Come già lo scorso anno, Giovanni non vedeva l'ora che arrivasse il tempo di Pasqua per disegnare la Settimana Santa.
In un anno, la tecnica è certamente molto migliorata, così come l'uso del colore e la vivacità espressiva.
Guardate un po'...
Questi disegni appesi progressivamente in sala, così colorati, ricchi di dettagli ed efficaci nella loro capacità narrativa, hanno ovviamente costituito motivo di dialogo e riflessione sulla Settimana Santa, sul sacrificio di Gesù, sulla volubilità della folla, sull'umanità di Pietro, ecc...
Intanto, anche i fratelli hanno voluto dare il proprio contributo alla Settimana Santa...
Margherita |
Mariangela |
Camilla |
Tommaso |
Poi, introducendo in italiano per Camilla e Mariangela (classe III) il genere-leggenda, ho appositamente fatto coincidere questo con La Settimana Santa, così da poter partire dalla tradizionale e sempre emozionante "Leggenda del pettirosso", in questa versione estesa che fa davvero commuovere e riflettere sulla sofferenza di Cristo:
La leggenda del
pettirosso
Gesù fu condannato a
morte con il supplizio della croce.
Egli procedeva ricurvo
sotto il peso del triste strumento della sua tortura e della sua morte, quando
un uccellino, che volava nei pressi, incuriosito dalla folla che seguiva Gesù,
si mise a sorvolare tutta la zona fino ad arrivare alla testa del corteo.
Quando fu su Gesù cercò
di capire perché mai tutti seguissero questo pover’uomo, ma guardandolo meglio,
con gran dolore si accorse che egli soffriva, oltre che per il grande peso
della croce, anche perché la sua bella testa bionda era stata cinta da una
corona di spine che lo ferivano facendolo sanguinare.
"Ma dove lo portano quel
poverino?", si chiese l’uccellino
e, intanto, lo seguiva preoccupato e addolorato.
Finalmente il triste
corteo si fermò, erano giunti sul colle chiamato Golgota, i soldati che
scortavano il condannato gli avevano tolto dalle spalle il pesante fardello e
lo stavano
facendo spogliare.
Ecco, lo facevano
distendere sulla croce, in un attimo l’uccellino capì che quei lunghi chiodi
servivano per fermare al legno le mani e i piedi di Gesù. Immediatamente pensò
di impedirlo cercando di portarli via, ma... quanto pesavano! Per quanti sforzi
facesse, non riusciva a sollevarli nemmeno di un centimetro.
La croce fu issata ed il
condannato cominciò la sua agonia. Ogni tanto Gesù alzava gli occhi al cielo,
erano occhi che esprimevano un’immensa sofferenza, l’uccellino li guardava e
soffriva anche lui per quel poveretto e non si stancava mai di girare in volo
sulla sua testa per studiare la maniera per alleggerire almeno un po’ le sue
sofferenze.
Ma poco poteva quel
piccolo esserino grande ancor meno che un pugno di bambino, o forse no,
qualcosa aveva trovato che potesse alleggerire le sofferenze di Gesù.
C’era una spina della
corona, che ancora gli cingeva il capo, che gli si era conficcata nella tempia
e lo faceva sanguinare più delle altre.
Con un immane sforzo l’uccellino,
sbattendo forte le piccole ali, prese nel becco la spina e con uno strattone la
strappò dalla tempia di Gesù e in quello stesso istante Gesù esalò l’ultimo
respiro.
L’uccellino fece ritorno
al nido e qui incontrò altri uccellini che commentavano fra loro quanto era
accaduto sul Golgota, solo lui era silenzioso fino a quando qualcuno gli disse:
"Ma guarda che sporcaccione! Mangi bacche rosse, ti sbrodoli tutto il
petto e poi non ti netti le piume!"
Il passerotto corse,
allora, allo stagno per lavarsi, ma per quanto strofinasse e bagnasse, la
macchia rossa non veniva via, anzi, diventava sempre più rossa e brillante.
Gesù era stato sepolto, ma al terzo giorno resuscitò.
Egli camminava per un
sentiero di campagna e andava ad incontrare i suoi apostoli che, chiusi in una
casa, aspettavano la sua venuta, quando sulla sua testa cominciò a svolazzare
un uccellino, ma sì, era proprio lui, quello che con un moto di grande pietà e
generosità gli aveva estratto la spina dalla tempia, quello che si era macchiato
il petto con una goccia del suo sangue, lo riconosceva dallo sbattere delle ali
e dalla macchia rossa sul bianco del petto.
Gesù lo benedisse e nel
ricordo della sua bontà volle che questa macchia si trasferisse su tutti gli
uccellini che da lui fossero nati dando luogo ad una nuova specie che si chiamò
“PETTIROSSO”.
Ecco qui i loro disegni per illustrare questa leggenda:
Camilla |
Mariangela |
Infine, proprio ieri, ho proposto a Giovanni, Camilla e Mariangela di scrivere i loro "pensieri" sulla Pasqua in arrivo, dove tutti hanno lasciato uscire liberamente la leggerezza bambina per l'attesa del giorno di festa.
Giovanni
Camilla
Tra pochi giorni sarà Pasqua.
A pasqua risorge Gesù, si dipingono le uova sode, si aprono le uova di Pasqua, si va a Messa, il tempo è bello e si fa festa.
Mariangela
Fra quattro
giorni sarà Pasqua.
A me la Pasqua piace perchè Gesù è risorto, si
decorano le uova sode, si portano a benedire poi si mangiano a colazione, si
aprono le uova di cioccolato e si sta insieme a tutta la famiglia.
Quello
che preferisco della Pasqua è che la mattina di Pasqua c’è sempre un bel sole e
quando mi sveglio vedo la tavola apparecchiata con ai nostri posti un uovo
ciascuno.
La Pasqua
è magica.
come sempre mi sono commossa, perchè la leggenda del pettirosso è tra quelle che amo di più.
RispondiEliminaLa pasqua ed i giorni che la precedono mi fanno sempre pensare alla mia nonna. Si andava da lei,nel mio piccolo paradiso nelle Marche per festeggiarla assieme. Ricordo, con il cuore che ancora batte, la processione del Venerdì Santo, che si snodava lungo le stradine del paese, seguendo la statua del Cristo morto; il paese era completamente al buio, illuminato solo dalle torce portate dalle persone in processione e da grandi fuochi a forma di croce nelle piazzette.
E ricordo che, il sabato, si portavano le uova sode in chiesa a benedire, perchè, per la colazione della Domenica, si mangiavano le uova benedette: che, detto tra noi, a me non piacevano proprio.........
Un abbraccio a tutti , per giornate piene di luce e gioia. Emanuela
Tanti tanti cari auguri di una Santa Pasqua serena e magica!
RispondiEliminaCatia Luca e Matilde