Ho
volutamente aspettato qualche giorno per dare questa notizia, per fare in modo
che la cosa si sedimentasse un pochino e, soprattutto, attendendo che fulminei
ripensamenti non potessero modificarla.
Ormai,
però, Margherita ha davvero deciso: i 6 mesi trascorsi a scuola le sono bastati
per capire in che direzione voglia andare, almeno per il momento.
Farà
le scuole medie – oggi Scuola Secondaria di I grado – a casa, da home-schooler.
Nessun
trauma, a scuola; nessun problema d’apprendimento, nessuna difficoltà
insormontabile, anzi: un ottimo rendimento, frequenza costante (solo due
giornate di assenza in 6 mesi, e neppure per malattia), dalla pagella di fine
anno è emersa una bambina educata e diligente, interessata e volenterosa.
Però,
in quest’arco di tempo, Margherita ha avuto modo di confrontare le due realtà,
la vita di prima con quella di dopo, e di sentire di aver perso molto.
Molto
in termini di libertà, innanzitutto: libertà nei tempi e nei modi della propria
vita e del proprio apprendimento; libertà nelle cose spicciole, come l’ora in
cui alzarsi la mattina o andare a letto la sera, di scegliere cosa mangiare ed
in che tempi farlo, libertà di concedersi una gita nel bel mezzo della
settimana, quando si viaggia e si fa tutto meglio, o libertà di giocare e
divertirsi quando le andasse.
Libertà
di dedicarsi alle proprie passioni: quella della lettura, innanzitutto: in 6
mesi ha letto di straforo un solo
romanzo, quando la sua “media” si aggirava e si aggira tutt’ora ad uno-due a
settimana; di scrivere racconti, comporre testi, cucinare, disegnare e
dipingere.
Libertà
di centrarsi su se stessa, in poche parole.
Libertà
d’imparare per il piacere di farlo e per interesse personale, e non in vista di
una verifica, per ottenere un voto.
Quando,
nelle ultime settimane di scuola, vedeva me e le sorelle studiare storia stese
sul lettone, pc e lapbook alla mano, o scienze, durante una scampagnata in
bicicletta, le saliva una notevole nostalgia.
In
tutto questo, si è resa conto che, contrariamente al dubbio da cui era stata
assalita qualche mese fa, a scuola si lavori tanto tanto più tempo – compiti a
casa compresi – ma senza effettivi risultati aggiuntivi, anzi, spesso il
contrario.
D’altro
canto, la scelta è stata comunque un po’
sofferta, perchè “uscire dal coro” non è sempre semplice, soprattutto nella
pre-adolescenza e perché entrambe le
direzioni sarebbero state, comunque, una scommessa sul futuro.
Alla
fine, però, la bambina ha deciso di tornare a fare quello che le era sempre
piaciuto, di tornare ad avere il coraggio di essere se stessa, anche a costo di
non essere capita da tanti, familiari compresi.
L’esperienza
di S-cool, inoltre, l’ha rafforzata nel suo senso di inclusione, nella
comunanza con le sue amiche, e nella conoscenza di tanti bimbi e ragazzi che,
come lei, vivono, imparano e socializzano al di fuori delle mura scolastiche.
Io, in tutto questo, ho cercato, come sempre, di
accompagnarla senza intromettermi troppo, ma sono entusiasta ed un pochino
intimorita, come lei, di fronte a questo nuovo percorso che si apre.
Nuovo
formalmente ma, in realtà, la strada e lo stile saranno sempre i nostri: come
punto di riferimento i programmi ministeriali, ma con la massima flessibilità
e, soprattutto, la voglia di imparare insieme che ci ha sempre contraddistinti.