LE LACRIME DEGLI EROI
DATI EDITORIALI
Titolo:
Le lacrime degli eroi
Autore:
Matteo Nucci
Formato:
Cartaceo
Casa
Editrice: Einaudi Editore
Collana:
ET saggi
Numero
di pagine: 209
GENERE DEL LIBRO
Saggio.
SINOSSI
Odisseo, Achille,
Patroclo, Agamennone, Ettore, Diomede: grandi eroi omerici, ma prima di tutto
grandi uomini.
Uomini che,
attraverso i secoli e i millenni, hanno costituito il fondamento della paideia della Grecia classica, prima, e
la base della cultura del mondo occidentale e contemporaneo, poi.
Uomini che,
nonostante tutto e tutti, non si sono mai vergognati di piangere e di mostrare
i propri sentimenti.
Quante volte, sia
nella più acerba Iliade che nella più
matura Odissea, li abbiamo visti
piangere, piangere disperatamente, piangere segna ritegno, copiosamente, in
maniera quasi patetica, plateale?
Quante volte, quelle
lacrime di eroe si sono differenziate dalle lacrime di viltà o di isteria,
facendo germogliare la vita e segnando l’inizio di una nuova rinascita?
Perché le lacrime,
nei poemi omerici, sono portatrici di vita, come il fluido vitale tanto caro
agli antichi rapsodi, che proprio di questo cantavano quando, ai loro eroi, sul
sopraggiungere di Ermes Psicopompo, si spezzavano le ginocchia, mentre l’anima,
la psyché, esalava dal mero copro
mortale.
Lacrime intese come
ritorno alla vita dopo un lutto e dopo una perdita, dopo una sconfitta o uno
smarrimento interiore: lacrime semplicemente espressione dello thúmos, dell’anima sensitiva insita in
ogni essere umano.
Perché il concetto di
eroe omerico è esattamente l’opposto di ciò che noi contemporanei, quanto mai
erroneamente, gli affianchiamo e talvolta sovrapponiamo: quello di supereroe.
Gli eroi omerici non
sono creature dotate di poteri sovrannaturali, né prive di sentimenti o immuni
alla sofferenza: sono uomini come tutti, uomini che sanno fare delle proprie
fragilità il maggiore punto di forza, che sanno piangere senza vergognarsene,
ben consapevoli che solo irrorando il suolo di fluido vitale sarà possibile
tornare veramente alla vita e ricominciare.
Troppo spesso si
pensa che le lacrime siano espressione di debolezza, dimentichi che per i
nostri predecessori assumessero un ruolo chiave nel rapporto fra il mortale e
il divino, il finito e l’infinito.
Perché, questo sì,
una cosa Omero, chiunque fosse, ovunque fosse e comunque fosse, la sapeva bene,
ed è giunta fino a noi con sbalorditiva chiarezza: solo chi è capace di
piangere non morirà mai.
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