In questa settimana, i bambini/ragazzi hanno tutti lavorato su elaborati e rappresentazioni delle nostre vacanze.
Ognuno a modo proprio, a seconda dell'età, dello stile, della sensibilità individuale.
Tommaso, Giovanni e Camilla hanno scelto di raccontare la loro settimana, focalizzando l'attenzione su ciò che gli è piaciuto di più.
Tommaso, per la prima volta, ha scritto pensierini di suo pugno, senza alcun aiuto.
Poi... ha fatto cinque disegni sui momenti per lui più significativi della vacanza.
Tommaso che nuota nel mare azzurro (senza braccialini, perchè in quella settimana ha imparato a stare a galla da solo!)
La tartaruga rilasciata in mare, durante il Tarta-day
Tommaso (e Pepe, che in realtà non era con noi in quella visita) alle Grotte di Frasassi, tra stalattiti, stagmiti e gocce che colavano dalll'alto.
Tommaso in rosticceria, mentre si gusta totani, calamari e gamberetti fritti.
Tommaso nella camera della nostra casetta", mentre gioca con gli amati Lego.
GIOVANNI
Tema
Vacanza nelle Marche
Pochi giorni fa sono stato in vacanza
nelle Marche.
Siamo partiti alle 6:15 del mattino ed
arrivati a Marcelli di Numana alle 10:45.
Il nostro appartamento era molto
grande.
Camera mia e di Tommaso era in un
seminterrato: avevamo un letto matrimoniale e un bagno tutto per noi.
Tra tutte le cose che abbiamo fatto,
le mie preferite sono state il concerto di Francesco Gabbani e il Tartaday.
Al concerto, Gabbani ha cantato tutte
le sue canzoni e grazie a me io e la mia famiglia siamo riusciti ad andare
molto avanti.
Il Tartaday consisteva in un giro sul
battello che portava alla Spiaggia delle Due Sorelle e qui hanno liberato la
tartaruga di cui si stavano occupando nei mesi precedenti.
Questa vacanza mi è piaciuta molto,
non vedo l’ora di tornare.
CAMILLA
Tema
Vacanze al Conero
Il 1° luglio siamo partiti per la vacanza al Conero.
Siamo arrivati in casetta a Marcelli e la casa era molto bella: c’erano tre camere da letto, due bagni, una cucina, una sala e un grande giardino.
Il mare era bello e azzurro.
Abbiamo fatto tante cose: la sera del viaggio siamo andati al concerto di Gabbani; domenica siamo andati a Loreto; lunedi’ a vedere la tartaruga nella spiaggia delle Due Sorelle e hanno liberato la tartaruga in acqua.
Il 4° giorno siamo stati alla spiaggia di San Michele: era molto bella e l’acqua era cristallina.
Il 5° giorno siamo andati in un museo e alle Grotte di Frasassi: erano molto grandi e faceva molto freddo.
Alla fine di tutto siamo andati alla spiaggia Urbani e a quella di Portonovo.
L’ultima sera siamo andati al cinema e il giorno dopo siamo partiti e arrivati a casa.
E’ stata una vacanza in cui mi sono divertita molto e ho conosciuto tanti amici.
Mariangela e Margherita hanno scritto scegliendo l'esperienza del Tarta-day.
Per Mariangela, un "tema classico" e un simpatico disegno; Margherita ha invece pensato di scrivere un "articolo" sulle tartarughe marine, partendo dalle spiegazioni dell'operatrice della Fondazione cetacea di Riccione e andandosi poi a documentare su alcuni altri aspetti.
MARIANGELA
Tema
Il Tarta-day alla Spiaggia delle Due Sorelle
Io lunedì 3 luglio, durante la mia
vacanza, ho assistito al Tarta-day.
Il Tarta-day è organizzato dalla
Fondazione Cetacea di Riccione: esso consiste nel rilascio in mare di una
tartaruga precedentemente ferita o piaggiata a causa del freddo.
