Lungo quest'autunno mi sono trovata a proporre ai bambini tutta una serie di attività didattiche - per Italiano - a tema. Le condivido volentieri con voi, anche per documentare il nostro percorso, non necessariamente diviso per età o "classi scolastiche" (che per noi, quest'anno, coinciderebbero con la prima, la terza e la quinta della Scuola Primaria), ma spesso come attività trasversali tra fratelli, magari germogliate da un'esperienza vissuta, anche "banale", come una passeggiata o l'incontro con frutti, piante di stagione o qualche animaletto.
RACCONTI
Proposti alle bimbe di terza, che stanno lavorando in particolare sulla comprensione del testo, sul discorso diretto-indiretto e sul riassunto.
L’orso Sam e il piccolo Leo
Il piccolo Leo
era uno scoiattolino che amava giocare e divertirsi con i suoi amici del bosco.
Dopo un’estate
spensierata, Leo si accorse che qualcosa nell’aria cominciava a cambiare.
Sentiva freddo,
aveva sempre più sonno, alcuni uccellini volavano via, lasciando i loro nidi.
Gli alberi
cominciavano a colorarsi di giallo e, per finire, i suoi amici erano sempre più
indaffarati e non avevano tempo per giocare con lui.
Andò, allora, da
Sam, l’orso saggio del bosco e gli chiese: “Sam, che cosa sta succedendo? Ho
freddo e tanto sonno. Il bosco sta cambiando e poi… dove sono tutti gli
altri?”.
Il vecchio Sam
gli disse ridendo: “Caro Leo, non ti sei accorto che è arrivato l’autunno? Gli
uccellini volano verso paesi più caldi gli alberi a poco a poco perderanno le
foglie e farà sempre più freddo, fino a che un manto soffice di neve non
ricoprirà tutto. I tuoi amici sono già tutti nelle loro tane a prepararsi per
il letargo. Il riccio si è costruito una casetta di foglie, il serpente ha trovato
riparo sotto terra e anch’io mi sono rifugiato in questa grotta”.
“E io” disse Leo
“che cosa devo fare?”.
“Devi trovarti
una casa!” rispose Sam.
“Sotto terra?”
chiese ancora Leo.
“Ma no!” disse
Sam ridendo “Gli scoiattoli come te vivono sugli alberi!”.
“Bene” disse Leo
“Cercherò un rifugio su un albero! Ma quando rivedrò i miei amici?”
“A primavera!”
disse Sam “Quando ci sveglieremo dal letargo e la natura tornerà a fiorire potremo rivederci per giocare ancora tutti
insieme”.
Soddisfatto, Leo
salutò Sam e corse a trovare un riparo.
La vite tagliata
C’era una volta un uomo, piccolo, magro, dispettoso come una
scimmia, che possedeva un bellissimo orto,e, meraviglia di tutto il paese, una
magnifica vite che a settembre maturava certi grappoli d’uva che erano una
bellezza.
L’omino magro l’aveva avuta in cambio di una grossa somma di
denaro, da un mercante di passaggio. Immaginate come restò quando seppe che il
suo vicino aveva piantato anche lui una vite che si arrampicava sul muro che
divideva i due orti. L’omino maligno, dalla rabbia, non poteva dormire la
notte, e quando gli riusciva di appisolarsi un po’, sognava che la vite del
vicino cresceva, cresceva, fino a soffocare la sua.
Un bel giorno, decise di andare a trovare il suo rivale. Il vicino
lo accolse con grande cortesia, ma quando seppe il motivo della visita scrollò
il capo.
“No, caro vicino, la vite non la vendo. Ho una bambina che
gusta quei grappoli come se fossero di miele. Posso toglierle questa gioia?
L’avete voi, la vite; posso averla anch’io.”
L’omino maligno, visto che non la spuntava con le buone,
decise di ottenere il suo scopo con le cattive. Una sera, era d’inverno e la
notte era buia, aspettò che tutti fossero andati a letto, poi uscì pian piano
dalla sua casa, e nelle mani aveva un grosso paio di forbici da giardiniere.
