La diagnosi di disprassia per Camilla ci ha messo, indubbiamente, di fronte ad
una riflessione ancor più accurata sul nostro fare home-schooling.
Quindi, come
genitori, educatori ed insegnanti, io e Papà Giorgio stiamo, in questi mesi,
cercando di predisporre - ancor più che in passato - delle attività didattiche,
ludiche e di vita pratica tarate sulle esigenze e le potenzialità della bambina.
A dispetto di
quanto molti potrebbero pensare, noi crediamo che la scuola familiare sia, in
questo caso, un'enorme risorsa, forse l'unica strada praticabile, per vari motivi.
1 - Assenza di paragoni e confronti umilianti
Infatti, vivendo un clima caldo ed affettivamente stabile, la bambina
non soffre il paragone continuo ed il confronto diretto con voti, giudizi,
valutazioni; con commenti sgradevoli e pungenti; con altri genitori o bambini o
insegnanti che la potrebbero considerare come la bambina "strana".
Questo non vuol
dire essere inconsapevoli della situazione o far vivere la bambina in una dimensione ovattata
o iperprotettiva; dentro di lei anche in casa - specialmente in una
famiglia numerosa - il confronto, in qualche misura, avviene comunque ed è inevitabile, ma questo avviene in un contesto talmente naturale e
rassicurante, da non gravare più di tanto sull'emotività della bambina.
Perché Camilla è consapevole - ne abbiamo
parlato con lei ed i fratelli in maniera aperta - delle proprie difficoltà, e
proprio per questo accetta i progressi dei fratelli nel naturale contesto
dell'"ognuno ha i propri tempi", "ognuno ha le proprie
caratteristiche".
Quindi, ad esempio, ha vissuto con
tranquillità l'imparare ad andare in bicicletta senza ruotine di Mariangela o
la facilità di lettura di Margherita o la scioltezza fisica e la buona capacità
di coordinazione di Giovanni.
Camilla sa che, come Margherita ha bisogno
dell'apparecchio per i denti o degli occhiali, come mamma e papà hanno bisogno della scala
per prendere un libro in alto sullo scaffale, così lei ha bisogno di qualche
aiuto esterno (la logopedia, la fisioterapia, la stampatello maiuscolo
scritto in grande) o di qualche strumento per raggiungere
alcuni dei propri obiettivi.
2 - Il vantaggio immenso
dell'insegnamento individualizzato.
Il primo aspetto consiste nel fatto che a lei chiediamo solo quello che può dare, senza
insistenze, senza fretta, senza forzature e senza dover tenere il passo con altri bambini, molti dei quali privi delle sue difficoltà.
Il secondo aspetto consiste nella metodologia didattica: evitiamo accuratamente il metodo oggi praticato in tutte le scuole, che consiste nel proporre ai bambini, su uno stesso argomento, diecimila schede prestampate, l'una diversa
dall'altra e ciascuna con una impostazione completamente differente dalle altre.
Da noi, invece, ogni lettera dell'alfabeto, ad esempio, è
stata presentata in maniera ritualizzata, ciascuna con le stesse modalità, gli stessi
espedienti, gli stessi esercizi utilizzati per le altre.
Nella ripetizione, il bambino disprassico
(ma anche quello non disprassico) acquista la sicurezza data da quell'ordine e
quell'organizzazione che a lui mancano.
Uno degli strumenti che abbiamo utilizzato
sono stati i cassettini delle lettere dell'alfabeto. Si tratta di uno strumento semplicissimo, ma molto efficace: abbiamo acquistato in ferramenta una piccola cassettiera di plastica, di quelle comunemente impiegate per dividere i vari tipi di viti o bulloni. Dentro a ciascun cassettino vengono messe delle piccole letterine di plastica, tutte raffiguranti la stessa lettera; all'esterno del cassettino viene messa la rappresentazione scritta della lettera conservata all'interno. In questo modo, per apprendere la scrittura, la bambina dapprima metteva in fila le singole lettere sul tavolo; in un secondo tempo ha iniziato a ricopiare la parola sul suo quaderno, facilitata dal fatto di vedere realizzato quanto doveva scrivere; il terzo ed ultimo passo, nell'apprendimento delle lettere, è stato quello di togliere di mezzo il cassettino e lasciare che la bambina scrivesse "a memoria" le lettere già apprese. Questo elementare strumento risulta particolarmente efficace perché il bambino disprassico non ha memoria mentale ed ha una sostanziale difficoltà di astrazione e l'apprendimento della scrittura - ed, anzi, la scrittura in sé stessa - è qualcosa di completamente astratto, perché le lettere, in natura, non esistono.