La “liberazione” è avvenuta nella
spiaggia delle Due Sorelle, la spiaggia più bella della riviera del Conero.
Il bello di questa spiaggia è che sia raggiungibile
solo con un traghetto e che sia completamente incontaminata.
Durante il viaggio in motonave un
membro dell’associazione ci ha spiegato della storia di Big Turtle Life, cioè
la tartaruga protagonista di quella giornata.
Come spesso accadde, Big Turtle Life è
stata trovata in ipotermia a gennaio del 2017.
Dopo un lungo trattamento, la
tartaruga si è rimessa in salute.
Arrivati, i biologi hanno fatto vedere
a tutti i presenti la tartaruga, che era
veramente grande.
Dopo poco l’hanno rilasciata in mare e
lei ha nuotato velocemente.
Dato che io adoro gli animali, soprattutto quelli
marini, ho trovato questa avventura molto interessante anche perchè la
tartaruga esprimeva molta tenerezza.
MARGHERITA
Tema
LE TARTARUGHE MARINE
Dal
Libro della Genesi:
«Dio disse: “Sia la luce”.
E la luce fu.
Dio vide che la luce era cosa buona,
e separò la luce dalle tenebre.
Chiamò la luce giorno e le tenebre
notte.
Dio disse: “Sia il firmamento in
mezzo alle acque per separare le acque dalle acque”.
Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che sono sopra il firmamento.
Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che sono sopra il firmamento.
E così avvenne.
Dio chiamò il firmamento cielo. E fu
sera e fu mattina: secondo giorno.
Dio disse: “Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto”.
Dio disse: “Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto”.
E così avvenne.
Dio chiamò l'asciutto terra e la
massa delle acque mare.»
Fin
dall’inizio del mondo, l’acqua è sempre stata la culla della vita.
Fu
nell’acqua che si svilupparono le prime forme di vita semplici, microbi,
batteri ed esseri monocellulari.
Se
oggi esiste la straordinaria, incredibile e lussureggiante varietà di esseri
viventi che popolano il nostro pianeta, lo dobbiamo all’acqua.
Quando
pensiamo a questo elemento, dobbiamo ricondurlo alla parola forse più
importante per l’essere umano: Vita.
Fin
dalla preistoria, ancora prima che Dio creasse l’Uomo e lo mettesse al di sopra
di ogni altro essere vivente, la Terra era già popolata: si calcola ad oggi che
abbia circa 4,54 miliardi di anni.
Oltre
alle forme acquatiche, la vita era sviluppata naturalmente anche sulla terra,
principalmente abitata all’epoca da grandi rettili, come possono essere i
dinosauri.
La presenza
delle tartarughe, diffuse ad oggi in tutti i continenti tranne l’Antartide, si
presuppone risalga a più o meno 220 milioni di anni fa, ovvero alla tarda età
Triassica.
A
differenza dei dinosauri, le tartarughe sono sopravissute al cataclisma che ha
portato all’estinzione tutti i grandi rettili presenti sulla superficie
terrestre.
Le
tartarughe marine sono parenti di quelle terrestri, ritornate all’acqua, alle
origini.
Essendo
animali preistorici, sopravissuti a tutte le prove cui è stata sottoposta la
Terra da quando esse esistono, sono animali estremamente resistenti e pacifici.
Le
tartarughe marine hanno una forma perfettamente idrodinamica, gli arti adattati
in pinne e retrattili, così come la testa, un carapace robustissimo quasi
indistruttibile formato da placche tenaci ma molto leggere che ne avvolge il
corpo a eccezione del tenero ventre, e, essendo priva di denti, un becco corneo
in grado di spezzare i gusci dei molluschi di cui si ciba.
Questi
animali sono molto intelligenti, veloci e possono vivere mediamente fino a
cento anni.
In
realtà, la tartaruga terrestre più longeva al mondo è nata nel 1756 ed è morta
nel 2006 a “soli” 250 anni.