Scavalcò il muro e penetrò nell’orto del vicino come un ladro. Eccola, la
pianta tanto invidiata! Era spoglia, tutta rami secchi e viticci spezzati.
L’omino le si accostò pian piano e giù, grandi colpi di forbici, di diritto, di
traverso, e i bei rami troncati caddero con un fruscio lieve come un sospiro.
Della povera pianta non rimase che il tronco.
Compiuta la sua cattiva azione, il malvagio omino scavalcò di
nuovo il muro e se ne ritornò, tutto contento, a casa. L’indomani mattina,
quando il vicino vide quello scempio, restò male e la sua bambina pianse,
pensando che in autunno non avrebbe più mangiato quei bei grappoli succosi che
le piacevano tanto, ma poichè a tutto ci si rassegna, anche loro si rassegnarono
alla loro bella pianta perduta e non dissero neppure niente al cattivo vicino
per non guastarsi il sangue.
Invece la vite, a primavera, germogliò. E così mutilata e priva di rami, mise
tutto il suo vigore nei nuovi germogli che crebbero con maggior forza e, quando
fu autunno, maturò certi grappoli succosi e grossi come non se n’erano mai
visti.
La vite dell’omino cattivo, invece, mise una gran quantità di
foglie larghe come ombrelli, ma di grappoli nemmeno uno per cavarsi la voglia.
Così l’omino invidioso fu punito e gli uomini, da quella volta, potarono sempre
la vite.
M. Menicucci
Rispondi alle domande
1 – Chi sono i
protagonisti di questo racconto?
2 – Perché il buon vicino non vuole vendere la vite?
3 – Quale cattiva azione compie l’omino magro?
4 – Cosa succede alla vite tagliata?
5 – Cosa insegna questo racconto?
L’albero dorme
Un bambino molto piccolo non aveva mai visto un albero
perdere le foglie.
“Oh” esclamò, quando vide il bell’albero spogliato “mi dispiace che tu sia diventato così! Eri tanto bello!”.
“Oh” esclamò, quando vide il bell’albero spogliato “mi dispiace che tu sia diventato così! Eri tanto bello!”.
“Non ti rammaricare!” rispose l’albero “Ho perduto la mia
veste verde, ma non per sempre. A primavera le foglie ritorneranno e torneranno
anche i fiori e i frutti. E tutto sarà come prima”.
“E durante l’inverno che cosa farai?” chiese il bambino.
“Nulla farò” rispose l’albero. “Mi addormenterò di un sonno lungo lungo e così non sentirò il freddo. Ma a primavera mi risveglierò e sarà una bellissima cosa”.
“E durante l’inverno che cosa farai?” chiese il bambino.
“Nulla farò” rispose l’albero. “Mi addormenterò di un sonno lungo lungo e così non sentirò il freddo. Ma a primavera mi risveglierò e sarà una bellissima cosa”.
“Verrò a svegliarti io!” disse il bambino. “Ti assicuro che
non me ne dimenticherò”.
“Non importa” replicò l’albero allegramente “Non importa che tu venga. Ci penserà il sole, ci penseranno gli uccellini a svegliarmi”.
“Bene” disse il bambino “ma io verrò lo stesso e batterò le mie manine sul tronco”.
“Non importa” replicò l’albero allegramente “Non importa che tu venga. Ci penserà il sole, ci penseranno gli uccellini a svegliarmi”.
“Bene” disse il bambino “ma io verrò lo stesso e batterò le mie manine sul tronco”.
L’albero rise dell’insistenza dolce del bambino, poi ebbe un
lungo brivido e si addormentò.
M. Menicucci
La castagna
C’era una castagna insieme ad altre due sorelline, dentro il
suo astuccio spinoso. Stava molto calda e morbida perchè quell’astuccio di
fuori aveva le spine, ma dentro aveva una bella pelliccetta soffice.
La castagna diventava sempre più grossa, finchè un giorno
ruppe il riccio e si affacciò.
“Com’è bello il mondo!” disse. Forzò l’apertura e cadde per
terra. Era una bellissima castagna lucida e grossa.
