Tema
La Storia dell’Umanità è un cammino
di scoperte e conoscenze che va sotto il nome di progresso. Quali secondo te
sono state le tappe fondamentali e quali le conseguenze relativamente al
periodo storico da te studiato?
La
Storia è un viaggio nel tempo a ritroso di migliaia di anni.
A chi
desidera una macchina del tempo con cui trapassare lo spazio temporale
consiglio semplicemente un libro di Storia: nulla è più potente di ciò che ci
ha preceduti e che ci ha permesso di essere quello che siamo oggi.
Il
progresso altro non è, secondo me, se non la naturale crescita dell’uomo.
Qualsiasi
creatura vivente si evolve durante tutto il corso della sua esistenza, e così
fa l’uomo.
Inizialmente
sprovvisto di tutto, l’essere umano si è costruito attraverso i secoli e i
millenni l’esistenza che sognava.
Come
tutti i percorsi, però, non è stato semplice.
Si
sono susseguite tappe indispensabili che ne hanno scandito il ritmo, così come
il cammino del pellegrino è scandito dai ripari sul sentiero, e senza non
potrebbe proseguire.
L’innovazione
principale, probabilmente la più importante, fu apportata da un popolo
stanziatosi in Mesopotamia, fra il Tigri e l’Eufrate, circa 5000 anni addietro:
i Sumeri.
Fu
questo popolo a segnare in maniera definitiva l’inizio vero e proprio della Storia,
inventando un metodo di comunicazione straordinario: la scrittura.
Dal
momento in cui la prima parola fu incisa sulle tavole di pietra, iniziò per
l’uomo un percorso che mai più si sarebbe arrestato.
Un’altra
invenzione che rivoluzionò la vita quotidiana fu la ruota, inizialmente
utilizzata per plasmare vasi, e che in seguito fu applicata a carri trainati da
animali, permettendo di percorrere lunghe distanze in tempi relativamente brevi
per l’epoca.
Con
il passare del tempo, la caduta del primo e del secondo regno babilonese e la
definitiva sconfitta degli Assiri, in Egitto si sviluppò una civiltà che
sarebbe stata fra le più importanti nel corso della Storia: la civiltà Egizia.
Durante
il loro regno fiorino la cultura e le arti, ma nacquero anche due innovazioni
decisive, utilizzate ovunque nel mondo anche ai nostri giorni: il chiodo e il
mattone.
Fino
a quel momento la case erano di assi di legno malamente tenute assieme: con
l’avvento del chiodo divenne possibile saldare le assi in maniera robusta, e
con la successiva invenzione del mattone, che veniva impastato con fango e
paglia e fatto seccare al sole, le case divennero edifici solidi, in grado di
resistere alle intemperie e alle numerose e cicliche esondazioni del fiume
Nilo.
Il
mattone si rivelò di tale efficacia che ben presto si diffuse in tutto il mondo
allora conosciuto, e ancora oggi le moderne case sono edificate con essi.
La
civiltà Egizia prosperava, mentre la civiltà Fenicia fioriva.
I
Fenici furono il primo popolo ad abbandonare le coste del proprio territorio e
a intraprendere la via del mare. Oltre alla porpora, il cui antico segreto
gelosamente custodito è stato svelato solo in tempo recenti, i Fenici ebbero un
altro grande merito: quello di aver creato per la prima volta nella Storia un
alfabeto scritto.
Questo
alfabeto, composto da lettere e non da ideogrammi o fonogrammi, si rivelò di
primaria importanza nel commercio e si diffuse in tutto il mondo conosciuto.
Fu
poi ripreso dai Greci, che lo modificarono, e dai Romani, fino a diventare
l’alfabeto che ora tutti utilizziamo.
Seguendo
l’esempio fenicio, un’altra grande civiltà abbandona la propria terra d’origine
per cercare fortuna nel commercio marittimo: i Greci.
Furono
indubbiamente uno dei popoli più avanzati dal punto di vista delle città, del
sistema sociale, della tattica militare, della produzione ed esportazione di
merci e, più di tutto il resto, dal punto di vista artistico e culturale.
Ad
Atene, centro del fermento culturale dell’epoca, fiorirono la letteratura, la
poesia, la musica, il teatro, l’astronomia e la matematica, dando vita a una
delle città più ricche e importanti d’Occidente.
