Molti di noi vorrebbero sapere come gli altri ci vedono, come parlano di noi, come ci considerano. Spesso questo desiderio latente "si avvera", magari per caso, magari no. A volte la nostra immagine riflessa negli occhi degli altri ci piace, molte volte no, ma quasi sempre non corrisponde alla nostra considerazione di noi stessi.
Del resto, tanti sociologi o studiosi delle cosiddette "scienze umane" hanno dedicato fior di pagine ed anni a scrutare ed argomentare sull'interazione sociale. Goffman tra tutti, mi colpì e conquistò, all'università. Pensare ai rapporti sociali come rappresentazioni teatrali lascia davvero perplessi, ma in fondo è molto vero.
Nel caso di noi famiglie numerose, la rappresentazione sociale che viene fatta è, in generale, quella di una famiglia come unicuum, come un unico corpo e pensiero. E, spesso, non è nemmeno tanto difficile da scoprire. Mentre di una persona singola si tende a parlare nascostamente, magari anche a malignare sottovoce, di una famigliona si parla spesso apertamente, ad alta voce. Nel bene e nel male, ovviamente.
Dico questo basandomi sulla nostra esperienza personale e diretta, non tanto su teorie astratte.
Spessissimo, fin da quando i nostri bimbi erano piccolini, ci capita di sentirci chiamare con appellativi curiosi, teneri, imbarazzanti, sgradevoli o simpatici.
"Quelli con tutti quei bimbi...", in primis.
"Quelli che... ma sono tutti vostri?"
"Quelli che... ci sono dei gemelli, vero???"
"Quelli che... ma sono tutti voluti???"
"Quelli che... di sicuro non sanno usare precauzioni!"
"Quelli che... ma la televisione non la guardate mai?"
"Quelli che... ma adesso basta, vero?"
"Quelli che, se ci fosse ancora chi comandava una volta, vi darebbe un premio"
"Quelli che rubano i soldi allo stato"
Ecco, fra tutte, queste insinuazioni sul nostro gravare sui pubblici bilanci è la panzana più grande.
Perchè, nella civilissima Italia, nel paese così avanzato e progredito che poco a poco sta andando sempre più giù, tutto può costituire un problema, tranne le povere e rare famiglie numerose.
Noi, poi! Noi che non mandiamo nè al nido, nè alla materna (ops, scuola dell'infanzia!), nè alle elementari (ops, scuola primaria!) i nostri numerosi bambini, cosa chiediamo allo stato? Proprio nulla, meno che nulla.
Nessuno sgravio fiscale, nessun contributo, nessun aiuto al di là degli scarni assegni familiari, a compensazione dei tanti contributi versati.
Nemmeno i libri scolastici.
Sì, perchè, a chi pratica scuola familiare, i libri di testo non sono dovuti. Non che questo sia un problemone, anzi! Con l'andazzo attuale, i pochi libri che ogni tanto acquistiamo per avere un minimo termine di paragone con il percorso scolastico finiscono ben presto nell'impolveratoio, da quanto sono chiassosi, confusionari e inconcludenti.
Però, ecco, due conti li abbiamo fatti: se avessimo mandato all'asilo nido i nostri cinque figli, considerato che ogni bimbo costa allo stato (in questo caso l'ente-Comune), circa 1000 euro al mese, per 10 mesi, per 150 mesi (10 mesi, per 3 anni, per 5 bambini), avremmo fatto spendere allo stato ben 150.000 euro. Da parte nostra, avremmo pagato circa 30.000 euro. Moltissimi, per le tasche di una famiglia... Però... 120.000 euro avrebbero gravato sui pubblici bilanci. Anche togliendo la mia retribuzione nel periodo delle varie maternità, i conti non tornerebbero affatto.
Potremmo, ovviamente, estendere questo discorso alla scuola dell'infanzia e primaria (per di più pure con l'esigenza di un insegnante di sostegno), ma tanto vale fermarsi qui.
Quindi, per favore, ricordarsi di ragionare, prima di parlare.