La
specie di tartaruga marina più comune è la Caretta Caretta, presente
specialmente nel Mar Mediterraneo, per le sue acque calde e profonde.
Le
tartarughe, infatti, essendo rettili non possiedono sangue caldo, e la loro
temperatura corporea dipende esclusivamente da quella dell’ambiente in cui
vivono.
Si cibano
principalmente di molluschi e crostacei che trovano sui fondali e meduse, per queste ragione abitano nelle
profondità marine.
Le
tartarughe hanno polmoni simili a quelli degli esseri umani, per cui, anche se
sono capaci di apnee lunghissime, devono risalire in superficie per prendere
aria.
Eppure,
dopo milioni di anni che esistono, le tartarughe marine sono in via di
estinzione.
Pare
impossibile, ma è così.
Ed è
a causa dell’uomo.
Le
tartarughe marine sono creature tranquille e pacifiche, vivono nelle profondità
dei mari e non hanno mai fatto del male all’Uomo.
Invece,
l’Uomo ne fa alle tartarughe, e in modo molto serio, che sta preoccupando
scienziati, veterinari e biologi marini.
Le
cause sono le più varie, ma rischiano di portare all’estinzione una specie che
ha attraversato i secoli e i millenni, senza mutare forma o aspetto, o habitat
naturale.
Dopo
220 milioni di anni, potrebbe essere proprio l’Uomo a troncare la specie, o
quanto meno quella della Caretta Caretta, una delle più minacciate, secondo il
WWF.
La
principale fonte di morte per le tartarughe nei mari italiani è quella
dell’ipotermia.
Negli
ultimi anni abbiamo assistito a un continuo e ininterrotto processo di
innalzamento del livello del mare e del suo perenne raffreddamento.
Questo
è per colpa dell’eccessiva cementificazione e delle emissioni di CO2 ,
che recano un danno indicibile all’ecosistema marino e ne alterano l’habitat e
il modo di vivere.
Se il
progressivo raffreddamento delle acque Mediterranee non causa danni per l’Uomo,
quelli recati alle tartarughe marine sono immensi.
Essendo
creature a sangue freddo, la cui temperatura è instabile e varia a seconda
dell’ambiente, l’acqua fredda è mortale per questi animali.
Negli
ultimi anni moltissime sono state le tartarughe spiaggiate in stato di
ipotermia.
In
pratica, l’acqua troppo fredda porta al congelamento delle tartarughe e alla
paralisi, con alti rischi di morire.
Così
congelate e immobili, al primo cambio della marea le tartarughe vengono
spiaggiate.
Morirebbero
certamente se non fosse per qualche persona caritatevole e sensibile, che
vedendole ridotte in tali condizioni chiama centri specializzati come la
Fondazione Cetacea O.N.L.U.S. di Riccione, che raccolgono gli animali per
curarli.
Riscaldandoli
lentamente e gradualmente, nella maggior parte dei casi, se prese in tempo, le
tartarughe possono essere salvate e dopo un periodo di riabilitazione rintrodotte
in mare.
Talvolta,
però, quando giungono i soccorsi, è ormai troppo tardi e le tartarughe sono già
morte, di una morte la cui colpa è attribuibile solo all’inquinamento, e indi all’uomo.
Un’altra
causa che fa morire molti di questi antichi animali è direttamente collegata ad
un turismo sfrenato, e un’indifferenza che ha qualcosa di orribile.
Quante
volte, per esempio, vediamo in acqua galleggiare bottigliette vuote, sacchetti,
involucri scartati di merendine, caramelle o cioccolatini, tappi, fili?
Spessissimo.
Questo
per colpa di persone senza nessuna civiltà o decoro, senza scrupoli o
sensibilità alcuna.
Qual
è la necessità di buttare in mare plastica e rifiuti, quando al giorno d’oggi
esistono i raccoglitori per l’immondizia e i cestini posti regolarmente anche
sulle spiagge?
Non
c’è motivo, è solo maleducazione e crudeltà.