Se i
Sumeri “inventarono” la Storia, i Greci furono certamente furono i primi a
scriverla.
Erodoto
è universalmente considerato il primo storiografo mai esistito, e già ai suoi
tempi era detto “il padre della Storia”.
Viaggiò
in lungo e in largo per luoghi esotici e lontani, e il resoconto dei suoi
viaggi, minuziosamente annotati, è oggi una fonte impagabile per conoscere da
vicino la vita quotidiana e la mentalità delle civiltà antiche viste attraverso
gli occhi di un contemporaneo.
Una
altro merito dei Greci fu quello di aver dato vita al primo grande impero mai
esistito.
Alessandro
Magno, cui va il merito di questa portentosa innovazione, è senza dubbio una
delle figure più affascinanti della Storia antica, da sempre avvolto da un’aura
di mistero e di leggenda.
Alessandro
era certamente molto più avanti dei suoi tempi: uomo carismatico e di
sconfinata cultura –Aristotele stesso gli fece da pedagogo –, credeva
fermamente che per creare un impero solido e duraturo non bisognasse opprimere
e vessare i popoli sconfitti, ma che si dovesse prendere da ogni cultura il
buono che poteva offrire, per dare vita a un impero che non avesse confini né
fisici né culturali.
Fu
così che, a comando di un numerosissimo esercito e in groppa al celebre cavallo
Bucefalo, Alessandro conquistò la maggior parte del mondo allora conosciuto, in
un regno sconfinato che si estendeva dal Nord Africa alla Romania e dall’india
all’Ucraina.
All’interno
dei confini i popoli sconfitti potevano parlare la loro lingua e credere nei
loro dei, diffondendo la loro cultura e assimilando quella ellenica.
Per
creare un unico popolo e far sì che si creasse un impero unito e multietnico in
cui le varie culture e religioni potessero fondarsi liberamente, Alessandro non
solo permise ma incentivò i matrimoni misti, tanto che lui stesso sposò la
principessa persiana Rossane.
Sfortunatamente,
alla prematura morte di Alessandro, l’impero, dilaniato da lotte intestine per
il potere, si sgretolò, ma rimane tuttora un’utopia di armonia e fusione fra
popoli differenti.
Alla
civiltà Greca fece seguito quella Romana.
L’Impero
Romano, il più vasto mai esistito e uno dei più prosperi, vide nascere alcuni
fra i più illustri personaggi della Storia e alcune fra le innovazioni più
importanti, e con il suo splendore e la sua floridezza rappresenta uno dei
momenti più significativi della nostra Storia, una vetta impossibile da raggiungere
nuovamente.
Fiorirono
tutte le arti, e città romane, disseminate ovunque e ad ogni latitudine, vivono
ancora e per la loro eleganza e raffinatezza incantano gli occhi e la mente di
chi le ammira.
Forse,
però, la traccia più evidente della secolare storia Romana rimane nel
linguaggio.
Il
latino era l’antico idioma parlato dalla popolazione romana, e che fu per lungo
tempo la lingua imperante nel mondo.
Fu
dal latino che, attraverso un processo di secoli, nacquero la maggior parte
delle lingue europee, come ad esempio l’italiano, il francese e lo spagnolo.
Il
latino può parere una lingua “morta”, dimenticata, ma non è così.
Continua
a vivere negli aspetti più comuni della vita quotidiana: nei nomi delle città
(Aosta, Roma, Bologna, Firenze, Imperia, Napoli, Ercolano, Pompei), nei nomi
propri di persona (Giulia/a, Flavio/a, Antonio/a, Marco, Cesare, Augusto,
Adriano/a, Giovanni, Patrizia, Carlo/a, Carola, Arianna, Beatrice, Lucio/a),
nella grammatica e nella lingua in generale (ammonire, eccetera, ciao, schiavo,
uomo, fotosintesi, eccelso, dio, mica), nelle locuzioni (nomen omen, laudator temporis
acti), nella letteratura, nei miti e nella cultura di massa (La cicala e la
formica, Il corvo e la volpe, La volpe e l’uva, La volpe e la cicogna, il leone
e il topo, La lepre e la tartaruga, il topo di compagna e il topo di città,
Perseo e Arianna, Perseo e il Minotauro, Dedalo e Icaro).