D'altra parte, chiusa ogni nota polemica, cresce tangibilmente intorno alla famiglia con tanti bimbi il senso di tenerezza, di stupore e meraviglia. Le ragazzine più giovani sono sempre le più tenere nei loro sguardi sognanti, così come, spesso, le signore di una certa età. Le donne della nostra generazione (30-40), invece, sono spesso in bilico tra sentimenti contrastanti:
"Piacerebbe tanto anche a me..."
"Ma come fate????" è, ultimamente, la domanda più ricorrente.
A seguire: "Io impazzisco già con uno, due..!".
E qui entra, di nuovo, spesso in gioco la scuola.
Perchè molte volte, a complicare enormemente le vite già caotiche e difficili di un po' tutte le famiglie, è proprio la scuola ed un certo corollario di impegni che essa si porta dietro.
Intanto, è sicuramente un impegno piuttosto gravoso svegliare prestissimo e preparare velocemente più di un bambino, ogni mattina. spesso, poi, per iter burocratici assurdi, due o più fratelli sono dislocati in strutture e quartieri diversi, pur appartenendo ad uno stesso plesso didattico.
Quindi: corri di qua, corri di là, anticipa di qua, ritarda di là.
Poi, le riunioni, le assemblee, i consigli di classe, i colloqui individuali coi docenti...
Per non parlare delle miriadi di feste di compleanno e gli inviti più o meno mondani tra amici, amichetti e compagni. Tante volte capitano addirittura due feste in un pomeriggio, a cui -ovviamente - non si può dire di no. e via a sale in affitto, mega-feste con animatori, premi e cotillons... il tutto, inevitabilmente, va spesso a ridursi in una gara tra mamme, così come accade troppo frequentemente con gli sport.
Il doposcuola è un altro impegno forzato dei nostri tempi. Più tempo pieno possibile e meno tempo libero possibile, per questi figli di un "tutto zeppo" davvero allucinante.
A noi, personalmente, questo sembra un po' troppo.
Troppo per dei bambini e troppo per le loro famiglie.
Ci si dimentica che la gioia, quella vera, si trova spesso nelle piccole cose. Che una merenda tra pochi amici, una gita con la propria famiglia o una semplice scampagnata può essere più carica di emozioni positive e bei ricordi futuri di un mega-festone affollato in un'anonima struttura. Che i bimbi hanno bisogno e diritto al tempo lento, alla calma, all'autogestione dei gusti e degli interessi. L'ambiente scolastico, per sua stessa natura, punta all'omologazione ed al confronto, quindi alla gara, al chi fa meglio e di più.
A noi molte di queste cose sono effettivamente estranee. Nonostante le nostre giornate siano intense e la nostra settimana scandita da diversi impegni, il senso della gara e della competizione non abita proprio qui. Niente male per l'autostima, ritenuta universalmente così importante per uno sviluppo sereno ed una personalità equilibrata.
Credo che, eliminato il superfluo, effettuata una sorta di "decrescita culturale", molti aspetti apparirebbero più chiari e gestibili.
Per carità, è sempre utile sottolineare che non ci si può improvvisare maestri o professori dei propri figli: la preparazione è fondamentale, non solo o non tanto nel senso di percorso burocratico di studi, ma di ricerca di materiali, lavoro su se stessi, curiosità, voglia di imparare e mettersi in gioco in prima persona. E poi, manco a dirlo, occorre tanta, tanta pazienza.
Però ecco, tanti bimbi è possibile.
Scuola a casa è possibile.
Famiglia tradizionale è possibile.
Si naviga su una barchetta a vela tra tanti siluri (che però tendono a scontrarsi ed affondare) ma è possibile.
Però, ecco, due conti li abbiamo fatti: se avessimo mandato all'asilo nido i nostri cinque figli, considerato che ogni bimbo costa allo stato (in questo caso l'ente-Comune), circa 1000 euro al mese, per 10 mesi, per 150 mesi (10 mesi, per 3 anni, per 5 bambini), avremmo fatto spendere allo stato ben 150.000 euro. Da parte nostra, avremmo pagato circa 30.000 euro. Moltissimi, per le tasche di una famiglia... Però... 120.000 euro avrebbero gravato sui pubblici bilanci. Anche togliendo la mia retribuzione nel periodo delle varie maternità, i conti non tornerebbero affatto.