“Buongiorno, castagna!” disse la formichina che passava.
“Dove vai?” chiese la castagna che aveva voglia di
chiacchierare.
“Vado a portare questo granellino al formicaio”
“Buon lavoro, formichina!”.
E la formichina se ne andò.
Venne un grillo.
“Buongiorno castagna!”
“Anche tu porti un granellino al formicaio?”
Il grillo si mise a ridere.
“Quelle son faccende da formica. Io suono il violino”. E si
mise a suonare una bellissima melodia.
“Sei bravo” disse la castagna. “Ora ricordo di averti sentito
suonare quando ero chiusa nel riccio”.
“Forse mi nomineranno re di tutti i grilli!” disse il grillo
dandosi grande importanza.
Un fungo, che era nato nella notte, si mise a ridere.
“Forse ti nomineranno re di tutti gli sciocchini!” disse.
“E io cosa diventerò?” chiese la castagna. “Sono ancora nuova e non lo so”.
“Polenta” disse il fungo. “Oppure castagnaccio. Forse caldarrosta”.
Venne una bambina e raccolse la castagna.
“Com’è bella!” disse, e se la mise in tasca.
Quando arrivò a casa la dette al fratellino piccolo, perchè
ci giocasse e quella castagna non diventò polenta e nemmeno castagnaccio. Non
fu nemmeno caldarrosta; diventò un giocattolo per un bambino piccolo, e ne fu
molto contenta.
(M. Menicucci)
Rispondi
alle domande
1 - Chi sono i personaggi del racconto?
2 – Chi è la protagonista?
3 – In che stagione è ambientato il racconto?
4 – Dove credi che sia ambientato il
racconto?
Sul brano qui sotto (in versione semplificata rispetto all'originale) le bimbe hanno lavorato dividendolo in sequenze.
Funghi in città (Marcovaldo, Italo Calvino)
Un mattino,
mentre aspettava il tram che lo portava al lavoro, Marcovaldo notò qualcosa di
insolito alla base degli alberi: nella terra sembrava che si gonfiassero
bernoccoli che qua e là s’aprivano.
Marcovaldo
si chinò a legarsi le scarpe e guardò meglio: erano funghi, funghi veri, che
stavano spuntando proprio nel cuore della città!
La sera,
durante la cena, annunciò trionfante alla moglie e ai figli: “Sapete che vi
dico? Entro la settimana mangeremo funghi! Una bella frittura! V’assicuro!”.
La notte tra
il sabato e la domenica piovve: come i contadini dopo mesi di siccità si
svegliano e balzano di gioia al rumore delle prime gocce, così Marcovaldo,
unico in tutta la città, si levò a sedere nel letto, esclamando:
“È la
pioggia! I miei funghi cresceranno!”.
All’alba,
con un cesto preso in prestito, corse all’aiuola.
I funghi
c’erano, ritti sui loro gambi, coi cappucci alti, sulla terra ancora zuppa
d’acqua.
Erano
talmente tanti che Marcovaldo, in un impeto di generosità, si rivolse alle
poche persone che a quell’ora stavano aspettando il tram: “Ehi, voialtri!
Volete farvi un fritto di funghi questa sera? Venite con me! Ce n’è per tutti!.
E s’incamminò, seguito da un codazzo di persone. Ne raccolsero tanti e, in
mancanza di cesti, li misero negli ombrelli aperti.
Qualcuno
disse:”come sarebbe bello fare un pranzo tutti insieme!”.
Invece,
ognuno prese i suoi funghi e andò a casa propria.
Ma si
rividero presto, anzi, la sera stessa, nella stessa corsia dell’ospedale, dopo
la lavanda gastrica che li aveva salvati dall’avvelenamento.
LEGGENDE
Come ogni anno, abbiamo festeggiato il giorno di San Martino con la lettura della leggenda - quest'anno in una forma leggermente cambiata - ed i disegni di tutti e 4 i bimbi più grandi
.
La leggenda di San Martino
Era l'11 novembre: il cielo era coperto, piovigginava e tirava un ventaccio che penetrava nelle ossa.