Dal
punto di vista pratico, i Romani ebbero il merito di un’innovazione
fondamentale: l’acquedotto.
Con
l’avvento di questa grandiosa invenzione la vita quotidiana nell’impero subì un
enorme miglioramento: era possibile avere acqua pulita e potabile da bere, per
cucinare, per lavarsi, per abbeverare gli animali, per irrigare i campi, per
creare medicinali, da utilizzare a scopi pubblici come far zampillare le
fontane, far funzionare le celebri terme romane e le fognature.
Grazie
agli acquedotti, di straordinaria portata e dimensione, era possibile attingere
acqua da fonti lontane anche centinaia di chilometri.
Si
trattava inoltre di costruzioni di tale solidità che molti sono sopravvissuti
fino ai nostri giorni.
Gli
acquedotti furono così decisivi che sul modello di quelli romani tuttora sono
alla base delle rete idrica delle nostre città.
Con
la definitiva caduta dell’impero romano e l’inizio del Medioevo la società
cambiò radicalmente.
La
vita di tutti i giorni fu rivoluzionata da una serie di innovazioni che furono
alla base di alcuni momenti di grande prosperità che caratterizzarono questo
periodo storico.
L’innovazione
che toccò più da vicino anche gli strati più umili della popolazione fu
l’avvento della rotazione triennale.
Se
fino ad allora era stata messa in pratica la rotazione biennale, secondo cui di
un terreno diviso in due una metà veniva coltivata e l’altra messa a riposo, da
un certo periodo in poi fu introdotta la rotazione triennale.
Un
terreno era diviso in tre parti, di cui una veniva lasciata a maggese e le
altre coltivate rispettivamente a rotazione, nella maggior parte dei casi a
legumi e cereali alternativamente.
Grazie
alla rotazione si fruttava la maggior parte del terreno coltivabile e la
produzione aumentò enormemente, con la conseguente esponenziale crescita
demografica.
Si
trattò di una vera e propria rivoluzione, perché cambiò per sempre la vita
della popolazione e portò con sé altri ulteriori cambiamenti minori ma comunque
importanti, come l’utilizzo dello scapolare da far indossare agli animali da
tiro quando trainavano gli aratri per arare i campi, grazie ai quali
respiravano agevolmente e la loro rapidità ed efficienza aumentava.
Altre
due innovazioni furono particolarmente importanti nel Medioevo, specialmente
nell’ambito culturale: la minuscola carolina e la stampa.
Prima
della minuscola carolina i testi venivano lentamente copiati a mano dai monaci
amanuensi, con ricchi caratteri arricciati, miniature sgargianti ed eleganti
capilettera.
Non
esisteva la punteggiatura: le parole venivano scritte l’una di seguito
all’altra senza spazi o interruzioni, rendendo praticamente illeggibili i
testi.
Fu
Alcuino da York, anche maestro dell’imperatore Carlo Magno, a elaborare e
introdurre un nuovo metodo di scrittura dei testi: le lettere divennero più
piccole e rotonde, collegate fra loro da gambette, e separò fra loro le parole
in modo da renderle decifrabili con facilità.
Introdusse
inoltre la punteggiatura.
Questo
nuovo metodo rivoluzionò per sempre il modo di scrivere: ora i testi erano
comprensibili per chiunque e scriverli immensamente più semplice.
Venne
detto “minuscola carolina” perché elaborata sotto il regno di Carlo Magno, o
“corsivo” perché sembrava che le lettere si rincorressero fra loro.
Di
pari passo con la minuscola carolina, un’altra innovazione cambiò per sempre il
modo di approcciarsi ai libri.
Prima
di allora i tomi erano copiati a mano dagli amanuensi, lentissimamente e
faticosamente, ed erano talmente costosi da risultare inaccessibili alla
popolazione, facendo della cultura un’esclusiva prerogativa delle persone
abbienti.
Fu
nell’attuale Germania che si sviluppò la straordinaria innovazione della stampa.
Su
una tavoletta veniva incisa la pagina che i desiderava stampare, ricoperta di
inchiostro e poi impressa sui fogli di pergamena.
Con
questo metodo era possibile stampare rapidamente interi libri, utilizzando le
stesse tavolette a ripetizione, con enorme risparmio di tempo e materiale.
Ciò
che prima era un processo che prendeva moltissimo tempo divenne semplice e
rapido.
