Oggi, e poi nei prossimi due/tre venerdì, vi parlerò di "libri di Margherita" in senso più pieno e letterale del solito.
Avevamo già parlato del primo approccio di Margherita ai concorsi letterari.
Dopo quell'esperienza, la ragazzina si è cimentata con altri concorsi, risultando spesso tra i vincitori.
Il frutto di uno di questi concorsi è l'antologia che vi presentiamo oggi.
Il tema del concorso, davvero molto intrigante, era questo:
Protagonisti delle opere dovranno essere i
personaggi letterari
che, nel vostro percorso di lettura, vi hanno colpito in modo particolare.
Il protagonista di un libro vi è rimasto dentro?
O addirittura un personaggio minore vi ha affascinato ancor più di quello principale?
Allora inventate una storia su di lui,
facendo attenzione a scegliere protagonisti di opere i cui diritti siano liberi.
Perché un'opera sia libera da diritti, l'autore deve essere scomparso da più di 70 anni.
Naturalmente i personaggi potrebbero essere anche storici,
visto che figure come Cleopatra, Ulisse, Giulio Cesare, Napoleone e simili, sono state romanzate tante volte nei libri.
Ma quanti altri personaggi hanno affascinato le nostre letture?
Da Heathcliff a Dracula, da Werther a Dorian Gray, da Jane Eyre al Piccolo Principe,
dal marchese di Roccaverdina a Sandokan, a Pinocchio, a Jo March, al piccolo Lord,
dai personaggi di Verga a quelli di Fogazzaro, da quelli di Omero a quelli di Dante Alighieri...
Ne potremmo citare a centinaia.
Narrateci le vostre storie.
Che siano ambientate nel passato, nel presente o nel futuro, che siano racconti, poesie o filastrocche,
l'essenziale è che il filo conduttore siano sempre loro:
I PERSONAGGI LETTERARI.
Margherita, anche questa volta, ha chiesto il permesso di poter partecipare pur essendo minorenne (12 anni) e, una volta ricevuta risposta affermativa, si è messa a pensare a quale, tra i tantissimi personaggi amati nelle sue letture e nei suoi studi, potesse divenire il protagonista di questo nuovo racconto.
Alla fine la sua scelta è caduta su Monna Lisa, la Gioconda di Leonardo, che avevamo studiato e che aveva letto anche nel libro di Alberto Angela, "Gli occhi della Gioconda".
Il risultato è stato un racconto breve - necessariamente, per precisa indicazione del bando di concorso - ma gradevole.
Qualche tempo dopo una mail ci comunicò che "Monna Lisa" fosse risultato tra i racconti selezionati che sarebbero andati a comporre l'antologia.
Che gioia!
Oggi la condividiamo con voi presentandovi questa raccolta originale ed estremamente varia, che racchiude tante storie scritte da penne magari non famose, ma sicuramente ispirate e originali.
Titolo: Personaggi in cerca di storie
Autore: A.A. V.V.
Casa
Editrice: Alcheringa Edizioni
Numero
di pagine: 252
GENERE DEL LIBRO: Raccolta antologica di poesie e racconti
Una raccolta di racconti e poesie in cui gli autori hanno voluto immaginare una storia diversa e dare un'altra opportunità a tutti quei personaggi letterari, ma anche storici, che hanno amato nel loro percorso di studi e di lettura.
Ecco l'indice
E le prime pagine del racconto di Margherita
Qui, il racconto per intero.
Monna Lisa
Lisa era sempre stata una bambina
silenziosa.
Era nata a Firenze nel 1479, dalla
nobile famiglia Gherardini, ed era cresciuta con il padre Antonmaria e la madre
Lucrezia, prima di sette fratelli, in quella grande, fiorente città.
D’estate, la cosa che preferiva era
rifugiarsi nella vasta proprietà che la sua famiglia aveva sui Colli del
Chianti.
Là, fra i campi di grano e gli uliveti,
Lisa era finalmente libera dalle rigide regole della sua vita in città.
Amava gli ulivi: si stendeva sull’erba e
si perdeva con lo sguardo fra le dolci colline, con un libro sulle ginocchia.
Lisa era una ragazzina taciturna e
riflessiva, sempre triste, dolce e pensierosa.
Non parlava quasi mai e
sognava sempre.
Non sorrideva, non rideva, parlava poco
e quando lo faceva la sua voce era bassa e flautata.
Graziosa, con lunghi capelli castani,
pelle d’uno splendore madreperlaceo, labbra sottili come petali di rosa e
profondi, malinconici occhi nocciola, Lisa aveva passato fra i sogni e la vita
di società i primi 14 anni della sua vita.