Un cavaliere di nome Martino se ne andava a cavallo, avvolto nel suo ampio mantello da guerriero.
Ma ecco che lungo la strada incontrò un povero vecchio coperto soltanto di pochi stracci, spinto dal vento, barcollante e tremante per il freddo. Martino lo guardò e sentì una stretta al cuore.
"Poveretto, - pensò - morirà per il gelo!" Ed iniziò a pensare come fare per dargli un po' di sollievo.
Sarebbe bastata una coperta, ma non ne aveva.
Sarebbe stato sufficiente del denaro, con il quale il povero avrebbe potuto comprarsi una coperta o un vestito; ma per caso il cavaliere non aveva con sé nemmeno uno spicciolo. E allora cosa fare?
Aveva quel pesante mantello che lo copriva tutto. Gli venne un'idea e, poiché gli apparve buona, non ci pensò due volte.
Si tolse il mantello, lo tagliò in due con la spada e ne diede una metà al poveretto.
"Dio ve ne renda merito!", balbettò il mendicante.
San Martino, contento di avere fatto la carità, spronò il cavallo e se ne andò sotto la pioggia.
Ma fatti pochi passi ecco che smise di piovere e il vento si calmò.
Di lì a poco le nubi si diradarono, il cielo diventò sereno, l'aria si fece mite ed Il sole cominciò a riscaldare la terra.
La notte seguente Martino sognò Gesù rivestito della metà del suo mantello. Gesù lo ringraziò e gli fece capire che il mendicante incontrato era proprio Lui in persona. Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro.
L'estate di San Martino, cioè alcuni giorni di temperature più miti all’inizio di novembre, si rinnova ogni anno per festeggiare quel bell'atto di carità ed anche per ricordarci che la carità verso i poveri è il dono più gradito a Dio.
Prendendo poi le mosse dallo studio degli antichi Greci e dei loro miti, dalla passione per l'inventare racconti e da un bel fiore tipicamente autunnale, Margherita ha inventato una leggenda.
Invento una leggenda mitologica
Il Topinambur e la piccola ninfa
C’era una volta, nell’antica Grecia, un tubero chiamato “Topinambur”.
Era cresciuto ai piedi di un monte molto speciale, un monte sacro per gli antichi Greci: il Monte Olimpo, abitato dagli dei.
Un giorno Zeus tornò sul monte Olimpo con una bambina, figlia sua e della ninfa Dione.
Era, gelosa di Dione, per vendicarsi, prese la piccina e la scaraventò giù dal Monte Olimpo, credendo di ucciderla.
La piccola ninfa invece non morì e cadde su Topinambur che, intenerito dal suo pianto, decise di tenerla con sè e la chiamò Doralin.
Doralin crebbe sotto le amorose cure di Topinambur e diventò una bellissima ninfa dai capelli dorati.
Quando Doralin fu abbastanza grande per poter vivere da sola per ringraziare Topinambur dell’amore ricevuto lo baciò.
Il bacio magico della ninfa tramutò Topinambur in un bellissimo fiore dai petali dorati chiamato appunto Topinambur.
Quando Doralin fu invitata sull’Olimpo adornata da una corona di Topinambur fu al centro dell’attenzione di tutte le dee, che le invidiarono quei fiori sconosciuti.
Fu così che da quel giorno Topinambur, da brutto tubero, continuò a generare quei magnifici fiori oggi tanto conosciuti.
DETTATO
Per le bimbe di III, tratto da Crescere Creativamente.
POESIE
Questa è stata utilizzata per un dettato da scrivere e poi illustrare per Camilla (III), che l'ha digitata al pc e Giovanni (I), che l'ha scritta a mano:
L’autunno
Io vidi una mattina
l’autunno camminare.
Aveva nella mano
tre gocciole di brina,
nel cesto un venticello
per sollevar le foglie.
Portava per mantello
un grigio nuvolone
e andava lento lento
curvo sul suo bastone. (A. Mazzeo)
Giovanni
Io vidi una mattina
l’autunno camminare.
