non la scienza, ma la Carità ha trasformato questo mondo deformato e lo ha reso degno di essere abitato dai figli di Dio.
Il Vangelo ci insegna che tutti, cristiani e non cristiani, saremo giudicati sulla base della Carità, la sola Virtù - ci insegna san Paolo - che resisterà al nostro trapasso nella vera Vita. In Paradiso, la Fede scomparirà, perché Lo vedremo faccia a faccia; la speranza si compirà e, compiendosi, svanirà anch'essa; solo la Carità rimarrà imperitura.
Al di sopra di tutto c'è la Carità: questo significa anzitutto amare Dio sopra ogni cosa e con tutto sé stessi, perché, come Dio ama immensamente l'uomo, così ci chiede di amarLo al di sopra tutto. Dio non si accontenta del secondo posto. Ma questo significa poi amare il nostro prossimo come noi stessi, vedendo in esso, come Sua creatura, il riflesso della bellezza del Creatore. 
Come si può fare tutto ciò? Semplice ed arduo: compiendo le 14 opere di carità che abbiamo imparato al catechismo:
Opere di carità spirituale: consolare gli afflitti; consigliare i dubbiosi; istruire gli ignoranti; ammonire i peccatori; perdonare le offese ricevute; sopportare pazientemente le persone moleste; pregare Iddio per i vivi e per i morti.
Opere di carità corporale: dare da mangiare agli affamati; dare da bere agli assetati; vestire gl'ignudi; alloggiare i pellegrini; visitare i malati; visitare i carcerati; seppellire i morti.
Le opere di Carità non salvano per sé stesse, ma solo se compiute per amore di quel Dio che ci ha amati fino ad andare in croce, povero tra i poveri, per riscattarci da quella colpa antica che ha introdotto il disordine del peccato, nel nostro mondo transeunte. La Carità non consiste in ciò che doniamo al nostro prossimo, ma nell'attitudine spirituale con cui doniamo, perché - ci insegna san Paolo - se anche dessimo il nostro corpo per essere bruciato, ma non avessimo la Carità, nulla ci gioverebbe.
Caritas Christi urget nos!
Pregate Iddio ed amate i poveri ed accumulerete un tesoro nel Cielo.

N.B. Questi sono i disegni e la "lista della spesa" realizzati dai nostri bimbi per la "Giornata Nazionale della Colletta Alimentare", anno 2012.
Margherita

Camilla

Mariangela

Giovanni




Con questo post, partecipiamo anche ai Teachable moments di Palmy.

6 commenti:

  1. Grazie papà Giorgio per queste parole.
    Mi torna in mente uno dei canti secondo me più belli con il quale il nostro coro parrocchiale anima la messa dei ragazzi che è appunto:
    1 Corinti 13

    Se anche parlassi le lingue
    degli uomini e degli angeli,
    MA NON AVESSI LA CARITÀ,
    sono come un bronzo che risuona
    o un cembalo che tintinna.
    E se avessi il dono della profezia
    e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,
    e possedessi la pienezza della fede
    così da trasportare le montagne,
    MA NON AVESSI LA CARITÀ,
    non sono nulla.
    E se anche distribuissi tutte le mie sostanze
    e dessi il mio corpo per essere bruciato,
    MA NON AVESSI LA CARITÀ,
    niente mi giova.
    La carità è paziente, è benigna la carità;
    non è invidiosa la carità, non si vanta,
    non si gonfia, non manca di rispetto,
    non cerca il suo interesse, non si adira,
    non tiene conto del male ricevuto,
    non gode dell’ingiustizia,
    ma si compiace della verità.
    Tutto copre, tutto crede,
    tutto spera, tutto sopporta.
    LA CARITÀ NON AVRÀ MAI FINE.
    Le profezie scompariranno;
    il dono delle lingue cesserà
    e la scienza svanirà…
    Queste dunque le tre cose che rimangono:
    la fede, la speranza e la carità;
    MA DI TUTTE PIÙ GRANDE È LA CARITÀ!

    La nostra lista è già pronta.
    Una piccola curiosità.
    Oggi è anche il "giorno del non acquisto" una proposta per sensibilizzare sulla tendenza a comprare anche quando è assolutamente inutile, per invitare a non accumulare e a vivere in maniera un po' più semplice.
    Io credo però che entrambe le proposte debbano entrare in uno stile di vita e non limitarsi ad una giornata.

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    Risposte
    1. Grazie Catia, per il tuo commento.
      L'Inno alla Carità di san Paolo è uno dei passi, anche letterariamente parlando, più belli e profondi dell'intera Scrittura. Grazie per avercelo ricordato!
      Buona giornata e te e alla tua Famiglia.

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  2. Grazie per i tuoi spunti di riflessione.

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  3. Su questo tema: "Rispondendo, il re dirà loro: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”. " verterà la nostra recitina di Natale con i bambini in chiesa! Grazie per questo bel post.
    Lena

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    1. Grazie a te, Lena, per essere intervenuta e per avere mostrato apprezzamento per il mio lavoro, nel quale ho cercato, secondo le mie capacità, di spiegare l'autentico concetto cattolico di "Carità".
      Un abbraccio a te e alla tua famiglia.

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  4. Bellissimo resoconto! Grazie della partecipazione, mercoledì potrete conoscere gli altri partecipanti!

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