Risparmiando
tempo, materiale e mano d’opera il prezzo dei libri divenne molto più basso,
abbordabile anche per le persone meno danarose.
Tutti
potevano permettersi quantomeno di prendere in prestito un libro, che spesso,
dato che la maggior parte delle persone era analfabeta, veniva letto in
crocchio nelle piazze o nei luoghi pubblici dalle poche persone, solitamente
monaci, che sapessero leggere, perché tutti potessero usufruirne.
La
diffusione di testi, trattati e della cultura in generale aumentò enormemente,
favorendo l’alfabetizzazione anche negli strati più poveri, e una ramificazione
del sapere dove prima non era mai arrivato.
Con
il passare dei secoli, una rivelazione rivoluzionò per sempre il modo di vivere
dei Paesi europei: la scoperta dell’America, nel 1492.
Fino
ad allora i commerci con l’Oriente erano avvenuti tramite il Mediterraneo,
passando per la Grecia.
Nel
1400, però, si stanziarono in quelle zone prima i turchi selgiuchidi, e poi i
turchi ottomani, che conquistarono ampie zone d’Oriente.
Nei
territori da loro occupati divenne impossibile il commercio: l’impero ottomano
sbarrava la strada ai mercanti europei per raggiungere le zone più ricche del
Medio Oriente, come l’India e la Cina.
Si
iniziò così a cercare una via per raggiungere l’Oriente senza attraversare i
territori ottomani.
I
primi ad aprirsi una nuova rotta furono i portoghesi, che circumnavigarono l’Africa
giungendo a destinazione, ma il viaggio era lunghissimo e irto di pericoli e
malattie che decimavano l’equipaggio.
In
quello stesso periodo e con lo stesso scopo, il genovese Cristoforo Colombo
stava compiendo i propri studi: era fermamente convinto della sfericità della
Terra, e seguendo questo ragionamento credeva che si potesse raggiungere
l’Oriente navigando in direzione opposta, ovvero verso Ovest.
I
calcoli, tuttavia errati, che fece, gli confermarono la validità della sua
ipotesi, e per anni viaggiò in lungo e in largo per l’Italia, alla ricerca di
un sovrano disposto a finanziarlo.
L’Italia
dell’epoca, però, era divisa in numerosi regni di varie dimensioni e ricchezza,
e nessuno era abbastanza prospero da potersi permettere di finanziare un’impresa
tanto costosa e di esito incerto.
Amareggiato,
Colombo abbandonò l’Italia e si trasferì in Spagna.
Là
decise di sottoporre la propria iniziativa ai sovrani spagnoli, i cosiddetti
“re cattolici”: Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona.
Proprio
in quel periodo si era alla spasmodica ricerca di una via alternativa che
portasse all’Oriente: i re cattolici, convinti dalla tesi di Colombo,
accettarono di finanziarlo.
Fu
così che nell’estate del 1492 Colombo e la sua scorta composta di tre navi che
sono divenute celebri (la Niña, la Pinta e la Santa Maria) partì alla
volta di quello che credeva il Sol Levante.
Il 12 ottobre 1492 Colombo toccò terra.
Entusiasta, convinto di essere giunto nel lontano
Oriente, non si rese conto di essere giunto in terra sconosciuta.
Nella sua vita ripeté i viaggi numerose volte,
senza mai accorgersi di aver scoperto il continente più vasto al mondo.
Morì povero e solo, ignaro della propria
rivoluzionaria scoperta.
Fu l’italiano Amerigo Vespucci (cui l’America
deve il proprio nome), a rendersi conto, agli albori del 1500, di non trovarsi
in Oriente bensì in un territorio completamente nuovo.
Dall’inizio del ‘500 in poi si aprì una vera e
propria corsa alla colonizzazione: l’America, con le sue sconfinate foreste
vergini, i suoi immensi terreni fertilissimi, i fiumi d’incredibile portata e
le piante sconosciute era un’occasione troppo ghiotta perché fra i Paesi
europei non si accendesse la rivalità.
Tutti desideravano assicurarsi territori i più
vasti possibile, in una colonizzazione sfrenata ai danni degli indigeni del
luogo.
Dall’Europa intere famiglie e villaggi
abbandonarono la terra natia per trasferirsi nelle colonie oltreoceano, dove si
intravedevano sterminate possibilità di ricchezza e di prosperità.