Aveva nella mano
tre gocciole di brina,
nel cesto un venticello
per sollevar le foglie.
Portava per mantello
un grigio nuvolone
e andava lento lento
curvo sul suo bastone. (A. Mazzeo)
Camilla
Giovanni
Questa, invece, è stata scelta da Mariangela (III):
Vien l’autunno
Nel silenzio del mattino,
getta il chicco il contadino
getta il chicco, getta getta,
alla terra che lo aspetta.
Gli gnometti nel profondo,
si rallegran per il mondo;
getta il chicco, getta getta,
alla terra che lo aspetta,
una spiga nascerà,
che il buon pane ci darà.
Getta il chicco, getta getta,
alla terra che lo aspetta.
Guarda il ciel benedicente
il cader della semente;
getta il chicco, getta getta,
la semenza è benedetta.
getta il chicco il contadino
getta il chicco, getta getta,
alla terra che lo aspetta.
Gli gnometti nel profondo,
si rallegran per il mondo;
getta il chicco, getta getta,
alla terra che lo aspetta,
una spiga nascerà,
che il buon pane ci darà.
Getta il chicco, getta getta,
alla terra che lo aspetta.
Guarda il ciel benedicente
il cader della semente;
getta il chicco, getta getta,
la semenza è benedetta.
Vien
l’autunno piano piano,
cavalcando da lontano,
sulla testa un gran cappello,
foglie rosse nel mantello
porta grappoli e castagne,
nuvolette alle montagne;
nei vigneti gli stornelli,
acque chiare nei ruscelli,
nelle sacche più profonde,
nebbia e freddo vi nasconde
ed ai bimbi che son buoni,
reca belli e ricchi doni.
cavalcando da lontano,
sulla testa un gran cappello,
foglie rosse nel mantello
porta grappoli e castagne,
nuvolette alle montagne;
nei vigneti gli stornelli,
acque chiare nei ruscelli,
nelle sacche più profonde,
nebbia e freddo vi nasconde
ed ai bimbi che son buoni,
reca belli e ricchi doni.
Per Margherita (V), due classici di due grandissimi autori italiani.
Prima Alessandro Manzoni...
Mattino d'autunno (Alessandro Manzoni)
Il cielo era tutto sereno:
Prima Alessandro Manzoni...
Mattino d'autunno (Alessandro Manzoni)
Il cielo era tutto sereno:
di mano in
mano che il sole si alzava
dietro il
monte,
si vedeva la
sua luce,
dalla
sommità dei monti opposti,
scendere,
come
spiegandosi rapidamente,
giù per i
pendii e nella valle.
Un
venticello d'autunno,
staccando
dai rami le foglie appassite del gelso,
le portava a cadere
le portava a cadere
qualche
passo distante dall'albero.
A destra e a sinistra,
A destra e a sinistra,
nelle vigne,
sui tralci ancor tesi,
brillavan le
foglie rosseggianti a varie tinte;
e la terra,
lavorata di fresco,
spiccava
bruna e distinta
nei campi di
stoppie biancastre
E poi l'intramontabile "San Martino" di Carducci, su cui abbiamo lavorato per un paio di giorni.
San Martino (Giosuè Carducci)
La nebbia a gl'irti colli
piovigginando sale
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor dei vini
l'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
sull'uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.
Prima con il dettato
piovigginando sale
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor dei vini
l'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
sull'uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.
Prima con il dettato
Poi con l'ascolto della poesia recitata:
E, (perchè no?), anche versione di Fiorello
Dopo la parafrasi e l'analisi della poesia, Margherita ha poi illustrato la poesia
E realizzato un proprio testo digitale, cercando in rete le immagini che meglio rappresentassero le diverse strofe.
DESCRIZIONE DEI MESI AUTUNNALI PERSONIFICATI
Questo percorso è stato proposto a Mariangela lungo quest'anno solare, a cavallo tra II e III, come già a Margherita, due anni fa.
Ecco qui i mesi di Settembre, Ottobre e Novembre, prima illustrati e poi desrcritti così come se li immagina una bimba di sette anni.