La sua famiglia non era ricca: i
Gherardini erano stati cacciati da Firenze molti anni prima, ma un ramo della
famiglia vi viveva ancora.
Suo padre e sua madre desideravano per
la loro primogenita un matrimonio vantaggioso, per questo, quando Lisa aveva
compiuto da poco 15 anni, suo padre aveva deciso di darla in sposa al ricco
mercante di sete Francesco del Giocondo, del doppio dei suoi anni.
Lisa, nonostante non desiderasse
sposarsi ma poter continuare ad essere bambina, era diventata d’un tratto
donna.
Non era come le sue coetanee.
Non le importava di balli, vestiti,
ornamenti, acconciature.
Lei amava leggere.
Il suo luogo preferito era la vasta,
meravigliosa biblioteca.
Molto spesso suo marito la trovava
accoccolata su una poltrona in biblioteca, con il vestito stropicciato e i
capelli sciolti sulla schiena, persa in un romanzo; o seduta sulla panchina
sotto il salice in giardino, con un romanzo d’avventura in mano e la testa
persa fra un mare in tempesta nelle lontane Indie.
A Francesco, tuttavia, non interessavano
le stranezze della sua giovane, trasognata sposa: di lei gli bastavano il rango
nobiliare e i 1700 fiorini d’oro di dote.
Nonostante tutto, Lisa era una fanciulla
debole e fragile.
Aveva un carattere instabile, come la
luna.
Le capitava fin da bambina di cadere
talvolta in un’abissale tristezza.
Si sedeva alla finestra delle sua stanza
e guardava fuori, ma non c’era nulla che potesse salvarla dalla sua malinconia.
Per lei era come se tutto il mondo
diventasse improvvisamente grigio.
Suo marito all’inizio ne era stato preoccupato,
poi non se n’era più interessato.
Invece sarebbe stato così facile
aiutarla, trarla fuori dalla sua mite tristezza: Lisa si sentiva sola e non
amata.
Le sarebbe bastato un bacio, un sorriso,
una parola gentile, perché era delicata e soffriva per la mancanza di amore da
parte di tutti quelli che la circondavano.
E così erano passati cinque anni, senza
che Lisa rimanesse incinta e smettesse di sentire quel vuoto nel petto che era
la mancanza totale di amore.
La sua vita le piaceva solo quando
poteva sedersi fra gli alberi e leggere come quando era bambina, e per
l’anziano marito non provava altro che un profondo rispetto e un riverenziale
timore.
Un giorno, Francesco decise di far fare
alla moglie un ritratto.
Aveva perciò chiesto a uno degli artisti
più talentuosi e famosi al momento: tal Leonardo da Vinci.
In quel giorno di marzo, Francesco aveva
condotto la moglie nell’atelier del pittore.
“Buongiorno, signore.” aveva detto
Francesco “Vi presento la mia adorata moglie, Monna Lisa Gherardini. Abbiamo
già discusso del suo ritratto: sapete cosa desidero. Attenetevi a ciò che
abbiamo deciso. La paga sarà pattuita poi”.
“Buongiorno, signor Giocondi. Non temete:
so perfettamente ciò che desiderate.” poi, rivolto a Lisa “Salve, signora.
Spero che vi troverete bene qui” le aveva sorriso, si era inchinato
elegantemente e le aveva baciato la mano.
Lisa teneva gli occhi fissi sul
pavimento.
Francesco se ne andò,
lasciando la moglie.
“Prego, signora, mi
segua”.
Lisa lo seguì in una
grande stanza, con un’ampia terrazza spalancata da cui entrava la luce del sole.
“Di qua” disse Leonardo
con quella sua voce armoniosa.
Entrarono
nella terrazza.
“Avevo pensato di farla
sedere lì” spiegò.
Lisa, in quel momento,
indossava un abito verde bosco, con lunghe maniche, una gonna scivolata, una
stola gettata sulla spalla sinistra, la scollatura profonda e un velo che le
cingeva il capo, velandole il viso.
Il Maestro la fece
sedere su una seggiola.
“Appoggiate il gomito
sulla balaustra, per piacere. Giungete le mani, così” le fece vedere “Girate il
busto. Perfetto”.
Leonardo si sedette
dietro una piccola tela su un cavalletto.
Leonardo da Vinci era
un bell’uomo sui trentacinque anni.