Il passo successivo - se e quando lo si potrà compiere - sarà quello di introdurre il carattere corsivo; non, però, prima del prossimo anno scolastico.
Abbiamo presentato dapprima le vocali, poi
le consonanti: una alla volta, lentamente, da giugno ad oggi.
Poi, la mano con le 5 dita, una per ogni
vocale. Quindi: MA-ME-MI-MO-MU; BA-BE-BI-BO-BU; SA-SE-SI-SO-SU... ecc...
3 - La flessibilità dei tempi,
dei luoghi e delle modalità.
Non dovendo rispettare orari fissi e predeterminati, ogni momento diviene potenzialmente buono per l'apprendimento.
Per la matematica, in particolare, ogni
momento ed occasione sono potenzialmente quelli buoni: a tavola, soprattutto,
Camilla è ben predisposta a contare: i maccheroni che ha nel piatto, i
grissini, le fettine di frutta... sono tutte occasioni per contare ed iniziare ad
eseguire le prime - semplicissime - addizioni e sottrazioni.
Poi, naturalmente, capita spesso di "trovarla"
intenta a contare oggetti per conto proprio, nella tranquillità della
cameretta...
O di proporre di contare qualcosa in luoghi
e momenti inaspettati: durante un recente pomeriggio in campagna, ad esempio,
ci siamo trovati a contare gli anni degli alberi in base al numero dei loro
anelli...
Infine, la libertà degli orari. La bimba sta
effettuando un ciclo di fisioterapia, così come la scorsa estate uno di
logopedia: ebbene, mattina o pomeriggio che sia, per noi va sempre bene, perché l'estrema flessibilità dei nostri orari ci permette di gestire questi impegni
senza stress né grossi equilibrismi o difficili incastri tra orari di
scuola-corsi-rientri pomeridiani o altro.
4 - Attività mirate
A questo proposito, su indicazione
della fisioterapista, abbiamo predisposto per lei diverso materiale di gioco.
La bambina fa molto volentieri la fisioterapia, aspettando l'arrivo di T. con
gioia ed impazienza. Lo stesso fanno i suoi fratelli perché, verso la fine
dell'ora, vengono coinvolti anche loro nei giochi di movimento.
Questo è importante per noi, a livello
familiare, ma è anche un orgoglio particolare per Camilla, che può permettersi
di insegnare ciò che ha imparato ai suoi fratelli, scoprendoli spesso più
"imbranati" di lei. E' stato così, qualche sera fa, per fare e
disfare i nodi, è stata proprio Camilla a mostrare alle sorelle come fare!
Tra questi strumenti ed attività:
- Salire e scendere le scale;
- Fare e disfare nodi;
- Alzare ed abbassare la tapparella;
- Infilare perline, stimolata dal piacere di creare dei bei "gioielli" da indossare e con cui farsi bella;
- Il pannello delle luci colorate: un rettangolo di polistirolo in cui abbiamo ritagliato diverse finestrelle quadrate rivestite di plastica variopinta, che viene
usato al buio, puntando una torcia ora qua ora là sulle singole finestrelle colorate, per allenare il controllo oculare;
- I riquadri di nastro adesivo applicati sul pavimento: per saltare in modo il più possibile ordinato e coordinato, alternando l'uso di ciascuna gamba.
- Massaggi e rilassamento dei muscoli facciali, ecc.
5 - Un aiuto costante, mirato,
attento ma non oppressivo.
La bimba incontra delle grosse difficoltà nel fissare
lo sguardo, e quindi di concentrazione.
Piuttosto che tentare delle misure correttive dirette vere e proprie, noi
preferiamo -ad esempio- portare i bimbi nel bosco per raccogliere le castagne cadute dagli alberi, il che richiede di fissare lo sguardo tra le foglie, per identificarle e quindi raccoglierle. Dapprima la
bimba faceva fatica e, tra le foglie ed i rami caduti, non riusciva
a trovarle. Poi, arrivati ad una radura piena zeppa di frutti caduti, la bimba
è stata facilitata e ne ha trovate e raccolte parecchie; così poi, allenato lo
sguardo e compreso come procedere, anche proseguendo sul sentiero precedente continuava a
scovare castagne e ricci in qua e là, felicissima per questa sua nuova conquista.