Descrivo il contadino Settembre
Io immagino il mese di settembre come un
uomo che pigia l’uva.
Settembre ha 29 anni, è alto e magro, ha
i capelli marroni e lisci, gli occhi scuri, un bel nasino appuntito e due belle
guance rosse.
Indossa una salopette blu con sotto una
maglietta rossa ed è a piedi scalzi.
Settembre è un contadino nato e fa
sempre dei succhi d’uva buonissimi e pigia l’uva con i suoi piedi!
Settembre è un compagnone molto allegro
e gli piace fare baldoria con gli amici mentre bevono del buonissimo vino.
Descrivo la premurosa Ottobre
Io immagino il mese di ottobre come una giovane donna amica degli animali.
Ottobre è alta, ha i capelli biondo oro, gli occhi scuri ed un’aria gentile.
Indossa una maglia a maniche lunghe verdina, una gonna jeans, dei collant verdini e degli stivaletti blu.
Ottobre è simpatica, attiva e generosa: in autunno va nel bosco ad aiutare gli animali a fare le provviste ed andare in letargo.
Quando è l’ora di andare in letargo, Ottobre canta agli animali unaa dolce ninna nanna per farli addormentare.
Descrivo il cupo Novembre
Io immagino il mese di novembre come un uomo alto e paffuto di mezza età.
Novembre ha capelli lisci e marroni e gli occhi grigi come la nebbia.
Indossa una giacca di pelle imbottita con dei bottoni dorati, splendidi pantaloni di pesante velluto nero e delle scarpe marroni di camoscio.
Novembre è un tipo solitario e se va solo soletto nel bosco pieno di nebbia a raccogliere castagne e funghi.
Egli è uno scrittore che non va nel bosco solo per raccogliere funghi e castagne, ma anche per avere l’ispirazione per i suoi fantastici libri.
TEMI E PENSIERI
Da un forte temporale improvviso che ci ha colti di sorpresa durante un pomeriggio in bicicletta, è nato questo tema di Margherita.
Tema
Una giornata avventurosa
Sabato
12 ottobre io e la mia famiglia abbiamo deciso di fare una bella scampagnata dalla nostra cittadina ad un paese vicino.
Tra le due località ci sono circa sei chilometri, per cui è un bel giro che facciamo ogni
tanto.
Presi
le biciclette ci siamo messi in marcia e in meno di tre quarti d’ora siamo
arrivati a destinazione, cioè ad un grande parco con i giochi
ed un piccolo e fitto boschetto.
Con noi
avevamo portato le lenti d’ingrandimento con cui abbiamo osservato le foglie, i
muschi, le bacche ed i frutti dell’autunno: è stato molto divertente ed
interessante.
Camminando
nel bosco, abbiamo notato per terra alcune meline selvatiche e dopo un po’ ne
abbiamo trovato l’albero, abbiamo raccolto qualche mela e le abbiamo mangiate:
erano davvero buone!
Ad un
certo punto il cielo si è annuvolato, allora abbiamo deciso di andare via e
fermarci a prendere un gelato.
Mangiato
il gelato ci siamo rimessi in marcia, ma
dopo poco ha cominciato a piovere così forte, ma così forte, che presto si è
scatenato un terribile temporale.
Era una
situazione eccitante e divertente e io ed i miei fratelli abbiamo immaginato di
essere Ulisse col mare in tempesta e ci divertivamo un mondo!!!
Ad un
tratto la pioggia è diventata ancora più violenta e ci siamo dovuti fermare: a
quel punto non era più tanto divertente!!!
La pioggia
cadeva violentissima, la strada era scivolosa per l’acqua e rimbombavano i
tuoni.
In tutto
abbiamo fatto più di cinque chilometri sotto la pioggia.
Arrivati
nel cortile di casa eravamo bagnati fradici e tutti gocciolanti d’acqua ma
eravamo felici perché tutti ci eravamo divertiti.
Entrati
in casa ci siamo subito tolti le scarpe ed i vestiti inzuppati io mi sono addirittura messa l’accappatoio e
le ciabatte di gomma!