Aveva capelli biondi e
mossi a caschetto, un viso ovale e lineamenti molto regolari. La sua bellezza
stava nella perfetta armonia dell’insieme: aveva un naso proporzionato e dritto;
grandi occhi acuti, intelligenti e brillanti, di un profondo, ridente blu
oltremare, un sorriso regolare e bianco e un mento prominente da statua greca.
Era piuttosto alto e le
membra erano slanciate e proporzionate: si muoveva con grazia ed eleganza,
aveva l’andatura sciolta di un felino e una voce profonda e armoniosa.
Lisa non era abituata a
guardare gli uomini negli occhi, per cui li teneva vaganti per il paesaggio
oltre la terrazza.
“Mi scusi, signora.
Potrei spostarle il velo dal viso?” domandò Leonardo con quella sua bella voce.
Lisa abbassò lo
sguardo: “Sì, certo, Maestro”.
Leonardo le si avvicinò:
le prese il velo fra le dita e le scoprì il viso, poi lo sistemò sulle spalle,
le spostò i capelli arricciati intorno al volto, sistemò la stola e la guardò
attentamente.
I suoi occhi erano così
profondi.
“Metta le mani così” le prese le mani e
le accavallò in una posa naturale e dolce.
Lisa sentì un brivido.
“Inclini appena il capo, per piacere”.
Le inclinò il capo e tornò alla tela.
Le sorrise: era bellissimo.
“Respiri, non abbia paura di me. Deve sentirsi a suo agio,
altrimenti il dipinto non riuscirà. Prenda un respiro”.
Lisa lo fece.
“Ora mi guardi: tenga gli occhi sempre
fissi su di me. E ora, resti immobile”.
Lisa chiuse gli occhi, si concentrò e
poi fissò gli occhi in quelli blu profondo e ridenti di Leonardo.
Il Maestro era così armonico, così
concentrato mentre fissava le pennellate sulla tela, che Lisa si incantò a
guardarlo e si ritrovò a sorridere senza che lui glielo dicesse.
“Brava, sorrida, Sorrida. E mi guardi”.
La seduta durò due ore, ma Lisa avrebbe
desiderato che durasse la vita intera.
Quella sera, quando tornò a casa, si
sentì completa.
Felice.
Amata.
Lisa tornò molte volte all’atelier a
posare.
Piano piano fra lei e il Maestro nacque
l’amore.
Un amore non fatto di parole.
Era un amore fatto dai profondi sguardi
ardenti che Leonardo le scoccava mentre fissava la sua dolce immagine sulla
tela, come se la dipingesse solo per sé, per tenerla per sempre.
Era un amore fatto di tocchi leggeri
delle dita sulla pelle di lei e di quelli del pennello sulla tela.
Un amore dipinto.
Un amore grande che tutto leniva.
Quell’ultima volta, quando la seduta fu
finita, Lisa sentì spezzarsi il cuore.
Quell’uomo carismatico, brillante e
appassionato l’aveva fatta innamorare.
E quella ragazza delicata, dolce, di una
bellezza armonica e femminile, con quegli occhi malinconici e il sorriso pallido,
lo aveva intrigato da subito.
Prima che lei se ne andasse, lui la
trattenne un attimo.
“Aspetti”.
Le si avvicinò: “Io…” non completò.
Le si avvicinò e le posò un bacio sulle
labbra.
Un bacio che pareva un soffio, delicato
e tenero.
Una carezza.
Lisa sentì il cuore fermarsi e poi
ricominciare a galoppare.
Restò immobile.
“Addio” gli occhi di Leonardo che
solitamente ridevano, ora erano tristi.
Le carezzò la guancia liscia e se ne
andò.
Monna Lisa, ancora confusa, tornò a
casa.
Non rivide mai più Leonardo, ma il loro
amore durò per sempre.
Soprattutto, Lisa non seppe mai di aver
posato per il quadro più famoso della storia: La Gioconda.
ISPIRAZIONE TRATTA DA “GLI OCCHI DELLA GIOCONDA”
DI ALBERTO ANGELA
Molto bello.
RispondiEliminaSuper Margherita.
sono senza parole, complimenti alla tua meravigliosa bimba
RispondiEliminaÈ un racconto bellissimo e originale, scritto molto bene, mi ha emozionata. Brava, Margherita!
RispondiEliminaComplimenti cara Margherita! Ti auguriamo un futuro radioso e pieno di sogni!
RispondiEliminaWow, il racconto mi ha tenuta con il fiato sospeso sino alla fine,
RispondiEliminaPremio più che mai meritato!!!
MammaElly hai tutte le ragioni ad essere orgogliosa di questa tua piccola/grande scrittrice...
Porgi i miei più sinceri complimenti a Margherita