Una
maleducazione che può avere gravissime ripercussioni, oltre che sull’ambiente,
anche sulle tartarughe.
Esse,
infatti, sono ghiotte di meduse.
Vedendo
in acqua fluttuare e galleggiare cose trasparenti, pensano che siano meduse e
le ingoiano.
Spesso
inghiottono anche tappi, bottigliette e sacchetti.
Lo
stesso avviene per fili, nastri e reti, scambiati per alghe e ingeriti.
Naturalmente,
però, lo stomaco di una tartaruga, come quello di qualsiasi altro essere
vivente, non è in grado di digerire la plastica, e in tal modo rischiano di
soffocare.
Spesso
la causa di morte è proprio questa.
Se
prese possono essere salvate rimuovendo l’oggetto ingoiato, ma è comunque
difficile.
Le
tartarughe, inoltre, possono morire a causa delle reti a strascico dei
pescatori.
Nutrendosi
di molluschi e crostacei che stanno ancorati al fondale, le tartarughe vi
passano molto tempo.
Le
reti a strascico vengono trascinate dalle imbarcazioni dei pescatori e vengono
fatte appunto “strisciare” sul fondale in modo da catturare i pesci che vi
sono.
Molto spesso, però, queste reti imbrigliano le tartarughe che
stanno mangiando o dormendo sul fondale.
Come abbiamo detto, le tartarughe sono dotate di polmoni
esattamente come i nostri, e hanno bisogno di tornare in superficie a respirare
per sopravvivere sott’acqua.
Ma rimanendo rinchiuse per sbaglio nelle reti a strascico,
questo non è permesso.
Quando la riserva d’aria finisce, le tartarughe sono
costrette a ingoiare acqua, e affogano esattamente come annegheremmo noi,
ingurgitando acqua che ci riempie i polmoni.
Se non muoiono nelle reti a strascico, muoiono appena dopo,
quando, tirate le reti a bordo del peschereccio, i pescatori si accorgono di
aver imprigionato una tartaruga.
Molto spesso, senza pensare alle conseguenze, i pescatori
prendono le tartarughe e le ributtano subito in mare, talvolta non sapendo che
le stanno lanciando incontro a morte certa, senza via d’uscita.
Le tartarughe, infatti, hanno ingoiato acqua e non riescono
quasi più a respirare: se vengono ributtate subito in acqua senza essere
soccorse, cioè senza aver sputato l’acqua che hanno dentro, una volta in acqua
moriranno certamente, in tale stato.
Altre volte, però, i pescatori chiamano la Fondazione Cetacea
o qualsiasi altra associazione marina di soccorso, e questi vengono e fatto
rigurgitare alla tartaruga l’acqua nella maniera adeguata, poi la ributtano in
acqua.
Eppure, a volte questi tranquilli animali vanno incontro,
sempre per colpa delle reti a strascico, a una morte ancora più atroce.
Quando trovano una tartaruga nelle loro reti, pescatori o
barcaioli cercano di allontanarle in maniera barbara, vile e crudele, dando
loro delle botte con i remi sulla testa.
La cosa disumana è che sanno bene che il cranio delle
tartarughe è molto delicato e che così lo sfondano.
Spesso le tartarughe muoiono, in moltissimi casi, direi.
A volte, però, qualcuno chiama un’associazione benefica, che
viene a prendere questi animali in fin di vita ridotti in condizioni pietose e
a volte senza speranza.
Le tartarughe giungono nei centri in coma, per via del cranio
sfondato.
Lì, grazie a operazioni chirurgiche, possono salvarsi.
Giungendo lì immobilizzate, a causa di gravissimi danni
neurologici al cervello, c’è bisogno di riabilitazione perché riescano
nuovamente a muoversi.
E’ a questo che servono i fisioterapisti, a volte
fisioterapisti per umani “convertitesi”, che ora si immergono nelle vasche
delle tartarughe e muovono loro gli arti o la testa, così che giungano degli
stimoli al cervello.