Dopo esserci
asciugati i capelli, fatti un bagno caldo e messi il pigiama, abbiamo iniziato
a parlare di ciò che era appena capitato.
È stata
un’avventura indimenticabile.
Margherita ha scritto questo tema descrittivo, particolarmente ricco e "poetico".
Tema
Passeggiata nel bosco
Ieri sono andata nel bosco per raccogliere le
castagne con la mia famiglia.
Il bosco era incantato dalla magia dell’autunno:
le foglie erano secche e frusciavano sul sentiero, dove correvano i castagni, l’aria
era fresca e pungente, il cielo grigio e denso, velato da un merletto di nebbia
che sbiadiva i colori del panorama collinare.
Io avanzavo nel bruno, nell’oro, nel verde
imperlato ed impreziosito dalla brina che luccicava al pallido sole autunnale,
nell’arancione, nel rosso fiammeggiante e nel verde scuro, che regnava nel
bosco come un anziano sovrano.
Nell’aria aleggiavano leggeri l’odore del fango
fresco, della terra, della muffa e dei numerosi funghi ; tutti questi odori
uniti insieme formavano un coro pungente, intenso ed autunnale.
In tutto il bosco risuonavano allegri il soave
cinguettio degli uccelli, il sommesso frusciare delle foglie secche, il ronzio
degli insetti e le gioiose risate dei bambini.
Mentre procedevamo nel bosco, continuavamo a
raccogliere castagne; ne raccoglievamo di lucide e panciute, oppure di piccole
e graziose, perfette per essere bollite.
Tornando indietro il cesto era stracolmo di
castagne e pesantissimo!
Tornati a casa abbiamo pesato e contato le
castagne, scoprendo così di averne raccolte 2,9 chilogrammi, per un totale di
442 pezzi!!!
Raccogliere le castagne mi ha dato un’immensa
soddisfazione, che lascerà in me il ricordo di una stupenda domenica ottobrina.
Proprio ieri, invece, Giovanni mi ha dettato questi "pensieri" - che poi trascriverà un po' per volta - per "celebrare" un pomeriggio autunnale particolarmente gioioso.
Pensieri
Il mio primo
giro in bicicletta
Oggi è stato un giorno
indimenticabile perché ho fatto tante cose bellissime.
Era l’estate di San
Martino e io sono andato a fare il mio primo giro in bicicletta pedalando in
strada senza le rotelle.
Da casa mia sono arrivato
fino alla fine del vialetto dell’Olmo. Io pedalavo sulle foglie secche cadute per
terra e mi piaceva.
Io ero felice e dall’emozione
mi esplodeva il cuore.
Poi abbiamo messo giù
la bicicletta e abbiamo camminato di fianco a un canale.
Dopo un po’ abbiamo
visto una nutria molto grande che camminava sull’erba e poi si è nascosta in
mezzo a delle foglie ed erba. Poi dopo è uscita fuori, si è tuffata in acqua ed
è entrata in un buco nel terreno.
Era la prima volta che
vedevo una nutria così grande e mi piaceva.
Durante la passeggiata
abbiamo visto anche dei girini, dei pesci e sentito i versi di uccelli.
Dopo un po’ abbiamo
visto un rospo che saltava in mezzo all’acqua e alla fine siamo tornati in
bici. È stato il giorno più bello della mia vita.
Tema
Passeggiata in campagna
Ieri io
e la mia famiglia siamo andati a vedere una nuova pista ciclabile, un largo
sentiero al margine di un canale.
Arrivati
là, dopo poco, abbiamo visto un grosso animale camminare sull’erba al di là del
corso d’acqua.
Pensavamo
ad un gatto, invece era una grande nutria che si è poi nascosta tra l’erba alta e cespugliosa che costeggiava
il canale.
Io ero
affascinata da quell’animale così particolare; on ne avevo mai vista una da
così vicino e mi sembrava molto carina.
La nutria
si è tuffata un acqua e appoggiata su qualche masso, per poi intrufolarsi in
una nicchia nel terreno.