La colonizzazione fu incrementata anche dalla
nascita di false leggende, come quella della mitica El Dorado, in realtà la città indigena di
Tenochtitlan.
Il Nord America venne colonizzato soprattutto da
Inghilterra (le cui colonie avrebbero poi dato origine agli USA), Francia
(Canada, Louisiana, New Orleans) e Paesi Bassi (Nuova Amsterdam, poi passata
sotto il Regno Unito come New York), mentre il Sud venne spartito, grazie alla Raya, fra Portogallo e Spagna: al primo
il Brasile, alla seconda tutto il resto.
Oltre alle straordinarie ricchezze che portò in
Europa (grazie anche alle immense miniere dove si estraevano oro, rame,
argento, diamanti e altre pietre preziose), la scoperta dell’America portò nel
Vecchio Continente numerosissimi cambiamenti, i più importanti dei quali senza
dubbio nell’alimentazione.
Dall’America vennero importati ortaggi e alimenti
sconosciuti: il pomodoro, la patata, la patata dolce, il mais, il peperoncino,
il peperone, il caffè, il cacao, il tacchino.
Grazie a questi nuovi alimenti, alcuni dei quali,
come la patata, trovarono subito un larghissimo consumo planetario, per la
popolazione la vita migliorò enormemente.
Con il mais e le patate era possibile sfamare
intere famiglie con poco, mentre il tacchino si dimostrò subito una degna
alternativa alla selvaggina alata prerogativa di persone ricche.
Con il passare del tempo e l’evolversi della
società, un’altra innovazione cambiò il modo di concepire la politica e la
vita: la diffusione del giornale.
Prima della fine del 1700 nessuno aveva mai
pensato di rendere partecipe il “popolino” degli avvenimenti politici, storici
ed economici del momento.
Dopo l’avvento dell’Enciclopedia, si aprì la
strada a un nuovo modo di comunicare con la popolazione.
Con i giornali per la prima volta il popolo
veniva messo a conoscenza di ciò che lo circondava, soprattutto della politica,
sia nazionale che estera.
Per esempio, i giornali furono indispensabili
durante la rivoluzione francese.
Con il giornale cominciò a formarsi un’opinione
pubblica, e fu alla base della nascita di meccanismi attuali, come la società
di massa, la pubblicità e i mass media.
Cento anni dopo, una vera e propria rivoluzione
portò la società dal passato al futuro: la seconda Rivoluzione Industriale.
Se prima in Europa e nel resto del mondo la
società era ancora fondamentalmente di stampo rurale, basata sull’agricoltura e
sul lavoro a cottimo, durante la seconda metà del 1800 la situazione cambiò
radicalmente.
Le città divennero più grandi, numerose e
popolose, svariate fabbriche aprirono e si ingrandirono, con la diffusione del
taylorismo venne introdotta la catena di montaggio, rendendo il lavoro molto più efficiente e veloce.
Dalle campagne le persone si trasferirono nelle
città, trovando lavoro come operai nelle fabbriche.
Fu anche il periodo in cui si svilupparono
innovazioni straordinarie per l’epoca e utilizzate ancora oggi, più importanti
fra le quali l’automobile, la lampadina, lo pneumatico, l’acciaio, i
grattacieli, il cibo in scatola, i conservanti, il frigorifero, la radio, il
fonografo, il telefono, la macchina fotografica, i raggi X, il cinema, la
pastorizzazione del latte, il vaccino e l’aspirina.
Tutte queste incredibili innovazioni portarono a
creare il mito della prosperità senza fine, che portò alla nascita di un’epoca
all’insegna dell’ottimismo, della spensieratezza e della modernità: la Belle
Epoque.
Le eccezionali innovazioni che la accompagnarono
(fra cui anche la pubblicità) cambiarono radicalmente la vita quotidiana delle
persona, portandola a un grado di benessere fino ad allora sconosciuto.
Il progresso non è altro che un fiume in piena
che scorrendo trascina l’umanità, cambiandola.
Come cambiano il vento, i monti e le maree, così
cambia anche l’uomo.
E come il fiume che scorre vorticoso e cambia il
paesaggio, così il progresso continuerà per sempre a cambiare il nostro mondo.
Sono senza parole!!
RispondiEliminaUn tema splendido, bravissima Margherita.