Nella maggior parte
dei casi funziona, e dopo lunghissimi periodi, le tartarughe riescono a tornare
in mare.
Un ultimo caso è quello in cui le tartarughe hanno dei veri e
propri “incidenti stradali” in acqua.
A volte, mentre nuotano pacificamente, vengono travolte da
un’imbarcazione.
A volte l’urto è fatale.
E’ come e peggio che per un essere umano essere travolto da
un camion.
Le eliche delle imbarcazioni sono fatali per le tartarughe
marine: il loro guscio è talmente resistente che solo il morso di uno squalo o
le eliche di un’imbarcazione possono scalfirlo.
Null’altro al mondo (un’automobile, dei massi scagliati, una
frusta, assolutamente nulla) può romperlo.
Trovandosi però sotto la barca, le eliche colpiscono il loro
carapace, aprendoci una breccia e ferendo a volte a morte questi animali.
Il problema delle tartarughe, infatti, è che il loro carapace
è robustissimo, ma se viene ferito, subito sotto vi si trovano tutti gli organi
vitali della tartaruga: il cuore, i polmoni, il fegato, le vertebre,
eccetera...
Le eliche, colpendo il guscio esterno e rompendolo,
inevitabilmente colpiscono anche gli organi interni, creando gravissime
lesioni.
Le tartarughe, così dilaniate, vengono spiaggiate e a volte
trovate e portate nei centri di soccorso.
Lì, come negli altri casi, vengono operate e guarite, fino a
che non possono tornare a nuotare libere nel loro mare.
Queste sono le ragioni principali che stanno portando le
tartarughe all’estinzione.
Nessuno ne ha colpa, se non l’Uomo, che con la sua attività
sconsiderata e spesso la sua durezza di cuore gira la testa da un’altra parte
davanti alle proprie colpe, senza prendersene la responsabilità.
A pagarne le conseguenze sono gli animali che gli stanno
accanto, che senza aver fatto nulla vengono feriti e maltrattati.
Non è atroce che una tartaruga venga dilaniata dalle eliche
di una barca?
O che il suo cranio venga sfondato a causa di botte?
Lo è.
Tutti noi possiamo fare in modo che tutto ciò non succeda
più.
Sarebbe così facile.
Non costerebbe nessuno sforzo, per esempio, raccogliere la
plastica che troviamo sulle spiagge, e salvare la vita di tante tartarughe.
Per noi sarebbe semplice, ma per loro potrebbe fare la differenza.
Non lasciamo che questi animali tranquilli, forti e
coraggiosi vengano stroncati proprio da noi.
Lasciamoli in pace, lasciamoli nei loro mari, a nuotare in
libertà come dovrebbero.
Non distruggiamo la loro vita.
Perché la vita va preservata.
La vita va preservata sempre.
Già in vacanza, Margherita aveva poi tratto ispirazione per un racconto dalla visita alle Grotte di Frasassi, per lei l'esperienza più emozionante e coinvolgente: essendo piuttosto lungo, lo rimandiamo al prossimo post.
Margherita ha proprio un dono nello scrivere. Ma anche i fratellini non sono da meno. Complimenti a tutti i bambini, per le parole e per i bellissimi disegni, che ci hanno permesso di guardare le vacanze con i vostri occhi....
RispondiEliminaL'articolo di Margherita lascia a bocca aperta, i miei complimenti.
RispondiEliminaCon affetto Chiara
Io ricordavo che la pesca a strascico fosse vietata protetto perché è una modalità che distrugge il fondale e cattura animali non da pesca.complimenti ottimo articolo
RispondiEliminaMargherita e fratelli sono stati molto lieti dei vostri commenti, grazie tante!
RispondiEliminaSiete Super super super!!!! Grazie Bea
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminacome sempre bello leggervi. gli scritti dei ragazzi mi piacciono in modo particolare
RispondiEliminabaciotti <3 Sabri