Potremmo, ovviamente, estendere questo discorso alla scuola dell'infanzia e primaria (per di più pure con l'esigenza di un insegnante di sostegno), ma tanto vale fermarsi qui.
Quindi, per favore, ricordarsi di ragionare, prima di parlare.
D'altra parte, chiusa ogni nota polemica, cresce tangibilmente intorno alla famiglia con tanti bimbi il senso di tenerezza, di stupore e meraviglia. Le ragazzine più giovani sono sempre le più tenere nei loro sguardi sognanti, così come, spesso, le signore di una certa età. Le donne della nostra generazione (30-40), invece, sono spesso in bilico tra sentimenti contrastanti:
"Piacerebbe tanto anche a me..."
"Ma come fate????" è, ultimamente, la domanda più ricorrente.
A seguire: "Io impazzisco già con uno, due..!".
E qui entra, di nuovo, spesso in gioco la scuola.
Perchè molte volte, a complicare enormemente le vite già caotiche e difficili di un po' tutte le famiglie, è proprio la scuola ed un certo corollario di impegni che essa si porta dietro.
Intanto, è sicuramente un impegno piuttosto gravoso svegliare prestissimo e preparare velocemente più di un bambino, ogni mattina. spesso, poi, per iter burocratici assurdi, due o più fratelli sono dislocati in strutture e quartieri diversi, pur appartenendo ad uno stesso plesso didattico.
Quindi: corri di qua, corri di là, anticipa di qua, ritarda di là.
Poi, le riunioni, le assemblee, i consigli di classe, i colloqui individuali coi docenti...
Per non parlare delle miriadi di feste di compleanno e gli inviti più o meno mondani tra amici, amichetti e compagni. Tante volte capitano addirittura due feste in un pomeriggio, a cui -ovviamente - non si può dire di no. e via a sale in affitto, mega-feste con animatori, premi e cotillons... il tutto, inevitabilmente, va spesso a ridursi in una gara tra mamme, così come accade troppo frequentemente con gli sport.
Il doposcuola è un altro impegno forzato dei nostri tempi. Più tempo pieno possibile e meno tempo libero possibile, per questi figli di un "tutto zeppo" davvero allucinante.
A noi, personalmente, questo sembra un po' troppo.
Troppo per dei bambini e troppo per le loro famiglie.
Ci si dimentica che la gioia, quella vera, si trova spesso nelle piccole cose. Che una merenda tra pochi amici, una gita con la propria famiglia o una semplice scampagnata può essere più carica di emozioni positive e bei ricordi futuri di un mega-festone affollato in un'anonima struttura. Che i bimbi hanno bisogno e diritto al tempo lento, alla calma, all'autogestione dei gusti e degli interessi. L'ambiente scolastico, per sua stessa natura, punta all'omologazione ed al confronto, quindi alla gara, al chi fa meglio e di più.
A noi molte di queste cose sono effettivamente estranee. Nonostante le nostre giornate siano intense e la nostra settimana scandita da diversi impegni, il senso della gara e della competizione non abita proprio qui. Niente male per l'autostima, ritenuta universalmente così importante per uno sviluppo sereno ed una personalità equilibrata.
Credo che, eliminato il superfluo, effettuata una sorta di "decrescita culturale", molti aspetti apparirebbero più chiari e gestibili.
Per carità, è sempre utile sottolineare che non ci si può improvvisare maestri o professori dei propri figli: la preparazione è fondamentale, non solo o non tanto nel senso di percorso burocratico di studi, ma di ricerca di materiali, lavoro su se stessi, curiosità, voglia di imparare e mettersi in gioco in prima persona. E poi, manco a dirlo, occorre tanta, tanta pazienza.
Però ecco, tanti bimbi è possibile.
Scuola a casa è possibile.
Famiglia tradizionale è possibile.
Si naviga su una barchetta a vela tra tanti siluri (che però tendono a scontrarsi ed affondare) ma è possibile.