Come sempre, le nostre vacanze sono occasione di riflessione e spunto didattico per i bambini.
Così, mentre si studiano e ripassano le Alpi, le Dolomiti ed il Trentino, abbiamo anche cercato e trovato un paio di leggende su luoghi visitati quest'anno.
La prima, su San Romedio, di cui abbiamo visitato il santuario,
Della leggenda di San Romedio e l'orso posto due versioni: una più lunga (tratta da: Carlo Signorini, "Storie e leggende della tradizione trentina", Edizioni del Baldo)....
.....ed una più breve, rielaborata da me con l'aiuto di materiale-web:
LA LEGGENDA DI SAN ROMEDIO
Tanto tempo
fa, viveva, tra i boschi solitari e selvaggi della Valle di Non, un vecchio eremita
chiamato Romedio. Narra la tradizione che il vecchio, sentendo prossima l'ora
della sua morte, desiderasse compiere un ultimo viaggio a Trento per ricevere
la benedizione del santo Vescovo Vigilio.
Ma la strada era divenuta impossibile per la sua età e
le sue condizioni fisiche. Si pensò allora che il vecchio ronzino avrebbe
potuto fare l’ultimo sforzo per il suo santo padrone, che l’aveva trattato
sempre così bene.
I suoi due devoti discepoli Abramo e Davide fecero i
preparativi necessari: un po’ di pane e companatico, una fiaschetta d’acqua fresca
e la sella per il vecchio cavallo.
Ultimati i
preparativi del viaggio, i discepoli di Romedio si apprestavano a sellare il
vecchio cavallo dell'eremita quando videro un grosso orso che stava divorando
tranquillo la povera bestia legata ai margini del bosco.
Quando, pieno di dispiacere, Davide andò a riferire
l’accaduto a Romedio, egli rispose tranquillamente: «Nessuna preoccupazione, figlio
mio! Dobbiamo aver fede!”
Poi andò dall’orso e gli disse: “D’ora in poi sarai tu
la mia cavalcatura!” e gli ordinò di prestare il servizio che avrebbe dovuto fargli
il cavallo.
L’orso abbassò
la testa e si dispose ad un atto d’obbedienza, poi piegò le zampe anteriori ed
in atteggiamento rassegnato attese che gli mettessero la sella e gli legassero
al collo la corda che appartenevano al cavallo da lui scannato.
Romedio vi salì sopra, e la carovana prese il sentiero
che scendeva, tra i boschi, fino alla città di Trento.
Un santo, dove passa, lascia sempre una traccia del
suo passaggio. Romedio, durante quel suo ultimo viaggio, guarì ammalati e,
quando uscì dall’ombra del bosco, stormi d’uccelli volteggiavano su di lui per
proteggerlo dai raggi del solleone. Il santo non giungeva inaspettato alla
città. Il Signore aveva voluto avvertire S. Vigilio dell’arrivo del venerando
vecchio. Il Vescovo di Trento, infatti, uscì incontro all’ ospite e gli buttò
le braccia al collo.
Mentr’essi se ne
stavano così, abbracciati, tutte le campane della città, mosse da mano
misteriosa, salutarono festosamente l’incontro dei due servi di Dio…
A Sanzeno, in Val di Non, un santuario evoca la figura
di San Romedio.
Attiguo all'eremo, esiste un grande recinto dove viene
tenuto un orso a ricordo del noto episodio della vita del santo.
Noi le abbiamo lette entrambe; poi Camilla e Giovanni hanno "lavorato" su quella più breve, mentre Margherita e Mariangela sul testo più lungo.
Oltre alla comprensione del testo in alcune semplici domande ed al riassunto, tutti si sono poi divertiti ad illustrare la vicenda.
Rispondi alle domande
1 – Chi è il protagonista di questa leggenda?
2 – Come si chiamano i due discepoli di San Romedio? Che ruolo hanno nella leggenda?
3 – Quali animali compaiono nella leggenda?
4 – Perché al santuario di San Romedio vive ancora oggi un orso?
5 – Riassumi la leggenda
Margherita |
Camilla |
Mariangela |
Giovanni |
Tommaso |
Una seconda leggenda riguarda Cavalese ed il suo grande parco. Anche questa è tratta dal libro di cui sopra.
Margherita |
Camilla |
Mariangela |
Giovanni |
Dopo aver disegnato Bruno e aver scovato uno stampo per dolci fatto ad orso, in cucina, Tommaso mi ha chiesto: "Mamma, facciamo una torta-Bruno?".
Ed ecco qua, ieri, il nostro dolce della domenica!
Nel prossimo post, una leggenda inventata da Margherita su un posto magico visitato sule Dolomiti.
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