Nell’aria
risuonavano sommessi lo stridente cinguettio degli uccelli ed il gorgoglio
subacqueo dei pesci.
Il cielo
era limpido e terso e conferiva un senso di serenità e libertà; il suo azzurro
intenso, picchiettato di bianco spumeggiante, rendeva il tutto ancora più
luminoso.
Il clima
era mite come dovrebbe infatti accadere in ogni Estate di San Martino che si
rispetti.
Durante
tutto il tragitto abbiamo continuato a vedere girini sfuggenti ed increspature
circolari sulla superficie dell’acqua.
Ad un
tratto abbiamo sentito un tonfo, come di qualcosa di grosso che si tuffasse in
acqua; ci siamo girati ma non abbiamo più visto niente, solo l’acqua tremare
leggermente.
Ad un
certo punto un sonoro “splash” ha attirato la nostra attenzione: era una rana,
o forse un grosso rospo, che saltava sott’acqua.
Quando
siamo dovuti tornare a casa un po’ mi dispiaceva, perché quel luogo mi aveva,
con la sua serenità ed allegria, un po’ incantata.
Per ultimi, due disegni: uno di Camilla
Ed uno di Giovanni - un po' cruento ma molto vivido nelle espressioni, nei tanti particolari e nei movimenti - seguito ad un dettatino sulla difficoltà ortografica "C dura e C dolce" che parlava di un cacciatore, corvi e cani...
La settimana prossima sarà dedicata alla nostra ultima cena dell'autunno, alle zucche, ai funghi, alle castagne ed ai... topinambur.
Ciao cari, come state? Ho letto quanto avete fatto già da stamattina ma, mi ci sono volute tutte queste ore per riprendermi. Ma quanto cose riuscite a fare, siete bravissimi!!!!!!!! Meravigliosi!!!!!!!Stupendi!!!!!!!!!!!!! Insomma complimentissimi a tutti e speriamo di rincontrarci abbastanza prestino, ciao ciao Adele&C.
RispondiEliminaCara Adele, in effetti abbiamo lavorato parecchio, ma è così bello quando il percorso didattico si sviluppa naturalmente ed è tutt'uno con la vita, che niente è pesante o gravoso, anzi!!!
Eliminaciao mamma e ciao bimbi miei, che meraviglia leggere tutto ciò che fate e che mi metto da parte, come un dono prezioso, per poi a mia volta donarlo al mio nipotino!
RispondiEliminaOttobre è una fanciulla dai capelli biondo oro? Io sono nata in ottobre e , nonostante l'età.......ho ancora i miei capelli biondi! Però non sono alta, sono sempre stata la piccoletta di famiglia, in una famiglia di ...tutti alti! Ed ho gli occhi azzurri.......Ma la vostra descrizione di ottobre mi ha commosso. E sono una persona gentile ed adoro gli animali!
Scherzo.....i vostri lavori sono meravigliosi!
E per Giovanni........il primo giro in bici senza rotelle , per strada! Sei davvero un grande ometto......Non è un momento di libertà meravigliosa?
Buona serata, Ely. Vi leggo sempre, sorrido, mi commuovo, vi prendo ad esempio, vi aspetto. Sono una nonna che vi vuole un infinito bene. Emanuela
Ciao Emanuela!
EliminaCome sempre i tuoi commenti sono delle narrazioni coinvolgenti e degli scatti che ci fanno sentire vicini a te, come se ti vedessimo davvero!
Mariangela e Giovanni, poi, ti ringraziano tantissimo!
Grazie della condivisione, siete proprio bravi. E' proprio vero che trarre ispirazione dalla natura che ci circonda e dal vivere quotidiano rende l'apprendimento molto piu' facile ed immediato.Noi ci stiamo provando e come sempre siete un grande stimolo. siete tutti proprio bravissimi e' meraviglioso leggere le storie inventate che poesia nelle parole scritte i disegni poi sono sempre piu' belli.
RispondiEliminaciao Bea e pupi
Grazie mille!!!
EliminaQuante cose! Ma che bellooooo
RispondiEliminaGrazie, cara Cecilia!
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