Ormai un mese fa, l'amica del blog "La Luna di Carta" mi scrisse una mail
proponendomi di partecipare ad una bella iniziativa tra blog da lei ideata e promossa, Liberi di imparare: parliamo di.... Una sorta di
staffetta o meglio, di riflessione condivisa su vari temi riguardanti l’educazione e, più in particolare, istruzione
parentale. Il primo tema, quello del mese di gennaio, riguardava la socializzazione. Bello! Pensai subito. Poi, però, presa da pranzi, cene, cerimonie,
regalini, dolcetti, studio e vita quotidiana, non riuscii immediatamente a mettermi a riflettere
sull’argomento.
Temevo, a dir la verità, di averlo già affrontato fin troppo tra queste pagine, seppure in tempi ormai lontani.
Poi, come da tradizione, mi misi a lavorare sul filmatino
fotografico che, ogni anno, realizzo per i miei bimbi ed i nonni in occasione
del cenone di Capodanno. Mentre radunavo e selezionavo le fotografie, mi sono
subito resa conto di quello che sapevo ma non mi ero mai detta apertamente: "Caspita, sono di più le foto con gli amici, che quelle con i nonni!".
Cosa impensabile, fino ad un paio d’anni fa.
Eppure, anche i bambini cresciuti “in casa”, o meglio, i
bambini educati ed istruiti senza andare a scuola, hanno amici. Anzi, questi
sono così importanti che, al di là del numero di ore passate insieme, della prossimità geografica, delle
cose fatte insieme, delle gite o esperienze più o meno mirabolanti condivise,
diventano ogni giorno più fondamentali per loro.
Amici anche senza una classe scolastica, amici scelti, fortemente voluti: facendo un paragone che
spero non venga frainteso, un innamoramento che è certamente più amore che
infatuazione.
Chi sono i nostri amici?
Come facciamo ad avere amici se non andiamo a scuola?
Non ci sentiamo soli?
Non ci annoiamo?
I nostri amici sono un po’ ovunque: compagni di sport,
compagni di Catechismo, compagni chierichetti, bimbi e ragazzi dell’oratorio,
amici di famiglia, compagni del corso di chitarra, di danza, di ginnastica e amici di blog.
Questi, col tempo, sono diventati gli amici più speciali, i veri amici. O
meglio, tra questi, tra le tante conoscenze che l’avventura ormai settennale
del blog ci ha regalato, i miei figli hanno scelto e sono
stati scelti dai loro amici.
Se i miei figli vanno attualmente dai 6 ai 12 anni, i loro
amici, quelli veri, hanno tra i 10 mesi ed i 45 anni circa.
Sì, perché, se non si è abituati a dover necessariamente
restringere il campo delle persone a cui vogliamo bene e con cui stiamo bene
tra una “rosa” di 25-26 persone coetanee (e, di solito, necessariamente solo
dello stesso sesso perchè, a questa età, i maschi e le femmine stanno sempre e
necessariamente separati, sembrano in perenne lotta noi/loro, buoni/cattivi...) se non si è forzati a dover scegliere il compagno di banco o quello con cui
scambiarsi compiti o bigliettini durante le verifiche (che poi diventa spesso
anche l’amico del cuore ma rivale scolastico: guai a chi prende il voto più
alto!), allora essere amico del neonato tanto atteso della cara amica, del papà
dell’amico di tuo fratello o della ragazza più grande ci può stare. Così come avere l'amica o l'amico del cuore tuo coetaneo, ci mancherebbe.
Perchè, più si cresce, a casa come a scuola, più diventa certamente più naturale e necessario confrontarsi con l'altro, cercare nell'altro un termine di paragone che aiuti a strutturare il nostro io in formazione. Soprattutto durante la preadolescenza, il sentirsi "uguali" all'altro è importante. Uguali in alcuni aspetti, il che non vuol dire essere identici o, peggio (ed è quello che il gruppo tende troppo spesso a fare) doversi conformare. Significa sapersi confrontare, quanto a idee, gusti, interessi e valori, e poi decidere a chi volersi affidare.
Cosa fanno gli home-schoolers quando vedono i loro amici?
Quello che fanno (o facevano) tutti gli altri: parlano, si
confidano, ridono, giocano.
Giochi all’aperto, giochi di movimento, giochi di società per
tutte le età.
Quello che, solitamente, gli amici home-schoolers non fanno è
chiudersi in una stanza davanti ad una consolle (si chiamano ancora così?), e
soprattutto, non parlano di scuola. Magari parlano di libri, di storia, scienze
o matematica, ma di scuola no. Gli amici home-schoolers (o comunque gli
home-schoolers con i loro amici anche scolarizzati ) non parlano male dei
professori, non scimmiottano i bidelli, non ridono del compagno secchione o di
quello introverso. Non parlano di voti, di interrogazioni o di compiti in
classe.
Gli amici home-scholers, anzi, condividono esperienze, se le
raccontano, si aiutano e crescono insieme in una dimensione quasi
sovra-temporale, dove quello che conta è davvero soltanto il volersi bene e la
gioia distare insieme.
P.s. I miei ragazzi usano tablet, pc, tv e smartphone (ovviamente,
in misura e modalità diverse a seconda dell’età), comunicano come tutti ma sanno
che un messaggino o una faccina valgono ben poco rispetto ad un abbraccio o ad un
momento di difficoltà o di gioia condiviso.
Nel disegno, la socializzazione secondo Mariangela. A seguire: alcuni scatti del nostro ultimo anno tra amici.
Questo post partecipa a Liberi di Imparare