La stessa cosa si può riproporre al parco
per cercare le foglie secche, in un campo di grano per spigolare, in un prato
per cercare un certo tipo di fiore... A casa, poi, si possono
"smontare" le spighe esercitando la motricità fine; sbucciare i
piccoli chicchi e triturarli per ricavarne farina, e mille altre attività educative e divertenti.
Per aiutare la bimba a vestirsi e svestirsi con ordine e, in generale, a tenere ordinati e far combaciare i singoli pezzi, abbiamo giocato con gli orsetti da vestire
e svestire con gli abitini di carta, perché ciò stimola la coordinazione
oculo-manuale e richiede attenzione nel far combaciare i pezzi e nel mantenere poi
tutto in ordine.
Inoltre, vestendo
e svestendo gli orsetti, viene facilitata la funzione narrativa, perché da lì si
può ben partire a raccontare una storia: perché orsetta Rosa si mette il
cappottino ed il cappello?
Dove sta andando?
A fare cosa?...
La scorsa estate tanti giochi, esperimenti ed attività con l'aria furono
pensati e strutturati appositamente per lei. Soffiare, fare le bolle,
gonfiare un palloncino, correre, saltare... sono tutte attività psico-motorie
(come si dice oggi) utili, preziose e divertenti, per il bimbo disprassico e
per gli altri membri della famiglia.
Ultimamente, stiamo proponendo anche alcuni giochi di società tradizionali, per aiutare la bimba nell'attenzione, nel fare i conti e nel seguire un ordine. Tra questi, in particolare, il vecchio gioco dell'oca.
Altre attività molto utili, costruttive e insieme divertenti ed appassionanti sono la cucina e la pittura.
Pur essendo, in generale, poco predisposta al disegno, dalla "pittura guidata" Camilla trae una grande soddisfazione e, con il tempo e l'applicazione, è arrivata ad ottenere dei risultati impensabili fino a qualche mese fa e comunque davvero pregevoli.
6 - Il contesto familiare
Il contesto della nostra famiglia, con tanti bimbi tutti vicinissimi d'età, resta fondamentale.
In primo luogo, per i genitori, il fatto di avere molti bambini da seguire, non tutti con le difficoltà di Camilla, aiuta fortemente a vivere con maggiore leggerezza e a non concentrarsi in maniera esclusiva ed opprimente sulla sola bimba disprattica.
In secondo luogo, la famiglia resta sempre e comunque il punto di partenza per tutte le attività, che vedono coinvolti tutti e non sono mai (o sono solo in parte) appannaggio esclusivo della Bambina. Ad esempio, in questo periodo, per la fisioterapia a domicilio che,
anche grazie al nostro fare scuola familiare, Camilla sta effettuando un paio
di mattine la settimana.
7 - Le difficoltà, comunque, non mancano
Tutto bello? Facile? Piacevole?
No, assolutamente.
Un disturbo
generalizzato, qual è la disprassia, proprio per il suo coinvolgere tutta la
persona rischia di diventare veramente pesante da gestire, per il bambino e per
tutta la famiglia.
Le difficoltà sono tante, i progressi altalenanti, a volte
meravigliosamente rapidi, a volte travolti da fasi regressive in cui tutto sembra andare a rotoli. Ad esempio: la bambina ha iniziato a sillabare, ma non è riuscita, finora, ad apprendere la lettura vera e propria, scandendo le parole intere. Avendo una limitatissima memoria interna, specie di astrazione, ad ogni nuova sillaba pronunciata scandendo la parola, dimentica la sillaba precedente e così, ad oggi, risulta ancora del tutto impossibile la lettura.
Le varie competenze (anche le più banali, come il colorare o
lo scrivere il proprio nome correttamente), una volta acquisite, vanno comunque
sempre sostenute con costante allenamento ed esercizio, pena il loro disperdersi in
pochissimo tempo.
Eppure proprio queste difficoltà ci motivano ancor di più a proseguire sulla
strada della scuola familiare, convinti che l'attenzione e l'amore della sua
famiglia, pur sempre uniti anche a supporti professionali esterni possano, alla lunga,
soltanto ripagare con buoni frutti.